di Cristian Colusso [user #48873] - pubblicato il 10 giugno 2019 ore 15:00
Tra i tanti ottimi dischi di musica italiana prodotti negli ultimi decenni, “Oltre” di Claudio Baglioni, è un album che va assolutamente ascoltato. Pubblicato nel 1990, questo disco colpisce per atmosfere e arrangiamenti non così usuali per il pop italiano, conseguenza del grande lavoro di registrazione e produzione svolto presso i Real World Studios di Peter Gabriel e degli incredibili musicisti coinvolti nelle registrazioni. In particolare, è dal punto di vista batteristico che Oltre resta un album stupefacente. Ci sono infatti coinvolti tre giganti del nostro strumento: Steve Ferrone, Charlie Morgan e Manu Katché.
Da quel disco abbiamo deciso di affrontare e studiare un brano “La Piana Dei Cavalli Bradi”. Abbiamo deciso però di trascriverlo nella versione live, estrapolata dai concerti dell’”Acustico Tour” del 2000. Il pezzo, originariamente suonato da Manu Katché, veniva eseguito e reinterpretato live da Gavin Harrison, batterista residente di quel tour.
Harrison rispettava le parti originali, riuscendo al contempo, ad aggiungere un tocco personale con classe ed eleganza. L’interesse della lezione quindi, è doppio: non solo ci permette di misurarci con le parti magistrali elaborate da Katché; ma offre la possibilità di vedere come un grande musicista riesca a risultare personale senza snaturare mail il contesto musicale e artistico nel quale è calato.
Partiamo con il groove utilizzato nell’intro: la sua difficoltà di questa parta consiste nell’incrociare le mani senza perdere consistenza e fluidità.
Consiglio di suonare il charleston, inizialmente in ottavi e senza aperture; solo successivamente si potranno aggiungere tutte le variazioni. Partire in maniera graduale permetterà di assimilare più facilmente le figurazioni di tom e cross stick.
Ora affrontiamo il groove suonato nelle strofe. Si osservi come questo non sia, semplicemente, che una variante del primo groove.
Il charleston suona meno note; sul quattro della seconda e quarta misura troviamo un colpo di rullante al posto del cross stick.
Il terzo groove trascritto, accompagna la sezione che precede il ritornello.
Le mani suonano dei sedicesimi a mani alternate sul rullante intervallati da doppi colpi, accenti sul rullante, aperture di charleston e note suonate sui tom. Tutto è eseguito ad un volume molto basso.
Per quanto riguarda i piedi, attenzione agli ottavi in levare suonati dal charleston!
Per la buona resa di questo groove è fondamentale rispettare il giusto rapporto dinamico tra i vari elementi del set: il tappeto suonato sul rullante non dovrà essere troppo forte.
Il quarto e ultimo groove è quello del ritornello.
È simile al precedente ma qui è pensato in modo più lineare. Il ritornello è l’esplosione, la parte più vitale del pezzo e questo accorgimento permette alla sezione di avere la giusta spinta.
Per chi fosse interessato, qui è possibile vedere l’esecuzione completa del pezzo. Invece, nel video che segue, trovate tutti gli esempi spiegati nella lezione. Per agevolare lo studio, video, i groove sono stati eseguiti prima lentamente e poi a velocità originale.