di Guitarspit [user #46128] - pubblicato il 27 giugno 2017 ore 11:30
La tradizione Ibanez anni '70 è una miniera di piccoli gioielli dal fascino assicurato. Se si ha un debole per le chitarre più famose del rock ma anche una curiosità per le loro repliche per tutte le tasche, i vecchi cataloghi giapponesi potrebbero riservare piacevoli sorprese.
Dopo ben tre giorni di attesa (meno male che ci ha messo poco ad arrivare... brave Poste!) è finalmente giunta la mia Les Paul. Bella, elegante e aggressiva al tempo stesso, e pesantissima. Una classica Les Paul insomma. Però la scritta sulla paletta recita Ibanez: può darsi che le due aziende abbiano scambiato per errore le decalcomanie? Affatto!
Ben 47 anni fa, nel lontano 1970 Ibanez aveva cominciato a produrre copie (veramente era il '69, ma facciamo finta di nulla) di marchi più ricercati come Gibson e Fender, ma non erano repliche dozzinali come accade spesso nell'epoca moderna: erano ottime chitarra fatte con cura e con buoni materiali, per non parlare della sublime mano d'opera dei buoni e onorevoli Giapponesi. Queste chitarre costavano molto meno dei modelli di riferimento e offrivano livelli qualitativi di tutto rispetto, tanto che Gibson fu costretta a denunciare Ibanez talmente stava diventando minacciosa per il mercato della grande G (inoltre Ibanez all'epoca fu la prima a fornire ai negozi strumenti perfettamente settati e accordati). Raccontata la storiella (spero sia stata di vostro gradimento), ora passerei a descrivervi la chitarra.
Lo strumento si presenta bene, uguale identico a una Les Paul oroginale con buone rifiniture senza nemmeno una sbavatura.
Il manico è un pezzo unico di mogano verniciato e avvitato al corpo. La tastiera è in palissandro scuro, con blinding laterali in plastica e segnatasti in finto madreperla dorato. Lì ci sarebbe da fare un appunto perché la colla è un po' assente in alcuni, ma penso che sia colpa del tempo, non di chi li ha incollati quarant'anni fa. La forma è la classica Fat C in stile Gibson ma in scala un poco ridotta e con un radius alquanto piatto.
Il corpo è composto da due pezzi di mogano, nullaltro da dire.
La paletta è in stile open book, composta da quattro pezzi di mogano (ebbene sì, la paletta e il manico non sono un unico pezzo). Le meccaniche sono delle Ibanez con la forma delle Gibson Deluxe, però in nikel argentato, ma non tengono bene l'accordatura (primo poi le cambierò con delle autobloccanti). Il ponte è fisso in stile Tune-o-matic con tanto di bloccaponte, non c'è un granché da dire: credo che tutti conoscano questo tipo di ponti.
I pickup sono due humbucker: al manico un bel Maxon (marca giapponese famosa negli anni '70 per i suoi pickup) mentre il pickup al ponte è un Ibanez Super Overdrive.
Sul suono arriva il bello. Fantastico, corposo, profondo e caldo, è lo stesso che ci si spetterebbe da una vecchia Gibson. Non si può dire che sia allo stesso livello, ma è comunque un gran bel suono vecchio stile, molto rock. Se si imposta bene l'ampli, riesce a spaziare benissimo al blues e, con l'ausilio di alcuni effetti, anche fino al thrash metal. Anche se il manico è avvitato, il susatain è più che accettabile.
In definitiva è una chitarra di buon livello, che mi sento decisamente di consigliare, ma solo a chi non ha i soldi per una Gibson o a chi è affascinato dal concetto e dal suono di queste vecchie signore giapponesi.