di redazione [user #116] - pubblicato il 07 agosto 2019 ore 16:00
Zildijan lancia sul mercato un modello signature di bacchette dedicate a Roberto Gualdi.
Ce le siamo fatte raccontare direttamente dall'interessato, approfittando dell'occasione per fare una piacevole e interessante chiacchierata generica su questo indispensabile tool musicale.
Ci descrivi le tue bacchette signature?
La bacchetta è sostanzialmente il regolare Rock Model della Zildjian, bacchetta che uso ormai da tanti anni. È una bacchetta decisamente grossa e lunga ma non troppo pesante e la punta è rotonda.
Sembra bella tosta come bacchetta…
Sì, ma c’è una questione importante da chiarire: non ho scelto una bacchetta grossa per suonare più forte; uso questa bacchetta anche quando devo suonare dei pianissimo durante il concerto di Roberto Vecchioni. Ho la mano abbastanza grande e capitava che con bacchette più piccole non sentissi con naturalezza la presa. La punta rotonda mi piace moltissimo sui tamburi e per quanto riguarda il suono del press roll. Il paradosso è che con queste bacchette, lavorando in modo corretto con i movimenti, ottengo la pressione sonora desiderata spingendo molto meno e il suono risulta più rotondo. Ovviamente tutto questo vale per la mia mano, la mia tecnica ed il mio suono.
All'inizio ero un po’ perplesso, mi trovavo bene ma mi sembrava di aver scelto una bacchetta da “tamarro metallaro”, poi ho fatto un confronto con le signature di Gavin Harrison e mi sono rincuorato.
Ci fai una tua cronistoria delle bacchette, se esiste?
Appena iniziato a suonare la bacchetta è stata “Quella Che Si Trova”!
Poi direi 5A per passare abbastanza velocemente alla 5B. Parecchi anni fa inizia ad usare Zildjian. Se non sbaglio quando nel 1999/2000 iniziai a suonare con Lucio Dalla usavo le Super Funk; poi negli anni successivi ho provato le Super 5A, poi ho suonato con vari modelli senza trovare la pace, compreso le bacchette Signature di Tony Williams che sono belle “importanti” ma che, se non sbaglio, sono uscite di catalogo. Finalmente mi sono imbattuto nelle Rock Model e, dopo un breve periodo di studio reciproco, ci siamo fidanzati.
Immaginiamo che un batterista sia impegnato in più contesti stilistici. Consiglieresti di cambiare le bacchette ogni volta, in base allo stile e al genere che deve affrontare; o gli suggeriresti di abituarsi a una bacchetta unica che sia il più versatile possibile?
Qui ci sono proprio due scuole di pensiero differenti. Se per esempio guardiamo la borsa di un percussionista classico vedremo tanti battenti differenti e la regola è “Right tool for the right job.” Io, personalmente, sono invece dell’idea di usare sempre la stessa bacchetta perché penso sia molto importante mantenere la famigliarità con la presa e con il rimbalzo.
Preferisco usare le stesse bacchette anche sul pad. Ripeto: è una mia preferenza e va benissimo chi consiglia di usare bacchette più grosse sul pad. L'ho fatto anch’io e, infatti, poi ho scelto le bacchette che ho scelto perché quando tornavo a bacchette più piccole non mi tornavano più i conti. Un discorso diverso vale invece per il tipo di punta. Una punta grossa e rotonda come la mia non è sicuramente la prima scelta per un suono di Ride super jazzy con tanto ping. Insomma, se suonate con il Pat Metheny Group forse è meglio una punta differente.
E se qualcuno avesse bisogno proprio di quel tipo di suono?
Vi svelo un segreto. Ho portato alcune delle mie bacchette da un falegname e gli ho fatto fare “la punta” tipo matita e temperino. Così ho la consueta presa per me naturale ed il suono che mi serve. È una variazione di un trucco che mi aveva mostrato circa 30 anni fa Mauro Gherardi. Lui usava 5B punta in legno, prendeva anche alcune paia 5B punta in nylon e togliendo con morsa e pinze la punta rimanevano... senza punta come le matite.
Ci puoi fornire qualche criterio su come selezionare una bacchetta di buona fattura?
Penso che la prima cosa debba essere la sensazione della bacchetta in mano. Devono diventare un prolungamento naturale delle mani, come un paio di scarpe particolarmente comode. Bisogna imparare a sentire la bacchetta in mano e avvertire se il tipo di bilanciamento (più in avanti o più indietro) sia quello giusto per noi.
Il tipo di legno sarà importante per il peso e il tipo di suono. Altro fattore è la finitura: lucida o naturale. Personalmente non amo la finitura troppo lucida: quando le mani sudano, percepisco le bacchette scivolose. Anni fa usavo delle bacchette che mi piacevano ma odiavo la finitura lucida e quindi passavo la carta vetrata nella zona della presa.
Il tipo di punta è molto importante soprattutto per quanto riguarda il suono sui piatti. Ovviamente, la bacchetta deve essere dritta, quindi basta fare rotolare sul banco del negozio la bacchetta per assicurarsi che non siano storte. Ultima cosa: prestate attenzione al fatto che peso e densità del legno siano uguali tra le due bacchette. Basta sentire il suono prodotto dalle bacchette suonandole tutte e due, con la stessa mano, su un pad e creare le coppie scegliendo quelle con lo stesso suono.
Devo dire che negli ultimi anni i controlli qualità delle varie marche sono cresciuti tantissimo; non ricordo di aver trovato bacchette storte o coppie male assortite.
In conclusione?
In conclusione ci tengo a ripetere che tutte queste scelte derivano da quello che sono io, dal mio percorso, da cosa cerco e da come sono fatto fisicamente.
Scegliete la bacchetta che sentite naturale per voi. Mi sento di aggiungere che la dinamica è figlia del movimento; bisogna studiare con cura le prese e i movimenti e mantenere sempre il relax. Il suono sarà migliore, il controllo sarà migliore e potremmo suonare a lungo senza tendiniti e acciacchi vari.
E ovviamente dopo tutto questo...alla fine scegliete le mie signature!