di Gianni Rojatti [user #17404] - pubblicato il 26 luglio 2020 ore 12:30
È morto a 73 anni Peter Green chitarrista che nella seconda metà degli anni ’60 prese il posto di Eric Clapton nei John Mayall & the Bluesbreakers per poi, subito dopo, fondare i Fleetwood Mac.
Quella di Peter Green è una storia tormentata nella quale convivono talento, successo e le pagine grigie e drammatiche della malattia.
Green era un chitarrista sopraffino la cui sensibilità e tocco erano stata elogiate persino da B.B. King che lo volle ospite nel suo album del 1971 “B.B. King in London", disco nel quale, tra gli altri, Ringo Star sedeva come ospite alla batteria.
B.B. King riconosceva a Green un talento sopraffino: "Sulla chitarra, ha il tocco più dolce che io abbia mai sentito. Quel ragazzo è l’unico che riesce a farmi sudare freddo quando suona!”
Ma il nome di Peter Green entra nell’olimpo della chitarra quando nel 1965 Eric Clapton lascia in braghe di tela John Mayall & the Bluesbreakers e il giovane Green entra nella band al suo posto. Memorabile l’aneddoto di Mike Vernon, produttore discografico della Decca Records, etichetta della band: “Entrai in studio di registrazione dove John Mayall stava provando con i ragazzi. Non vidi Eric Clapton e, al contempo, notai un amplificatore per chitarra che non ricordavo di aver visto usare a nessuno. Chiesi a John che diavolo stesse succedendo e quello mi risposte che Clapton aveva lasciato la band da un paio di settimane ma di non preoccuparmi: Peter, il ragazzo che aveva preso il suo posto era persino meglio. O meglio, se ancora non lo era, sarebbe bastato aspettare un paio d’anni per trovarsi nel gruppo il miglior chitarrista in circolazione."
Green con John Mayall & the Bluesbreakers fa un grande lavoro e il suo chitarrismo conquista parole di elogio dallo stesso Eric Clapton: “Green quando suona cerca esclusivamente di far parlare le emozioni. Non gli frega di mostrarti quando è bravo o veloce. E poi ascolta che bending, che tocco, che vibrato…" A Hard Road" del 1967 è il disco da ascoltare per bearsi, al massimo del suo fulgore, del sodalizio artistico tra Peter Green con John Mayall & the Bluesbreakers .
Nello stesso anno però, Green lascia la band per inseguire un suo progetto personale e fonda i Fleetwood Mac gruppo destinato a entrare nella Rock and Roll Hall of Fame. Green lascia la band prima che questa consegua il successo planetario di “Rumors” ma - oltre a merito di avergli nato i natali - scrive per i Fleetwood Mac, "Black Magic Woman", brano diventato leggenda grazie all’interpretazione di Carlos Santana del 1970. Inoltre Green realizza un omaggio straordinario al blues organizzando la Blues Jam at Chess che fu l'incontro a Chicago, negli studi della Chess, tra i vecchi padri del blues (Willie Dixon, Buddy Guy, Walter Horton, Otis Spann, Honeyboy Edwards) con i Fleetwood Mac.
Giovanissimo e già all’apice di una carriera folgorante e strepitosa, Peter Green improvvisamente si perde. Complice l’utilizzo scriteriato di LSD e stritolato da un successo invadente e ingestibile, Green si ammala gravemente a livello mentale e scompare dalle scene per riaffiorare negli anni ’80. Da lì seguono alcune collaborazioni come session man e una manciata di dischi solisti, tra cui variegato e divertente, consigliamo “Kolors” del 1983.