VINTAGE VAULT SHG MUSIC SHOW PEOPLE STORE
Truss rod: storia, segreti e consigli per regolarlo al meglio
Truss rod: storia, segreti e consigli per regolarlo al meglio
di [user #116] - pubblicato il

Un’invenzione rivelatasi cruciale per il progresso della chitarra in termini di design e funzionalità. Il truss rod nacque da un’idea di Thaddeus “Ted” McHugh a cui si deve l’ampio range di tipologie di strumenti a corda esistente oggi.

Oggi, le corde in acciaio sono diventate il pane quotidiano per la stragrande maggioranza degli artisti, in passato, invece, le chitarre presentavano manici in grado di restare relativamente stabili solo sotto le lievi sollecitazioni delle corde di intestino (successivamente in nylon), essendo privi di qualsiasi tipologia di rinforzo.

Prima dell’invenzione del truss rod i liutai erano costretti a costruire strumenti con manici particolarmente larghi – caratteristica ancora comune nel mondo della chitarra classica – su cui poter distribuire in modo più uniforme la tensione applicata dalle singole corde sullo strumento. All’epoca della sua rivoluzionaria invenzione, McHugh era impiegato presso gli stabilimenti Gibson, offrendo al rinomato marchio statunitense un’iniziale esclusiva sui truss rod.

Il truss rod nella storia
Visse tutta la sua vita a Kalamazoo e lavorò in Gibson per 30 anni. McHugh inventò il truss rod nel 1921 e lo brevettò nel 1923. Il diagramma mostrato presso il foro competente mostra una chitarra acustica con una vite di regolazione posta alla paletta e una barra in grado di flettersi verso la tastiera, dotata di un punto di fissaggio a metà del tacco.
Sin dal brevetto, era chiaro che l’invenzione di Thaddeus riuscisse sia a garantire al manico una maggiore stabilità, rinforzandolo, sia a offrire la possibilità all’utilizzatore di sistemare l’inclinazione del manico grazie a un’apposita brugola.  

Oltre i reami del Quartier Generale Gibson, le voci correvano veloci o, quantomeno, cominciava a percepirsi il bisogno di cambiare “ricetta” per costruire chitarre performanti e capaci di soddisfare le crescenti esigenze dei chitarristi. Già negli anni ’20, Martin iniziò, quindi, a inserire delle strisce in ebano all’interno dei manici per aumentarne la resistenza, mentre nel 1934 il marchio passò a una barra a T in acciaio, permasta come soluzione per conferire maggior forza e durevolezza ai manici fino al 1967.

A causa della mancanza di acciaio nel Paese conseguente al Dopoguerra e, successivamente, al conflitto in Corea, Martin tornò all’ebano, utilizzandolo fino al 1985. Sul fronte elettrico, Leo Fender si professò, inizialmente, scettico in merito ai truss rod utilizzati da Gibson, mostrando spesso immagini di uomini in bilico tra due sedie, sorretti proprio dai suoi manici, allo scopo di dimostrare a clienti e detrattori la tenuta dei suoi prodotti.

Quando i suoi primi clienti iniziarono a lamentare l’instabilità del setup dei loro strumenti causata dal cambio di temperatura spostandosi dal Canada agli Stati Uniti, però, Fender dovette riconsiderare l’efficacia delle barre di McHugh, iniziando a montarle adattando i suoi manici per l’installazione dei truss rod.

Truss rod: storia, segreti e consigli per regolarlo al meglio
 
Inclinazione del manico: tutto ciò che c’è da sapere
Riconoscere il cambiamento indesiderato dell’inclinazione del manico può essere semplice per il chitarrista più navigato, meno quando si è alle prime armi e, soprattutto, si suonano strumenti dagli evidenti limiti strutturali. Una chitarra che, fino a poco prima riusciva a suonare fluidamente e senza problemi, può richiedere una regolazione del truss rod dopo aver percepito i primi ronzii causati dall’abbassamento improvviso dell’action al di sotto dei limiti del setup. Sintomo inverso della comparsa di uno scompenso del manico potrebbe essere quello di percepire un improvviso innalzamento della corda rispetto ai tasti.

Un consiglio ideale per iniziare una regolazione efficace del truss rod può essere quello di effettuare un controllo dell’inclinazione del manico, toccando una corda qualsiasi al primo tasto. Allo stesso tempo, bisognerà bloccare la corda con il pollice dell’altra mano nel punto in cui il manico si unisce al corpo.

Questo contribuisce a creare una linea tra i due punti. A questo punto, occorrerà posizionare il dito medio della mano della plettrata al settimo tasto, oppure servirsi di un capotasto all’estremità del manico. Idealmente, si dovrebbe percepire un piccolo vuoto tra la corda e il settimo tasto. Se, invece, la corda si adagia sul tasto, il manico è troppo appiattito o, addirittura, potrebbe essere convesso. Questo, conduce a ronzii e note strozzate al tocco.

Qualora si dovesse, invece, riscontrare uno spazio particolarmente ampio tra il tasto e la corda, allora il manico potrebbe vertere in una posizione di concavità, rendendo l’action più elevata. Nelle chitarre single-cut, inoltre, un sintomo di un manico convesso potrebbe essere la strozzatura delle note dal quindicesimo tasto in poi.

Truss rod: storia, segreti e consigli per regolarlo al meglio

Come agire sul truss rod: consigli utili
Prima di entrare nel merito della questione, è bene chiarire che esistano due principali tipologie di truss rod. I primi, quelli a singola azione, offrono la possibilità di eseguire correzioni minori ai manici marcatamente curvati verso l’esterno. Viceversa, quelli a doppia azione permettono di agire maggiormente sulla curvatura del manico. In generale, inoltre, i truss rod si stringono verso l’esterno, quando manipolati in senso orario e si allentano se girati in senso antiorario.

È consigliato agire sul truss rod mentre la chitarra è accordata, riportandola in pitch dopo aver effettuato le singole regolazioni. Lavorare con cautela, praticando circa un quarto di giro ogni volta, a prescindere dal senso, permette di non manomettere il setup dello strumento o, peggio, di comprometterne l’integrità. Ogni truss rod necessita di attrezzi differenti, anche se molto spesso – con gli strumenti moderni – è sufficiente una brugola fornita in dotazione.

Gibson è solita fornire una chiave particolare per le proprie chitarre, mentre altri marchi presentano sistemi di regolazione integrati col manico. Per quanto riguarda le chitarre acustiche, invece, spesso è necessario passare attraverso la buca per poter effettuare le proprie regolazioni. Generalmente, lavorare sul truss rod significa compiere un’operazione delicata, per la quale molto spesso ci si affida alle competenze di liutai specializzati. In ogni caso, con un po’ di buona pratica e molta prudenza, è possibile effettuare un buon setup anche in autonomia.
chitarra liuteria tutorial
Nascondi commenti     26
Loggati per commentare

di MM [user #34535]
commento del 16/01/2024 ore 09:37:12
Interessanti i cenni storici.

Riporto un passaggio dell'articolo che non mi torna:
".... Un consiglio ideale per iniziare una regolazione efficace del truss rod può essere quello di effettuare un controllo dell’inclinazione del manico, toccando una corda qualsiasi al primo tasto. Allo stesso tempo, bisognerà bloccare la corda con il pollice dell’altra mano nel punto in cui il manico si unisce al corpo...."
Perché si parla di "controllo dell'inclinazione del manico" ?
Quello è un controllo sulla curvatura del manico, poi è vero che nello stringere un Truss rod si va ad influire lievemente anche sull'action, ma l'inclinazione del manico è un'altra cosa.
Rispondi
di lvtdark [user #7699]
commento del 16/01/2024 ore 12:14:0
Più che altro mi sembra che vi sia un evidente contorsionismo di dita:). Cioè, consideriamo una chitarra per destri. Premo una corda al primo tasto con qualsiasi dito della mano sinistra, e fin qui tutto ok. Ora devo utilizzare la destra per premere la corda all'altezza dell'attaccatura del manico. Perché mai dovrei farlo col pollice per poi utilizzare il medio per tornare al settimo tasto? Direi di bloccarla col mignolo e poi utilizzare il pollice al settimo tasto.
Rispondi
di filippo.vespa1 [user #50829]
commento del 16/01/2024 ore 12:29:21
Non torna neppure a me, c'è confusione tra "inclinazione del manico" e "convessità/concavità". Il Truss Rod regola quest'ultima. L'inclinazione del manico non si può regolare nei manici setup ma solo in quelli Bolt on.
Rispondi
di DAME54 [user #53104]
commento del 16/01/2024 ore 13:08:06
Concordo. Infatti per correggere l'inclinazione (o angolazione) del manico, si deve ricorrere al delicato e costoso "neck reset". E se lo strumento vale poche centinaia di euro, la spesa non vale l'impresa. Se il manico è "bolt on", basta invece aggiungere uno spessore idoneo per risolvere il problema
Rispondi
di Ernestor [user #46937]
commento del 16/01/2024 ore 14:07:31
Credo sia semplicemente un errore di traduzione, non penso sia un articolo scritto in italiano all’origine. Di solito per un check al volo con lo strumento al collo premo una corda con mano sn al primo tasto, e l’ultimo tasto con il mignolo della dx, poi col pollice verifico di quanto “molleggia la corda più o meno a metà tra i due punti. Se invece lo strumento è poggiato adotto una posizione delle mani da “pianista” il principio è lo stesso. Lo scopo verificare quanto gioco c’è tra corda e tasti, questo da il senso di quanto possa essere incurvato il manico dal verso delle corde/tastiera o verso il dorso del manico (non mi piace la terminologia interno esterno, la trovo impropria). Detto questo, ciò che trovo più interessante dell’articolo sono cenni storici che non conoscevo. Avrei inserito un link a youtube dove si fa vedere un liutaio che mostra in pratica il procedimento.
Rispondi
di MM [user #34535]
commento del 16/01/2024 ore 14:13:28
Sì, credo anch'io.
Cenni storici interessanti, il resto...
Rispondi
di frankpoogy [user #45097]
commento del 16/01/2024 ore 15:38:44
I cenni storici sono molto interessanti, grazie per aver riportato questi dati. Sul resto, francamente, mi aspetterei, da un sito specializzato come quello di Accordo, una trattazione più precisa: come già evidenziato nei commenti precedenti, l'inclinazione del manico è ben diversa dalla convessità o concavità dello stesso, così come è poco chiaro cosa si intenda per regolazione verso 'l'esterno'... Lo si può intuire, ma se lo scopo è quello di sviscerare un argomento, specialmente per un neofita, secondo me non è chiaro. Una cosa non ho capito e ignoro: come mai una generica chitarra single cut si comporta in modo diverso dalle altre, in tema di eventuali problemi di smorzamenti della vibrazione delle corde?
Rispondi
di Ernestor [user #46937]
commento del 16/01/2024 ore 17:56:1
Non so se l’autore intendesse esattamente questo, ma il concetto è che in una chitarra l’accoppiamento manico-corpo influenza l’andamento della curvatura del manico; per esempio quello di una Stratocaster avvitata sui suoi 4 punti flette di più di quello di una Les Paul con innesto incollato e con più legno a tenere la porzione accoppiata nella tasca di giunzione. Ne consegue che il fulcro attorno a cui le forze sviluppano la curvatura può essere più centrale in certi manici o più spostato in direzione della porzione più rigida. Ogni chitarra ha un po’ la sua ma in generale più l’accoppiamento è rigido più il punto di compressione delle fibre si sposta verso i tasti alti.
Rispondi
di frankpoogy [user #45097]
commento del 16/01/2024 ore 20:05:16
Ciò che affermi mi torna ed è coerente con quanto afferma il noto liutaio e divulgatore Dan Erlewine sulle sue pubblicazioni (in particolare 'Guitar player repair guide', quando tratta dei fret buzz sugli alti registri della tastiera). Tuttavia nell'articolo si parla di single cut in generale, di cui fanno parte anche quelle col manico avvitato e che hanno un comportamento assimilabile alle double cut tipo Strato. Viene il dubbio che le single cut cui ci si riferisce siano le acustiche, ma non è per nulla chiaro.
Rispondi
di Ernestor [user #46937]
commento del 16/01/2024 ore 21:16:27
Sì, probabilmente è così, dovrebbe trattare di strumenti acustici, ma comunque il principio non dovrebbe essere stravolto. In generale più lo strumento è simmetrico più l’insieme delle forze si distribuisce omogeneamente che non su forme asimmetriche e immagino che alla fine il comportamento del sistema chitarra-manico ne sia in qualche misura influenzato, del resto si parla di flessioni di frazioni di millimetro. Mettiamoci anche che le corde gravi tirano molto più dei cantini e il manico oltre a flettere è soggetto a un momento torcente. Un bel guazzabuglio di forze che tra l’altro è influenzato dalle diverse fibre del legno, dall’umidità, temperatura…
Rispondi
di frankpoogy [user #45097]
commento del 16/01/2024 ore 21:30:08
Concordo, le asimmetrie delle forze sicuramente complicano il controllo dell'assetto del manico, non a caso sono sempre più diffuse le barre di rinforzo
Rispondi
di DiPaolo [user #48659]
commento del 16/01/2024 ore 17:20:17
NOTA: “Nelle chitarre single-cut, inoltre, un sintomo di un manico convesso potrebbe essere la strozzatura delle note dal quindicesimo tasto in poi”.
Per esperienza personale, quando un manico è convesso, cioè quando ha un relief inferiore a 0,3 mm. (valore medio ottimale, più o meno 5 centesimi a seconda della struttura del manico), fino ad essere piatto o addirittura convesso (piegato all’indietro), le corde friggono dal primo tasto fino al 12° (circa).
Viceversa, quando un manico è concavo, cioè quando ha un relief ben superiore al valore ottimale, le corde friggono dopo il 12° tasto (circa), fino all’ultimo ( 21°).
ALTRA NOTA: “Prima di entrare nel merito della questione, è bene chiarire che esistano due principali tipologie di truss rod. I primi, quelli a singola azione, offrono la possibilità di eseguire correzioni minori ai manici marcatamente curvati verso l’esterno. Viceversa, quelli a doppia azione permettono di agire maggiormente sulla curvatura del manico”.
Per esperienza personale ritengo i truss rod a doppia azione inutili se non dannosi, ora mi spiego. Quando dobbiamo raddrizzare un manico con un relief troppo alto i due sistemi funzionano alla stessa maniera, avvito in senso orario il dado del T.R., a ottavi di giro (1/8° alla volta), riregolo l’action che è calata (anche la paletta è arretrata, ma non credo che questo sia il motivo del refuso nel testo), riaccordo per riavere la stessa trazione delle corde sul manico e ricontrollo il relief, se la regolazione è stata insufficiente ricomincio da capo.
Quando, al contrario, ho un manico troppo piatto e devo aumentare il relief, svito in senso antiorario il dado del T.R., a ottavi di giro (1/8° alla volta), riregolo l’action che è aumentata e riaccordo per riavere la stessa trazione delle corde sul manico, lascio riposare 12/24/36 ore affinché il nuovo equilibrio “trazione corde / resistenza manico” sia raggiunto (questa operazione non è istantanea come quando si “tira” il T.R.).
Avendo un T.R. a doppia azione (posseggo una Epiphone Peter Frampton con questo tipo di T.R.), si potrà continuare a svitare il dado, quando questi arriverà in fondo alla gabbietta in cui è ingabbiato comincerà a spingere verso la paletta, costringendo forzatamente il manico a raddrizzarsi velocemente, per fare questo occorrerà svitare anche un paio di giri.
Quando, dopo 12/24/36, ore il sistema “corde / manico” si sarà stabilizzato, si avrà un manico piatto o addirittura convesso, dovendo perciò ricominciare la regolazione per ottenere il giusto relief, incurvando il manico, la sequenza di queste operazioni la ritengo, oltreché inutile, potenzialmente dannosa per il manico.
Scrivo empiricamente, per esperienza personale, confortato dai risultati raggiunti nelle regolazioni da me effettuate, ritengo questo un apporto di conoscenza per tutti, come dovrebbe sempre essere in un forum, chi può aggiungere o correggermi lo faccia pure, farà cosa gradita.
Non capisco l’aver scritto un post che, per chi non ha mai messo mano a simili regolazioni, possa essere quantomeno fuorviante. Saluti, Paul.
Rispondi
di redfive [user #41826]
commento del 16/01/2024 ore 17:32:4
Confermo nell' errore di traduzione poiché anche io mi sono imbattuto in un articolo simile in lingua anglosassone anni fa mentre facevo ricerche appunto sui tipi di TR.
L' articolo è stato scritto molti anni fa e faceva riferimento alla liuteria acustica , quindi alla nascita del TR per contrastare l' avvento delle corde metalliche, la chitarra elettrica per come la conosciamo noi doveva ancora nascere.
In effetti, se la si pensa prendendo a riferimento un' acustica, girare il TR , se prendiamo la tavola armonica come riferimento, dal punto di vista di chi scrisse l' articolo voleva anche dire che avremmo visto la nostra paletta inclinarsi verso il retro della chitarra o risalire a seconda di dove avremmo girato la vite..
Inoltre, essendo la porzione di tastiera appoggiata sulla tavola armonica svincolata dal manico vero e proprio in alcuni casi poteva venirsi a creare un angolo non congruente con la restante porzione del manico dove in effetti il truss Rod operava... Da qui gli errori nell' articolo.
Oggi sappiamo invece che in realtà agiamo sulla curvatura del manico, l' inclinazione è un altra cosa...
Ma concordo con voi, che chi mastica l'argomento sa come agire....un neofita leggendo sopra potrebbe fare errori
Rispondi
di WATERLINE [user #51250]
commento del 16/01/2024 ore 19:29:38
Credo che l'articolo sia datato, sono anni che la Gibson non fornisce piu' la chiave per il TR
Rispondi
di RedRaven [user #20706]
commento del 16/01/2024 ore 21:15:00
Veramente? 3000 euro di strumento e non mi mettono la chiave? ottimo.
Rispondi
di WATERLINE [user #51250]
commento del 16/01/2024 ore 21:49:44
Se e' per questo nemmeno sulle custom shop da 6.000 😂
Rispondi
di RedRaven [user #20706]
commento del 17/01/2024 ore 19:21:43
nel '97 ho preso una standard e c'era, è un pezzo da quanto, 50 centesimi?
Rispondi
di zabu [user #2321]
commento del 19/01/2024 ore 03:43:58
In realtà mettono un utensile multiuso per il setup e include anche la chiave. Io l'ho trovato sia sulla Epi Casino USA che sulla LP Standard (rispettivamente 2021 e 2022). Poi non so sugli strumenti di fascia più economica... se si possono comunque definire tali, visti i prezzi raggiunti da tutti gli strumenti Gibson.
Rispondi
di frankpoogy [user #45097]
commento del 17/01/2024 ore 18:59:54
Aggiungo un ultimo commento: l'immagine schematica riportata nell'articolo è a mio avviso ambigua. Nel caso di manico dritto si indica che non è necessario un intervento, ok. Nel caso di manico concavo è indicato 'turn truss rod anti-clockwise': se si interpreta come l'azione da intraprendere per rimediare alla eccessiva concavità, però, si peggiora la situazione, perché si allenta ulteriormente il truss rod; considerazioni analoghe valgono per il caso opposto del manico convesso, se si ruota 'clockwise' si stringe e la convessità aumenta ancora. Tutto dipende da dove si guarda la rotazione, ma per le viti destrorse, come è di solito quella del truss rod, ruotando in senso antiorario si allenta ed in senso orario si stringe.
Rispondi
di pelgas [user #50313]
commento del 18/01/2024 ore 04:52:02
La barra truss rod è un componente attivo dello strumento. È come un'ennesima manopola! Notoriamente agli estremi di questa regolazione c'è l'area dei buzz: troppo lasca fa buzz al centro, troppo chiusa farà buzz a inizio manico. In mezzo c'è un mondo da esplorare, chiaramente si va da un suono sporco, morbido, texano (truss rod mollato) a un suono austero e celestiale (truss tirato a morte). A voi gli esperimenti
Rispondi
di MM [user #34535]
commento del 19/01/2024 ore 08:35:48
Sinceramente, quello che hai scritto è frutto della tua esperienza, o l'hai letto da qualche parte?
Rispondi
di pelgas [user #50313]
commento del 19/01/2024 ore 09:41:03
Esperienza 101% ma parliamo di decimi di millimetri
Rispondi
di 9hours [user #43500]
commento del 18/01/2024 ore 13:31:0
Leggermente o.t. ma che vantaggio si ha ad avere il manico leggermente concavo come qualcuno fa? Io mi trovo bene solo col manico dritto e ho la sensazione che si fletta leggermente il manico per ovviare a piccoli difetti di altezza dei tasti, o sbaglio? Del resto manici in carbonio o in alluminio non mi pare che abbiano il t.r.
Rispondi
di 9hours [user #43500]
commento del 18/01/2024 ore 13:31:39
ho scritto "leggermente" un po' troppe volte... :-)
Rispondi
di MM [user #34535]
commento del 18/01/2024 ore 14:03:3
Il vantaggio è noto a tutti, ed è ben spiegato in tutte le pubblicazioni che trattano questo argomento (fatta eccezione per questo aticolo, purtroppo).
Una lieve convessità del manico è consigliata, e necessaria a "ospitare" l'oscillazione naturale della corda. In questo modo si riduce il rischio di interferenze tra corda che oscilla e tasti sottostanti in particolare nel punto di massima ampiezza dell'oscilllazione stessa.
A mio avviso, può andare bene anche dritto ma l'ottimo è una lieve convessità, non troppa, perché porta a generare una Action alta.
i difetti sono un'altra cosa, non ci devono essere, e soprattutto non si risolvono con la convessità del manico.
Rispondi
di gibsonmaniac [user #21617]
commento del 18/01/2024 ore 22:08:07
Bell'articolo, sono dell'idea che un chitarrista deve imparare a farsi il set up e non andare dal liutaio anche per cambiar le corde...(Mi perdonino i liutai)
E' vero che il set up è una cosa molto personale per cui certe misure variano in base alla scelta del chitarrista però qualche misura di riferimento potreste anche pubblicarla in modo che uno si faccia una certa idea.
Rispondi
Altro da leggere
A lezione privata di Helix con Cervetto e Gianlorenzi: è gratis!
Manuale di sopravvivenza digitale
Cosa regalare a un chitarrista smanettone
Come usare correttamente le meccaniche autobloccanti
Chitarra o amplificatore? Dove vale la pena spendere di più?
Gli essential per suonare la chitarra live
Articoli più letti
Seguici anche su:
Scrivono i lettori
Serve davvero cambiare qualcosa?
70 watt non ti bastano? Arriva a 100 watt!
Manuale di sopravvivenza digitale
Hotone Omni AC: quel plus per la chitarra acustica
Charvel Pro-Mod DK24 HSH 2PT CM Mahogany Natural
Pedaliere digitali con pedali analogici: perché no?!
Sonicake Matribox: non solo un giochino per chi inizia
Ambrosi-Amps: storia di un super-solid-state mai nato
Il sarcofago maledetto (e valvolare) di Dave Jones
Neural DSP Quad Cortex: troppo per quello che faccio?




Licenza Creative Commons - Privacy - Accordo.it Srl - P.IVA 04265970964