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Ma il basso, quando lo registriamo?
Ma il basso, quando lo registriamo?
di [user #116] - pubblicato il

In un lavoro fatto bene, si parte dalle fondamenta. E così è anche in una sessione di registrazione: se si procede a tracce separate, le prime cose da registrare sono la batteria e il basso. Eppure non è sempre così: per molti produttori e musicisti, lasciare il basso alla fine è l’opzione preferibile visto che riserva maggiori libertà d’azione. Abbiamo chiesto a Fabrizio Grossi, bassista e produttore dei Super Sonic Blues Machine cosa ne pensa.
Registrare il basso subito dopo la batteria è un sistema sicuro per garantire un’amalgama solida tra il ritmo e la melodia di un pezzo. Con il basso si cementifica l’armonia di un pezzo.
Questo quindi, appare un paradigma di lavoro certo e consolidato a patto che ci sia una preproduzione fatta e definita in ogni singolo dettaglio. Se musicisti e produttore sono perfettamente certi del risultato che vogliono ottenere e della struttura del brano, il basso registrato dopo la batteria funziona egregiamente.
Se però la produzione sta procedendo a step e si vuole lasciare un margine creativo aperto, registrare prima le chitarre può essere più vantaggioso.

Ma il basso, quando lo registriamo?
Fabrizio in studio con  Tony Levin

Il basso, come detto, chiude l’armonia: una volta suonato, gli accordi lo devono per forza assecondare. Viceversa, su una progressione di accordi, eseguiti magari con dei voicing che non mettano in gioco note troppo basse, è possibile variarne colori e atmosfera (senza stravolgerne il senso armonico) muovendo, cambiando e vivacizzando la linea di basso.
Nell’attesa di tornare presto su questo argomento con una lezione teorica e pratica dedicata, abbiamo chiesto a Fabrizio Grossi, la sua opinione a riguardo, spronandolo a dirci la sua tanto come bassista che come produttore.
Ecco cosa ci ha spiegato:



Fabrizio sarà presto in Italia in tour con i Super Sonic Blues Machine. Noi seguiremo due date, quella del 16 luglio al Carroponte di Sesto San Giovanni (MI) e  quella del 20 luglio al "Blues in Villa – Blues & Jazz Festival 2018" nel Parco di Villa Varda a Brugnera (PN). 
Sul palco, con i Supersonic ci sarà un ospite pazzesco, Billy Gibbons degli ZZ TOP.  Se hai voglia di conoscere Fabrizio e incontrare Billy Gibbons - magari sbirciando anche tra la strumentazione della band -
 leggi qui.

bassisti fabrizio grossi lezioni lezioni di basso supersonic blues machine
Link utili
Il sito dei Super Sonic Blues Machine
Il sito di Barley Arts Promotion
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di Sykk [user #21196]
commento del 12/07/2018 ore 12:25:53
Mi chiedo però, lasciare questo margine creativo aperto al basso, non va a svantaggio delle chitarre?
Non conviene forse di più fare una traccia di basso ed eventualmente rifarla alla fine?
...detto da uno che se potesse registrerebbe sempre suonando tutti insieme (pur mantenendo le tracce isolate con gli accorgimenti del caso), perché il Groove che si ha suonando insieme agli altri non si tira fuori suonando su un click o una base registrata...
Rispondi
di c9 utente non più registrato
commento del 12/07/2018 ore 19:23:29
Pienamente d'accordo con te
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di Gianni Rojatti [user #17404]
commento del 12/07/2018 ore 21:36:22
Anch'io prediligo registrare il basso alla fine.
Però, spesso, faccio come proponi tu: una traccia guida di basso la lascio per aver un riferimento nella scelta di suono nelle chitarre e che mi aiuti negli ascolti.
Personalmente la questione non interessa tanto le parti con i power chords o le successioni finite e complete di accordi. Quanto certe parti più aperte come gli arpeggi, i riff: quelle parti che si sviluppano e costruisco attraverso degli accordi che sono sottintesi. E sotto le quali, muovendo il basso si possono cambiare di molto le atmosfere. E questa è una libertà e possibilità che mi piace concedermi fino alla fine.
Nell'ultimo disco dei Dolcetti i bassi sono stata l'ultimissima cosa incisa, appena prima dei mix.
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di tormaks [user #26740]
commento del 14/07/2018 ore 14:11:00
A mio avviso la vera convenienza della registrazione digitale e' proprio quella di poter intervenire piacimento su qualsiasi cosa in qualsiasi momento.
Personalmente il processo di registrazione e' strettamente legato al processo creativo:
Se mi ispirano quattro accordi in successione scovati per caso su un suono di tastiera , parto da quello per poi costruirci sopra ciò che sento dentro ascoltando, che ne so, un ritmo, un riff, una melodia....... E poi viene da se.
Generalizzare è difficille, soprattutto in gruppo: se ci sono più menti creative per mettere ordine a ciò spetterebbe ad un produttore.....ad avercelo.
D ' altronde sono convinto che avere delle regole precise va in contraddizione con l'arte stessa che per definizione si nutre di istinto e fantasia.
Comunque qualche dritta fa sempre bene!
Mais
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di Pearly Gates [user #12346]
commento del 18/11/2019 ore 15:16:36
Io c'ero al Carroponte.
Peccato per l'audio cmq un bel concerto.
Rispondi
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