Nato a fine anni '80 per costruire strumenti destinati ai grandi artisti, il Custom Shop di casa Fender si è presto evoluto in una boutique dedicata a progettazione e produzione di pezzi unici, in genere repliche dei classici del passato. Ma col passare del tempo, il piccolo laboratorio avviato da John Page e Mike Stevens ha trovato una propria strada più creativa e prolifica, trasformandosi - per usare un paragone automobilistico - in quello che le divisioni Motorsport e AMG fanno per BMW e Mercedes.
Senza venir meno alla propria missione originale (i pezzi unici dei maestri liutai restano un fiore all'occhiello), il Fender Custom Shop propone oggi vere e proprie linee di strumenti di eccellenza, caratterizzati da altissima qualità di materiali, costruzione impeccabile e forti riferimenti agli anni d'oro dell'azienda californiana.
Al Namm si sono viste ben quattro serie di chitarre e bassi che toglieranno il sonno a non pochi appassionati. Vediamole una per una.
Artisan: chitarre fortemente radicate nella tradizione vintage, ma realizzate con legni visti raramente in casa Fender. Okumé, koa, blackwood e noce vengono abbinati ai classici palissandro e acero. Misure tradizionali, manici anni '50 e '60 e combinazioni di pickup da "vintage hot-rod" completano il pacchetto. Nostra preferita la , una Telecaster Thinline con un pickup Nocaster al ponte e TV Jones al manico, twang senza limiti ed estetica da gran sera.
Limited Edition: lo dice il nome, si tratta di strumenti prodotti in piccola serie per un periodo di tempo limitato. Per festeggiare i trent'anni di Custom Shop (come vola il tempo mannaggia...) c'è una serie completa di HLE (chitarra dedicata a Homer Heynes che fu la prima serie limitata costruita dal Custom Shop nel 1987). Stratocaster, Telecaster e Precision Bass tutti d'oro, con maple neck e battipenna anodizzato, proprio come la chitarra regalata da Leo a Homer nel 1956 e oggi tra le gemme della collezione Bonamassa. Ma la gemma di questa serie è secondo noi la , vecchia e malandata nell'aspetto quanto è moderna ed efficiente nelle prestazioni. Una bomba sexy.
Postmodern: niente è più azzeccato di questo aggettivo nei tempi che corrono. Gran parte del nostro mondo di strumenti musicali è postmoderno, ma pochi hanno il coraggio di ammetterlo. Tra questi il Custom Shop Fender, che con questa linea sostituisce consapevolmente un'organizzazione strutturale con il sincretismo. Gli strumenti "postmoderni" di casa Fender sono il un prodotto di "bricolage" e contaminazione, citazioni di qualità riferite a epoche diverse, assemblate secondo criteri soggettivi. I risultati sono interessanti e tra tutti abbiamo preferito il , apparentemente un Precision fine anni '50 combinato con il manico agile e sottile del Jazz Bass. La tastiera a raggio compound parte da 9,5 e termina quasi piatta a 16, quindi ideale per gli assolo.
Time machine: l'essenza del Fender Custom Shop, la ricerca inarrestabile dei segreti della Golden Age passa attraverso vernici alla nitro, processi di relicing sofisticatissimi, pickup avvolti a mano, stagionature speciali, circuiti realizzati con i materiali più simili a quelli che hanno contribuito a creare il mito delle Fender pre-CBS che ha avuto un'importanza determinante nella storia della musica moderna. In questa gamma è impossibile scegliere, sono tutti strumenti affascinanti e senza tempo. A Stratocaster, Telecaster e Precision si affiancano Jaguar, Jazzmaster e Jazz Bass, in diversi gradi di relicing, magnifici nei loro classici custom color diventati dei mantra: Fiesta Red, Foam Green, Lake Placid Blue... Una gioia degli occhi e delle mani, perché anche in questo caso al look invecchiato si abbina l'assoluta perfezione funzionale. Dovendone scegliere una sola diamo la preferenza per affezione alla in versione sunburst con battipenna bianco, uno strumento di cui nell'epoca d'oro sono stati prodotti meno di dieci esemplari che oggi valgono come una di quelle Mercedes AMG o BMW M di cui si parlava a inizio articolo. |