di Denis Buratto [user #16167] - pubblicato il 24 maggio 2016 ore 08:00
Nascondere una testata da 50 watt in mezza unità rack non è un compito facile. DV Mark c'èriuscita con la Micro 50, una testata solid state microscopica con tanti controlli e una tonnellata di gain.
Il mercato è pieno di amplificatori in miniatura, ma così compatti da pesare solo 1,9Kg non se ne trovano molti. In soli venti centimetri, la DV Mark Micro 50 nasconde nove controlli e due canali oltre ai suoi cinquanta watt, ovviamente a transistor.
Nella parte frontale troviamo tutte le manopole a disposizione divise per i due canali. Sul clean possiamo controllare, oltre al volume, anche alti,medi e bassi. Nel canale lead, invece, guadagniamo il potenziometro del drive ma perdiamo quello dei medi. Chiude il potenziometro del riverbero, che ne dosa la quantità.
In così poco spazio, i tecnici DV Mark sono riusciti anche a infilare un’uscita cuffie, che permette di studiare in totale silenzio senza disturbare nessuno. Accanto a questa troviamo anche un ingresso AUX con connettore mini-jack, perfetto sempre per lo studio.
Sul retro sono messe in fila le restanti connessioni: quelle per gli speaker con impedenza minima di 4ohm, l’ingresso del footswitch per il cambio canale e, cosa ancora più importante, l’uscita DI con ground-lift tramite la quale si può entrare direttamente in un mixer ed evitare di portarsi così la cassa. Per un amplificatore tascabile, la possibilità di essere utilizzato senza speaker è una risorsa da non sottovalutare. Immaginate di raggiungere la venue del concerto con la sola chitarra e l’ampli nella custodia: è sicuramente una prospettiva interessante.
Nonostante le dimensioni, la Micro 50 però è un amplificatore vero che permette di suonare a volumi che non ci aspetteremmo da una scatolina così piccola. La colleghiamo allora a una cassa 4x12 con coni Celestion Greenback e V30 e proviamo ad accenderla. Cominciamo dal pulito che, pur se leggermente compresso, ci dà già le dimensioni sia della potenza sia della verve dell'amplificatore.
Le basse sono molto presenti, le scaviamo un po' con il potenziometro per bilanciare il sound. I controlli sono molto sensibili e intervengono in maniera precisa. Il pulito è dinamico e risponde bene alla potenza dei pickup della Les Paul di Michele, restituendo un po’ di increspature che spariscono non appena si interviene sul tocco o sul volume.
Passiamo al canale lead. Questo in realtà racchiude un circuito di overdrive simile a quello che troveremmo in una stompbox, una sorta di pedale esteso e arricchito di più controlli rispetto ai classici volume, tono e drive.
Già con il gain a un quarto ci siamo lasciati alle spalle il crunch e navighiamo verso mari turbolenti. Il sustain aumenta e anche le medie vengono sparate belle in faccia. La Micro è davvero incazzata e lo mette in chiaro subito.
Ci si lascia trasportare da questo sound aggressivo e, senza accorgercene, abbiamo superato la metà corsa del potenziometro. Pur piccola, sa tirare fuori le unghie e riesce a essere credibile anche in ambiti puramente metal. Con un paio di humbucker sa creare quel sound perfetto per le ritmiche più potenti, è un piccolo mattone nel wall of sound.
Una menzione d’onora va infine al riverbero. Sia sul clean sia sul distorto si comporta egregiamente, non lasciando trasparire eccessivamente la sua natura digitale.
La Micro 50 è una testata che sorprende. Pesa niente, ma dà molto. La scheda tecnica è da amplificatore ben più grande, così come il sound e la potenza. Quello che stupisce ancora di più è il prezzo che è al di sotto dei 300 euro, decisamente vantaggioso viste le carte messe in tavola da DV Mark. Se vi capita a tiro non esitate a farci un giro.