Sono mancino. Comincio facendo outing perché questa maledizione che mi porto dalla nascita, assieme a una spiccata attitudine a complicarmi la vita, spiega bene il motivo per il quale sia finito in maniera consapevole a cimentarmi in un progetto di conversione e restauro non troppo conveniente e dall'esito incerto.
Tutto è cominciato a pochi giorni da Natale quando, nonostante un armadio colmo di quelle che con una buona dose di astrazione e ottimismo potremmo chiamare "chitarre potenziali", decido di cercare un'acustica con le seguenti caratteristiche: legni non laminati, senza spalla mancante (la chitarra a spalla mancante rovesciata proprio non si può vedere), prezzo contenuto, una buona dose di anni sulle spalle, originariamente non "nobile", condizioni compromesse che farebbero desistere molti dall'acquisto (causa l'attitudine di cui parlavo prima). Come capirete, il rischio di dover trovare ulteriore spazio nell'armadio delle chitarre potenziali era molto alto.
Dopo qualche giorno di ricerca sui siti di aste trovo il bersaglio giusto: Harmony H162 made in Chicago, cosa che ingenuamente credo le dia un po' di mojo extra, ma che forse influisce più sui costi di spedizione che sul suono. È una 00 dallo shape apertamente ispirato alla Martin 0017 con top in abete massello, fasce e fondo in mogano massello, ponte e tastiera in palissandro brasiliano, manico in unico pezzo di acero e scala da 24 pollici e 1/4. La catenatura è ovviamente ladder e, essendo datata 1963, non ha trussrod ma solo una barra di acciaio all'interno del manico per rinforzarlo.
Dall'annuncio si capisce che la chitarra è stata riverniciata e anche molto male, che ha un'action decisamente alta, dei problemi al bracing interno e qualcosa di strano sul fondo che, a causa della vernice giallastra e delle foto mal fatte, non si riesce a identificare. Il venditore recita frasi standard: non suona, non capisce di chitarre e declina ogni responsabilità. Alla luce di questo mi preparo a fare qualche offerta consapevole che la probabilità di fare un affare fosse la stessa che avrei avuto comprando la verdura dal giornalaio.
A questo punto della storia devo non solo citare ma anche ringraziare ufficialmente la mia ragazza che, notato subito il mio stato di GAS e avendomi portato a confessare il motivo esatto dei miei improvvisi deficit di attenzione, ha deciso non solo di non trovarsi un altro, ma addirittura di partecipare in prima persona regalandomi lo strumento, ben conscia del fatto che poteva essere solamente un modo molto costoso di acquistare combustibile per la stufa.
Il primo incontro con la vecchietta dell'Illinois comincia bene. Appena tirata fuori dall'imballaggio e aperta la sobrissima custodia in finta pelle nera rivestita di pelo giallo, accordo e faccio quel poco che so fare rovesciando gli accordi: il suono è decisamente buono! Poi arrivano le notizie meno belle: noto che il manico ha un forte relief. Con il calibro misuro le corde: sono .013. Lle allento, le tolgo, il manico punta ancora il cielo. Ahia.
Queste chitarre, non avendo trussrod, non potevano montare mute con tensioni particolarmente alte, o almeno non senza danni (credo dipenda anche dal ladder bracing che rende la tavola armonica molto meno rigida dell X-bracing), decido quindi di studiare la zona del ponte che infatti mostra un accentuato belly bulge. Bene, il corpo sembra una pera e il manico una banana.
Rovescio la chitarra per esaminare il fondo: il mogano sotto la vernice in un angolo cambia texture, gratto e trovo un buco coperto di stucco per muri. Dalla buca però non vedo lo stucco e la tavola del fondo sembra essere integra, quindi forse è meno grave di quanto sembra. Per ultimo analizzo la vernice: sembra nitrocellulosa, data molto male su tutta la chitarra compresi ponte e tastiera ed è completamente crepata. Dopo qualche minuto di sconforto penso che posso sistemare tutto.
Passate un paio di serate a pianificare gli interventi mi metto al lavoro: con una telecamera endoscopica faccio un tour all'interno della cassa e trovo due braccetti scollati oltre al segno di una brutta riparazione su un terzo braccetto in corrispondenza dello stucco. Le prime due catene le ho riparate costruendomi delle aste telescopiche a molla ricavate dai reggitenda e tagliate a misura in modo tale da tenere i braccetti premuti contro il top dall'interno, mentre esternamente, per tenere questo il più piano possibile, ho applicato una leggera pressione con i morsetti. La terza era stata mal riparata e aveva una scheggia di legno incollata tra questa e il fondo determinando una posizione errata di quest'ultimo e il conseguente distacco dal binding e dalle catene sulle fasce. Il tutto era poi stato estrosamente seppellito con stucco e mascherato dalla vernice, probabilmente perché anche in USA vale il detto "stucco e pittura fan bella figura". Rimuovo lo stucco con pazienza (molta pazienza), pulisco le ferite, incollo e anche questa è andata.
Per il belly bulge la questione è più complessa visto che solitamente si fa il neck reset e io proprio non me la sento. Dopo una ricerca online, tra i video di un liutaio americano trovo un metodo più semplice e meno invasivo e decido di provare.
Prima di tutto rimuovo il ponte con delle spatole calde, poi metto un panno umido sul top in corrispondenza della posizione del ponte, appoggio il ferro da stiro e attendo. Quando il tutto è molto caldo metto sopra una tavola di legno e con dei morsetti imprimo alla tavola armonica una curvatura contraria a quella che aveva in partenza, infine inserisco all'interno una spugna umida non a diretto contatto con il legno per tenere umidificata la chitarra, chiudo la buca e lascio riposare qualche giorno. Funzionerà?
Mentre ancora non conosco l'esito del primo intervento comincio a lavorare per raddrizzare il manico: in questo caso parto posizionando sulla tastiera due tacchetti di legno rispettivamente in corrispondenza del primo tasto e del tacco del manico, poi al di sopra di essi un travetto di legno che quindi si trova sollevato di qualche centimetro dalla tastiera. Dopo aver scaldato il manico con il ferro da stiro utilizzo un morsetto posizionato all'altezza dell'ottavo tasto a stringere manico e tavola per imprimere un backbow contrario alla deformazione di partenza.
Ora forse vi state domandando quando arriva la parte in cui vado in un negozio e compro una chitarra nuova. Invece, nonostante l'approccio garibaldino, rimossi i morsetti, scopro con soddisfazione di aver infilato una serie fortunata di successi.
Installo un capotasto in osso, poi è il turno del ponte che va fatto diventare mancino: chiudo la vecchia fresata con del palissandro brasiliano recuperato da un relitto a 12 corde che avevo nell'armadio, incollo al top, monto le corde e misuro l'intonazione servendomi di sei viti a L scimmiottando un arnese di Stewmac, marco la posizione e apro il nuovo canale per la sella.
Svernicio completamente corpo e manico per poi riverniciare tutto a gommalacca, tutto fatta eccezione per la paletta che lascio a mostrare orgogliosa la scritta un po' monca "Harmony / made in U.S.A / Steel Reinforced Neck", unica testimone dei 55 anni di vita questa vecchietta.
Per ultimo elimino con una lametta da barba i graffi sulla tastiera, faccio un leggero fret dressing, recupero le meccaniche da quella che potrei chiamare una Harmony Stella potenziale stoccata da qualche anno nell'armadio, monto una muta .010 e spero che tutto fili liscio.
Alla prova sonora partecipa anche la mia ragazza (che mi ha seguito in tutta l'avventura di riparazione assitendomi sia da un punto di vista tecnico sia morale) e assieme constatiamo che questa chitarra dalle piccole dimensioni ha una voce nobile, poco adatta allo strumming ma decisamente articolata e ricca, molto blues, country e western oriented. Allo stesso tempo il suo timbro ha qualcosa di scalcinato e non troppo altolocato, forse per le piccole dimensioni della cassa, i legni non nobilissimi e il bracing. In sintesi, ci piace!
L'action l'ho settata sui 3 mm, potrei abbassarla ancora ma non ne sento il bisogno, il manico è decisamente grosso e, anche non essendo un fanatico dei manici dal diametro di un cotechino, questo mi piace. L'ultima sorpresa è stato il feeling della tastiera in palissandro brasiliano che è incredibile.
Ora è meglio cominciare a mettere in ordine il resto l'armadio. |