Mogano, acero e humbucker sono un simbolo del rock fin da quando qualcuno ha pensato di infilare una coppia di PAF in un full stack ben imballato e tirarci fuori alcuni degli assolo e dei riff più ascoltati e suonati di sempre. La Les Paul è nata in un'epoca di suoni puliti e cristallini, ma oggi la sua immagine va a braccetto con quella di un suono saturo di overdrive, grosso, reattivo e carico di sustain. Eppure, quando Gibson ha alzato il sipario sulla Burstdriver, non tutti hanno apprezzato il colpo di testa del Custom Shop.
La Burstdriver è una Les Paul costruita con la stessa cura che il Custom Shop dedica al top della sua produzione, con in più un overdrive analogico di alta qualità all'interno.
Invisibile alla vista, porta i controlli sul retro, sulla mascherina da cui si accede all'elettronica. Tre trimmer per i classici parametri di volume, tono e gain sono pensati per essere operati comodamente con la punta del plettro, e accanto a essi è piazzato l'alloggio per la batteria da 9 volt che alimenta il tutto.
Gibson descrive il circuito come un overdrive capace di offrire un boost pulito e ricco, una saturazione moderata dal tono grosso ma anche una pura distorsione per lanciarsi in territori rock senza richiedere "aiuti esterni". I due Custombucker scelti per il modello sono una garanzia di dettaglio sonoro e complessità armonica, con un segnale preservato al meglio grazie all'adozione di un selettore Switchcraft e quattro potenziometri CTS da 500k. Una delle manopole dei toni nasconde un meccanismo push push, per attivare l'overdrive o metterlo in bypass, naturalmente true bypass.
Condensatori Bumblebee completano un circuito tutto cablato a mano.
Costruita con legni selezionati per risonanza e leggerezza, la Les Paul Burstdriver è tutta in mogano pieno, senza fori di alleggerimento, e sormontata da un top in due parti di acero figurato. Il tenone lungo regge un manico dal profilo medio-abbondante, abbinato a una tastiera in palissandro dal raggio di 12 pollici per 22 fret di tipo medium jumbo.
Pensata per un'estetica e un suono tradizionali, monta parti plastiche in acrilico e tailpiece in alluminio, per una risonanza ottimale a fronte di un peso contenuto.
Il ponte ABR-1 assicura una buona stabilità all'insieme, e meccaniche Kluson Deluxe rimandano alle produzioni anni '60 con le loro incisioni a banda singola.
Le finiture, classiche e improntate a valorizzare il legno sottostante, vanno profondo burst dell'Havana Fade a quello più delicato dello Smoky Quartz, e comprendono anche una Amber Ale per chi preferisce lasciare che siano le venature dell'acero a essere protagoniste, quasi senza sfumature nella vernice.
Insieme all'hardware, le colorazioni sono tutte in versione VOS, per conferire il feel di una chitarra d'epoca ottimamente conservata nei decenni.
I numeri sono tutti quelli di una chitarra di ottima fattura, con un prezzo che lievita di conseguenza ma che resta comunque in linea con i canoni del catalogo Custom.
La Burstdriver è ideale per chi apprezza la praticità di entrare dritti nell'amplificatore senza rinunciare alla possibilità di avere suoni puliti e distorti a portata di uno switch, per chi non vuole rischiare di perdere preziose frequenze con cavi lunghi e collegamenti superflui ma anche per partecipare a una jam con uno strumento di alto livello e con un tocco di versatilità in più. Eppure, fino ai forum d'oltreOceano, non tutti i fan sembrano felici della scelta di Gibson di "snaturare" un modello classico posizionando un circuito attivo all'interno di un cablaggio che resta pressoché immutato da oltre mezzo secolo a questa parte. Strano a dirsi: la tendenza di Gibson a rispettare in maniera maniacale la propria storia su altri modelli è proprio il motivo per cui una fetta di fan chiama a gran voce varianti di questo tipo. |