DC sta per molte cose. Secondo Gibson, per Double Cut, ma io che non mi fido dei poteri forti: ho capito tutto e vuol dire "Doppio Corno".
È da un po' che sto rimuginando su questo acquisto, non tradirei mai e poi mai le mie amate Fender e soprattutto la mia amata Telecaster, cui sono veramente legato. Però è da quando sono approdato qui su Accordo con un altro nick, tanti anni fa, che sogno una Gibson DC.
Perché non ha il blasone della Les Paul tradizionale, non tiene a fare bella presenza di sé, a suonare solo con la vista. Non è "la chitarra di Slash", è una chitarra che ha la forma e il suono che meglio si riassumono nel termine anglosassone "badass".
GIbson ne ha fatta una versione molto basica, assolutamente senza fronzoli e con i P90, e non potevo perlomeno andare a provarla.
Durante la quarantena me la sono studiata per bene su Internet, cercando tutti i video su YouTube possibili e immaginabili, cadendo nell'amore per il suo saper essere "piuma o fèro", con tutti i dubbi dei video. E, insieme a lei, mi sono pure innamorato della LP Junior, quella con un solo P90, che sa essere versatile come poche nella sua limitatezza.
Finisce la quarantena, riaprono i negozi. Si fa sabato mattina, mi fiondo col mio fido figlio batterista per la prova, conscio che tornerò a casa sicuramente con una chitarra nuova.
La DC si presenta in veste nera, mettendo da subito sul piatto tutto ciò che ha da offrire. Due bei P90 su un battipenna nero a cinque strati, volume, tono, selettore a tre vie, sul lato il jack.
La verniciatura lascia vedere i pori del legno, rispetto alle altre Gibson esposte sembra una pecora nera, e per questo si guadagna la mia simpatia.
Il manico ha i tasti non proprio perfettissimi, non tagliano per nulla, ma qua e là un colpo di carta vetro o lima in più non avrebbe fatto male. Il ponte è un wraparound compensato, che sembra solido e facilmente regolabile per altre mute. La paletta è inconfondibilmente Gibson, scritta Les Paul, ma nulla di più per risparmiare su tutto. Sul retro paletta compaiono il numero di serie e "made in USA" impressi nel legno.
Il manico è abbastanza sottile, diciamo paragonabile a un manico di concezione moderna mediamente spesso. Il retro del manico è in tinta, scorrevole come quello della mia Stratocaster o della Telecaster. Insomma, una chitarra onesta, che costa relativamente poco e non offre molto. A parte il suono.
La collego all'ampli e ruggisce di brutto. Cambio canale e mi accorgo che il ruggito proveniva dal clean. Ecco qui quel suono che mi ha fatto tanto spasimare in quarantena, che solo la mia Telecaster con i pickup '51 Nocaster riesce ad avvicinare. Aperto, brillante, ma ringhioso da matti, come da scambio di battute con il commesso (gentilissimo e preparatissimo, mi ha fatto davvero piacere conoscerlo): "bello, aperto, ma con quella punta di 'ziu faus' che in un attimo si arrabbia da bestia". Ed è così, il pickup al ponte prende bene tutte le frequenze, con le alte in evidenza, e detto sinceramente basterebbe per tutto. Accarezzando le corde si ottiene un bel pulito, non come la Telecaster ma più pieno e con minimo accenno di scampanatura. Picchiando più forte, ecco che parte il ruggito.
Nella posizione centrale il suono si fa più pieno, le frequenze alte e basse sono ben bilanciate, è un'orchestra che suona, sempre con una dinamica a disposizione davvero incredibile. Il pickup al manico da solo è fin troppo gonfio di basse, probabilmente lo userò solo per suonare con le dita accarezzando le corde: fa tremare i muri.
Ma, come detto in apertura, ho fatto la prova in negozio ed è stato un gran bene, sennò non avrei potuto capire il mio annoso problema con i manici Gibson. Credevo infatti che il mio propendere per i manici Fender fosse da imputare alla scalatura, e invece non è così.
Imbracciata la LP Junior mi rendo conto di avere tra le mani una signora chitarra, di gran classe nonostante la solida base di grezza ignoranza data dal P90. Il manico, infatti, è più cicciotto e le mie dita, diversamente da quelle di Steve Vai per agilità, forza, memoria muscolare e soprattutto lunghezza, non si trovano a proprio agio nel premere i tasti. E poi, ho finalmente capito il "gran difetto": la verniciatura. La LP Junior è verniciata in maniera eccelsa, sono rimasto per non so quanto ad ammirarla e rimirarla, ma proprio questa verniciatura che continua sul retro del manico lo rende, per le mie mani, poco scorrevole.
Insomma: il mio pollice tende a suonare il mi basso, la superficie della pelle a contatto con la vernice è tanta, in più il manico ciccio non fanno per me, per la mia mano sinistra.
Ecco, se non fossi andato in negozio non avrei mai potuto capire questa enorme differenza. Ma i pregi del negozio non finiscono qui: infatti, fatta la prova, ho notato anche che la Junior aveva il pickup più lontano dalle corde e per questo spingeva un po' meno, non ho finito di dirlo che mi fanno setup e intonazione allontanando un po' i pickup dalle corde: spingono sempre tanto, ma sono più domabili.
Super servizio, a costo zero, e ottimo prezzo della chitarra stessa.
Per finire con le note, la chitarra viene fornita con la gigbag morbida. Non ho mai fatto caso ma la gigbag morbida vuol dire che segue l'angolo della paletta e non offre tutta questa protezione sicura: prima o poi prenderò la custodia rigida. A corredo della chitarra vengono forniti certificati di autenticità con la foto del controllo qualità, la chiavetta del trussrod e lo scatolone, che il mio fido batterista vuole ritagliare per farsene un poster da mettere in camera. Se non fosse lui il teenager tra i due, giuro che avrei pensato di fare la stessa cosa, ma visto che è stato già difficilino tenere a bada la mia santa moglie, meglio non calcare la mano.
Arrivato a casa la attacco ai miei due Fenderini - Blues Junior per i puliti e Bassbreaker 007 per l'overdrive - e un'espressione di godimento si dipinge sul mio volto nel portare quasi alla distorsione il Blues Junior col gain bassissimo. Il sustain è notevole, le note diventano più lunghe di quanto sia mia abitudine.
Il rock più cattivello e il punk sono i generi d'elezione per questa chitarra, che non disdegna di suonare a volumi più bassi per regalare suoni pieni e caldi, ma mai gonfi come quelli di un humbucker.
Con la Stratocaster si intreccia che è un piacere, ha meno attacco ma più corpo. Con la Telecaster devo ancora provarla, secondo me può stare molto bene soprattutto per qualcosa di più spinto.
Io sono contento e soddisfatto, ho una chitarra in più che mi piace, mi appassiona e mi completa l'arsenale sonoro, e l'ho presa passando una piacevole ora in compagnia di persone competenti, oneste e simpatiche. Cosa chiedere di più dalla vita? |