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Richie Kotzen live
Richie Kotzen live
di [user #46004] - pubblicato il

Abbiamo seguito il recente live di Richie Kotzen in Italia. Kotzen si è confermato uno degli artisti più completi e variegati presenti sul mercato. Un musicista che non ha paura di cambiare direzione, rispondendo innanzitutto alle proprie personali esigenze di rinnovamento. Capace, sopratutto, di affrontare il pubblico senza aggrapparsi necessariamente all'immagine stereotipata dello shredder che lo ha reso noto al pubblico.
Lo scorso mese si è tenuta l'unica data italiana del sempreverde Richie Kotzen al Circolo Magnolia di Segrate, alle porte di Milano. L'affluenza non è stata di livelli epocali, tant'è vero che Kotzen non si è esibito sul main stage del Magnolia ma su un palco più contenuto e defilato, d'altronde si sa che nella botte piccola c'è il vino buono. L'attesa è stata deliziata dalle note dell'album “Crash” della Dave Matthews Band diffuse dall'impianto e prima ancora dalla band di supporto svizzera The Konincks. Ma a un certo punto le luci si abbassano, la musica sfuma ed entra sul palco Richie imbracciando l'inseparabile Telecaster signature accompagnato da Dylan Wilson al basso e Mike Bennett alla batteria (entrambi alle prese con le background vocals). L'inizio è affidato a “Your Entertainer”, brano proveniente dallo straripante “Peace Sign”. Richie usa una testata Victory signature collegata a quattro casse anch'esse Victory e per l'effettistica si affida alla pedaliera Tech 21 RK5. L'audio è piuttosto buono e il volume della chitarra giustamente quando deve uscire nei soli non si preoccupa di spaccare i timpani, perché la gente è venuta apposta per sentire sì il Kotzen artista a 360° ma prima di tutto il chitarrista formidabile che tutto il mondo conosce e idolatra come uno dei migliori e più originali degli ultimi vent'anni.



L'axeman californiano fin dall'inizio lascia moltissimo spazio alle improvvisazioni di Wilson che con il suo Fender Precision si dimostra oltre che un concentrato di groove, anche un notevole virtuoso sempre intelligente ed interessante nei fraseggi esposti. La primissima parte del concerto è quindi una cascata continua di interplay tra i tre musicisti. Dopo aver abbandonato il palco per qualche minuto lasciando i compagni di viaggio soli a improvvisare, Kotzen torna per mettersi comodamente seduto alla tastiera, improvvisando con un sound che ricorda il Fender Rhodes che sovente sporca aggiungendo della distorsione durante i soli. Le ballad, così preponderanti nell'ultimo lavoro dell'artista “Salting Earth”, sono espresse magistralmente nella seconda parte del set e il polistrumentista americano si cala emotivamente più a fondo nella prestazione canora, offrendo delle sfumature timbriche non presenti per forza di cose nei pezzi più “tirati” e ne sono un eclatante esempio “Meds” e “Cannon Ball”. A onor del vero, il povero Richie si è appena ripreso da un improvviso e vistoso calo di voce che lo ha costretto negli ultimi concerti tenuti in Europa a cantare molto meno del solito, e se al Magnolia fortunatamente la sua performance vocale è stata abbondante e impeccabile, sappiamo anche che la sua potenza di emissione non è apparsa ahinoi in tutta la sua gloria. Il pubblico tra l'altro appare un po' stordito e distaccato dal Kotzen alle prese con la tastiera e sembra non conoscere bene l'ultimo lavoro dell'artista.

Richie Kotzen live

Ma basta tornare alla chitarra, questa è la volta dell'acustica Taylor, e sfoderare due assi nella manica come “I Would” e “High” per rinfiammare la gente e farla cantare a squarciagola con tanto di accendini romanticoni. In questo set Wilson passa al contrabbasso elettrico (suonato sia con l'archetto che con le dita) e Bennett al cajon. Interessante come solamente in questo frangente acustico Kotzen utilizzi il plettro per accompagnarsi, preferendolo al fingerpicking che ormai adopera da anni nel playing elettrico. Il termine di questa parentesi “unplugged” coincide con l'inizio dello spot solista di Bennett, prima alle prese con un inusuale (almeno per i concerti rock) assolo di cajon per poi passare al più tradizionale drum solo che impressiona molto per l'originalità d'esecuzione. Se l'intento del boss è quello di far conoscere e apprezzare i suoi talentuosi musicisti al di fuori degli US allora ci sta riuscendo benissimo. Quando il gruppo torna a suonare, Richie imbraccia la Stratocaster bianca e attacca con il brano “Fear”. Nella seconda strofa il nostro si dimentica le parole e per farsi perdonare inizia dopo il chorus un lungo assolo pregno dei lick supersonici “à la Kotzen” tanto cari ai chitarristi presenti, miscelati con fraseggi hendrixiani con chitarra dietro alla testa annessa. Il concerto continua su parametri più rockeggianti e vede Richie suonare quasi unicamente lo strumento per cui è diventato una delle più rispettate seicorde in circolazione, e il pubblico appare soddisfatto. L'impressione generale è quella di aver assistito a un ottimo concerto, dove Kotzen si è divertito e lasciato andare, soprattutto nella seconda parte, improvvisando come se non ci fosse un domani. L'evoluzione costante di Richie Kotzen in questo preciso momento storico sembra però vederlo più concentrato e interessato a soluzioni musicali maggiormente vicine alla soul music, e di pari passo più incline e assorbito a suonare la tastiera e cantare. Per quanto riguarda la chitarra, pur rimanendo sempre un alfiere sopraffino di questo strumento, pare prediligere negli ultimi tempi fraseggi più legati al rock classico che non le articolate e originalissime frasi rock fusion a cui ci aveva abituato in passato, anche se molti dei  suoi tradizionali lick alla velocità della luce sono apparsi spesso durante le improvvisazioni per la gioia dei fans di vecchia data. Detto questo, lunga vita a uno degli artisti più completi e variegati presenti sul mercato, che non ha paura di cambiare direzione rispondendo innanzitutto alle proprie personali esigenze di rinnovamento senza aggrapparsi per forza di cose all'immagine stereotipata dello shredder che lo ha reso noto al pubblico. Ultima nota piacevole, a concerto terminato le casse dell'impianto hanno iniziato a diffondere Jeff Buckley con il suo album capolavoro “Grace”. In sintesi la ciliegina sulla torta.

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di thrantir [user #9338]
commento del 06/10/2017 ore 08:39:29
Sono stato a questo concerto (puppandomi peraltro andata e ritorno da solo in nottata da Pisa) e devo dire che è stata una gran delusione... a partire dal gruppo spalla, che mi son sembrati poco incisivi e molto approssimativi. A me i musicisti di Kotzen sono sembrati tuttaltro che impeccabili, a momenti davvero poco amalgamati, il solo di cajon ci può stare, per carità, ma non da 5 lunghi minuti, senza considerare che altrettanti se non di più sono stati quelli del solo di batteria, purtroppo ho sempre pensato che se non sei Bonham un solo di batteria così lungo non te lo puoi proprio permettere. Lo stesso Kotzen mi è sembrato sottotono, non particolarmente ispirato... le sue nuove sonorità vintage alla Lionel Richie non sono male, anche se per me sono più scialbe delle cose che faceva prima, ma è il mio gusto e pace. Unica nota davvero positiva il nuovo ampli Victor, veramente una bomba, costa tanto ma penso li valga tutti... In definitiva la prossima volta non credo che mi accollerò una trasferta così per Kotzen, peccato perché le volte precedenti che l'ho visto mi hanno sempre soddisfatto alla grande e non vi nascondo che sono rimasto molto molto deluso.
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di Gasto [user #47138]
commento del 06/10/2017 ore 11:10:54
...peccato...io l'ho visto qualche anno fa a Milano e mi è piaciuto tantissimo per me un artista completo e un immenso chitarrista!
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di thrantir [user #9338]
commento del 06/10/2017 ore 11:16:04
la volta precedente l'avevo visto a Pisa al Borderline, sarà stato 3-4 anni fa e mi aveva gasato tantissimo!
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di dantrooper [user #24557]
commento del 06/10/2017 ore 13:11:46
a me Kotzen piace molto, anche in questa sua nuova veste; il bello è non restare relegati sempre negli stessi schemi.
i musicisti che compongono la sua band sono entrambi validissimi; non per far polemica, ma per me sono bravi, c'è coesione e suonano da anni con lui ed un tipetto con il carattere e l'pesigenza com'è kotzen non si sarebbe mai affiancato persone poco valide.
basti vedere i video della Two Tone Session.
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di andreajem [user #1911]
commento del 27/10/2017 ore 14:08:47
Per me Richie Kotzen è il chitarrista e musicista in genere più sottovalutato della storia!
E la prova di ciò era la pochissima affluenza al suo concerto.
Io lo vedo come un artista davvero completo capace di stupire sulla chitarra (e questo lo si sapeva già) ma anche di offrire al piano un validissimo spettacolo.
Sarebbe molto più facile per lui andare sul sicuro sbalordendo sulla chitarra invece stupisce ancora di più con la sua voce e al piano.
A me il suo ultimo concerto, è piaciuto tantissimo, forse più dei precedenti.
In ogni caso lunga vita a questo artista infinito!!!
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