Vai: chi suona ciò che non ama, finirà per sentirsi un miserabile
di Gianni Rojatti [user #17404] - pubblicato il 05 settembre 2016 ore 18:30
Mancano meno di due settimane all’inizio del tour clinic di Steve Vai. Tra il 18 e il 26 settembre il chitarrista attraverserà l’Italia per presentare le sue “Alien Guitar Secrets”, classi di chitarra nelle quali i partecipanti sono spronati a ottimizzare il loro rapporto con la musica, valorizzandolo in tutti gli aspetti possibili. Consapevoli del valore didattico che questa esperienza potrà rappresentare per i partecipanti, abbiamo selezionato una serie di celebri dichiarazioni di Vai sullo studio della musica: riteniamo che aiuteranno i partecipanti a presentarsi a questi appuntamenti ancora più motivati e recettivi.
A rendere particolarmente attraente la possibilità di partecipare alle "Alien Guitar Secrets" c’è il fatto che Steve Vai, oltre a essere uno dei più influenti e innovativi chitarristi della storia del rock, sì è sempre professato un profondo e ossequioso studioso di musica. Vai è un musicista legato a un approccio didattico unico, un virtuoso del pentagramma tanto quanto della sei corde. Un musicista che ha costruito la sua straordinaria musicalità attraverso un percorso severo e rigidissimo di pratica, studio, lezioni e disciplina ferrea. Vai però, grazie a un’altrettanto meticolosa ricerca interiore e profonda spiritualità, è riuscito a far sì che questo percorso formativo, non lo intrappolasse in una piatta perfezione esecutiva algida e accademica. Il fine ultimo dello studio matto e disperatissimo che Steve Vai ha sempre dichiarato, non è mai stato finalizzato a possedere e ostentare una tecnica aliena. Ma a possedere, semmai, una tecnica capace di tratteggiare in musica idee innovative e visionarie, proiezioni unicche di una mente unica, spunti impossibili da pronunciare con il linguaggio tecnico solistico tradizionale.
Steve Vai è un insegnante perfetto nell’incitare gli studenti al bilanciamento armonioso tra il rispetto per la pratica ligia, quasi maniacale, della tecnica e dello studio della teoria, con lo slancio emotivo offerto da ambizioni, ispirazione e spiritualità.
Per questo, consapevoli del valore didattico che un’esperienza come questa può rappresentare per un musicista, abbiamo raccolto e selezionato una breve serie di celebri dichiarazioni di Steve Vai. Consigli, spunti e opinioni sullo studio della musica e delle tecnica, estrapolate da interviste vecchie e nuove, che riteniamo potranno aiutare i partecipanti ad presentarsi a questi appuntamenti ancora più motivati e recettivi:
“La mia collaborazione con Frank Zappa non sarebbe stata possibile senza aver saputo leggere e scrivere la musica. Chiunque entrasse nella sua band doveva conoscere la musica scritta a menadito.
Io solo solito trascrivere le mie parti di chitarra. Anche i miei assolo. In questo modo riesco a ricordarmeli facilmente. Più in generale, questa capacità mi serve perché semplicemente osservando uno spartito mi faccio un’idea di come suonerà. Per un musicista è un vantaggio strepitoso: mentre leggi uno spartito è come se tu lo stessi suonando.
Saper scrivere una parte ti permette un’enorme libertà. E non è un dono speciale di cui possono beneficiare solo degli eletti. Chiunque può raggiungere quest’abilità con la giusta preparazione e disciplina.”
"Non esiste alcun aspetto tecnico che evito a prescindere: alternate picking, tapping, sweep... Per me prima di ogni altra cosa, serve valorizzare la canzone su cui sto suonando; sulla base di quello che questa richiede, decido di servirmi dell’una o dell’altra tecnica per la sonorità che potrà apportargli. Il tipo di pennata che scelgo è sempre subordinato al suono che voglio ottenere."
"Non bisogna distinguere chitarra ritmica e chitarra solista. Una chitarra è pur sempre una chitarra e se qualcuno la sa suonare davvero bene, le sue ritmiche saranno efficaci quanto i suoi assolo.
Il senso del ritmo è una delle cose più importanti quando suoni uno strumento. Alcuni nascono con un gran senso del tempo. Altri, come me, devono lavorarci sodo. Bisogna concentrarsi moltissimo per studiare e praticare la ritmica: bisogna sempre farlo con un metronomo o una batteria elettronica. Non ha senso poi affannarsi a suonare tempi dispari se prima non si padroneggia in maniera solida un 4/4."
"Quando studiavo tecnica ero feroce con me stesso. Se c’era un passaggio che non mi riusciva mi dicevo: “Ehy tu, buco di culo: che non ti passi nemmeno per la testa di alzarti da questa sedia, nemmeno per andare al cesso, mangiare o dormire, fino a quando non sarai riuscito a suonare questo passaggio! Potevo andare avanti a suonare una determinata cosa anche per 12 ore di fila, soltanto per riuscire a farla come volevo, Poi ci voleva del tempo perché le mie dita riuscissero a tornare sulla chitarra”
"Quando sei giovane hai la possibilità di vivere a casa con i tuoi. Non sei costretto a lavorare per guadagnarti da vivere. Puoi permetterti di stare nella tua cameretta e studiare musica per 15 ore di fila. Per questo consiglio ai ragazzi più giovani: praticate più che potete. Perché quando sarete più vecchi non avrete più questa possibilità."
"Il nervosismo è una brutta bestia. Per quanto tu possa essere preparato, il nervosismo può compromettere la tua performance. Da ragazzino, quando suonavo con Frank Zappa avevo il mal di stomaco dal nervoso prima di salire sul palco. Imparando a respirare nella maniera corretta sono riuscito a gestire queste tensioni. Nella vita di un musicista può essere risolutivo saper tenere a bada le proprie tensioni."
"Ogni musicista ha una sua precisa identità che deriva dal fatto di essere una persona unica. Per questo è impossibile trovare la propria identità musicale studiando a menadito i dettami o la musica di qualche altro artista. La musica è una forma d’arte, un’espressione di noi stessi. Per esercitare l’arte in maniera nobile, dobbiamo riuscire a suonare alla nostra maniera. Studiare le cose suonate da altri musicisti, guardare gli spartiti, leggere le trascrizioni è utilissimo ma non bisogna esagerare perché si finsce per concentrarsi troppo nel suonare come un altro. Quando la finalità ultima è suonare come solo ciascuno di noi puoi fare, con la sua voce distinta."
"Detesto quando la gente dice con faciloneria a qualche chitarrista meno esperto: “Dovresti suonare con il cuore” Ma cosa diavolo significa? E’ un’affermazione così superficiale. Quando dici a qualcuno di suonare con il cuore, significa ovviamente che questo qualcuno deve suonare con il suo cuore. Ma siamo sicuri che quel ragazzo sappia esattamente che c’è nel suo cuore? Per conoscere ciò che ha nel cuore, un ragazzo dovrebbe conoscersi a fondo. E per riuscire a farlo è necessario che una persona sia appagata, si piaccia. Insomma, è un processo così delicato che si addentra nella vera psicologia. Ma è al contempo quello che reputo davvero decisivo in un musicista: la sua capacità di esprimersi in maniera autentica, coerente con quello che è."
"Nelle scuole di musica ci vorrebbero insegnanti talmente speciali da trasmettere ai propri studenti il senso stesso della vita, della spiritualità. Insegnare una semplice materia è facile: accordi, melodia, tecnica… Spiegare la profonda motivazione spirituale che ti porta a far suonare determinate cose in una certa maniera è un dono che pochi eletti hanno."
"Se un musicista suona e studia un genere musicale che non lo rappresenta e che non ama, beh…finirà per essere un miserabile. Non importa cosa ti piace: classica, punk, jazz, dance…se ti rappresenta, sentiti orgoglioso di aver trovato la tua voce. Sii felice e suona!"
"Ogni volta che posso sedermi, imbracciare la chitarra e suonare per ore, ore e ore, io sono l’uomo più felice al mondo."
Ecco l'elenco completo del tour clinic italiano delle "Alien Guitar Secrets"