Sempre più chitarristi scelgono di costruire o farsi costruire una chitarra. Tra questi, molti scelgono un progetto classico, Stratocaster e Telecaster in primis per ovvie ragioni sí di "iconicitá", ma anche di semplicità nella realizzazione. I motivi che spingono a realizzare uno strumento classico invece che acquistarlo sono molteplici: alcuni lo fanno per divertimento o esercizio, altri sperando (spesso ingenuamente) di spuntare un prezzo stracciato per lo strumento dei propri sogni, altri ancora consapevoli che uno disposto ad acquistare (e magari rivendere) un clone si trova sempre, altri ancora - tra cui io - perché l'oggetto del desiderio, così come lo si desidera, non è presente nei cataloghi dei grandi marchi.
C'è una questione con cui chiunque decida di costruire un modello classco deve confrontarsi: la scelta della decal.
Alcuni optano per un anonimo spazio vuoto sulla paletta, altri per una decal personalizzata, altri ancora per una firma fatta a mano. Tuttavia, è cosa nota, il marchio e il suo logo fanno parte dell'icona: cosa sono dei Ray-Ban senza scritta? Cosa sono un paio di Levi's senza linguettina rossa? E così molti decidono di applicare una decal farlocca recante il logo tanto amato. Questa è, secondo me, una pratica piuttosto odiosa per vari motivi, tralasciando eventuali implicazioni "legali".
In primis, una chitarra con logo Fender potrebbe finire per essere venduta, pur in buona fede, per Fender orignale o potrebbe essere scambiata per tale da un acquirente poco attento o ignorante. Poi, una chitarra, assemblata o artigianale che sia, è costata il lavoro di qualcuno, che sia un artigiano o il proprietario stesso, e mi pare corretto dar merito del lavoro svolto a chi lo ha fatto. Infine, non è un granché bello attribuire ad altri un lavoro che non hanno svolto: se qualcuno realizzasse una borsa simile alle mie non mi piacerebbe utilizzasse il mio nome! Allo stesso tempo comprendo benissimo chi non tollera un logo diverso da quello storico su una determinata chitarra, tanto più se si è scelto di realizzare lo strumento ex novo proprio perché questo non è più disponibile sul mercato essendo un oggetto raro, vecchio o di nicchia. È una questione prettamente estetica, ma di grande importanza.
Personalmente, ho pensato per un po' di costruirmi una Fender Musicmaster. In giro non se ne trova una riedizione degna di questo nome (ma gli originali sono ancora abbordabili, fortunatamente) ed è uno degli trumenti più squisiti che sia mai passato sotto le mie mani. Pensa e ri-pensa, non mi andava proprio l'idea di metterci - nel caso - un logo che non fosse il classico Fender d'epoca ma, allo stesso tempo, non lo ritenevo giusto. E così, dopo un po' di prove, sono giunto a una conclusione: mi pare che creare un logo simile sia la scelta più giusta o almeno un buon compromesso. È quello che facevano le lawsuit giapponesi degli anni '70 e '80, ma questa volta noi lo facciamo "senza scopi di lucro" e senza danneggiare nessuno.
Tokai o Greco mi paiono esempi calzanti.
Non si rischia di imbrogliare nessuno sprovveduto, si mette ben in vista l'originalità della realizzazione, si dà librero sfogo alla fantasia - e credetemi, ce ne vuole per trovare un risultato davvero soddisfacente - e non si lascia quell'odioso spazio vuoto sulla paletta né lo si riempie con uno scarabocchio a caso. Basta trovare il font giusto e il giusto tema, e sono salve sia la coscienza sia la linea.
Ecco, io dopo un po' di tribolazioni son giunto alla conclusione che la mia Musicmaster si chiamerà - quando e se si chiamerà - "Funker Radiocaster": Funker (operatore radiofonico, ma soprattutto rende bene con quel font) e Radiocaster (perché una chitarra bruttina - ah ah - in Tele non si può mica sbattere). Il nome giusto per una chitarra che in uno studio, tra microfoni, cuffie e cavetteria varia, attaccata a un Champ e senza bisogno di mettersi in mostra, sarebbe proprio a casa sua. Sono soddisfatto. Mi pare un buon modo per salvare capra e cavolo senza scadere troppo nel banale e senza tradire il gusto per il filologicamente corretto.
Spero di vederne di più di "Fucker", "Bender", "Tender", etc. Meno, decisamente meno, di "F(ake)ender"!
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