di redazione [user #116] - pubblicato il 22 marzo 2017 ore 09:30
Paolo Pilo è il beniamino di Accordo. E non c'è edizione di SHG o Custom Shop in cui non ci delizi con performance stregate in cui, chitarra e voce, fa suonare le canzoni più ricche di una big band. Poi, c'è chi dice che sbaglia gli accordi e che la chitarra è scordata. Ma la verità è che, quando suona, sono tutti lì con il naso all'insù, ipnotizzati come i bambini davanti al pifferaio magico. Questa volta, non lo faremo suonare ma gli chiederemo comunque, di salire sul palco per spiegarci come fa. Domenica a Custom Shop Milano, workshop per chitarra, voce e arrangiamenti di Paolo Pilo.
Chi sono stati, muscalmente, i tuoi eroi? I riferimenti nella tua formazione.
Il blues di Rev Gary Davis, Blind Blake e Blind Lemon Jefferson di cui ho letteralmente consumato i dischi. Ma, nello stesso tempo, ero innamorato di Edoardo Bennato e la sua ritmica. Un giorno, nel 1976, mi regalarono Hoppkorv settimo album di una band chiamata Hot Tuna: li ho scoperto Jorma Kaukonen e la chitarra blues moderna.
A Milano c'era un negozio di dischi, Buscemi che era una miniera inesauribile di albumdi ogni genere. Le copertine dei dischi, quanto le ho amate! Fender consumata, "Rory Gallagher Live in Europe": l'ultima traccia del lato A era "Pistol Slapper Blues". Che la chitarra si potesse suonare cosi era inconcepibile!
Da lì, ho ascoltato in maniera ignorante tutto e a tutti ho rubato qualcosa. Bennato ha un fratello, Eugenio e io iniziai ad ascoltare pure lui e intanto suonavo i suoi pezzi. Un giorno, sempre attratto dalla copertina, convinsi mia mamma a comprarmi un metodo per chitarra blues; alla fine ne scelsi uno con allegato un disco in plastica. Arrivato a casa, mi accorsi che non era blues ma bluegrass! Lo so ancora adesso, tutto, a memoria.
Poi ci fu Nick Drake che invece fu una scoperta innovativa per le accordature aperte
E chi era il tuo guitar hero?
Non ho mai avuto un guitar hero di cui appendere il poster in camera ma ero - e sono tuttora- sempre circondato da musica di ogni tipo.
Oggi, musicalmente, dove ti collochi a livello stilistico?
Sono ancora adesso alla continua ricerca; ascolto ogni giorno musica a volte lontanissima da me. Ma continuo a rubare a piene mani da tutto quello che mi stimola. Quindi grazie a Chris Wood e a Mike Dawes; e Petteri Sariola, Twenty One Pilot e Slipknot! Mi fa paura pensare che la musica vada solo in una direzione.
Quando suoni per accompagnarti mentre canti, tu fai questa cosa meravigliosa di orchestrare sulla sola chitarra acustica tutto il lavoro di basso, batteria, tastiere...
Il mio approccio all’arrangiamento parte dall’ascoltare il brano nel suo insieme, senza preoccuparmi se c’è la chitarra e cosa suona. Joe jackson fece un disco dove le chitarre non c’erano proprio; ma “Steppin’ Out” è bellissimo da suonare sulla chitarra. La tonalità poi è fondamentale: la chitarra deve suonare bene e, soprattutto, bisogna cantare quello che si suona. Quindi, se Sting canta in LA, beato lui, io abbasso e arrangio perché il tutto funzioni per me. Gli accordi li creo sulla melodia: penso alla linea di basso e inizio a lavorarci su. Poi, ascolto la batteria perchè mi dia l’idea ritmica.
Hai un'esperienza sconfinata di live, serate, vita vissuta con la chitarra al collo. Cos'è la cosa peggiore che vedi fare sul palco, da un chitarrista inesperto?
Quello che non sopporto è quando si scambia un'esibizione come un luogo dove dimostrare doti e virtuosismi non richiesti. Mi spiego meglio: se accompagni un cantante, beh, devi accompagnarlo. Così come, se aiuti un anziano ad attraversare la strada non è perché hai le scarpe da ginnastica ti metti a correre: lo devi prendere per mano o sottobraccio e accompagnalo; magari chiaccherando - o meglio - ascoltando quello che ha da dire.
Non sopporto quando qualcuno sta suonando una canzone e, specie se non canta, abbandona a caso la melodia e ci piazza un assolo quasi a voler dire: “Gente ci sono anch’io!”
A volte però, un assolo o un'impennata dinamica servono a catturare l'attenzione del pubblico...
Se la gente chiacchera e tu alzi il volume loro urlano piu forte. Se tu abbassi, e suoni piano,piano, ti ascolteranno. E non conta il repertorio, non esiste: puoi suonare “Mary Had a Little Lamb” ai bambini come al Pistoia Blues Festival se lo fai nel modo giusto.
Di cosa parlerai nel tuo workshop a Custom Shop Milano?
Prenderò in considerazione il suonare live. Parlerò di come arrangiare una canzone, partendo dalla semplice esecuzione fino a farla diventare un brano completo arrangiato. Mostrerò come è possibile suonarla in più stili.
Le tre canzoni che un chitarrista - per legge - dovrebbe assolutamente saper fare chitarra e voce.
"Hotel California", l’intro più conosciuto al mondo. "Yesterday", la canzone per eccellenza e la "Canzone del Sole" perchè se sei capace di ritmarla, dall’inizio alla fine, senza perdere concentrazione e tempo, sei sulla buona strada. Altrimenti, in prigione senza passare dal via!