Quanto è bello il mondo dell’effettistica boutique, tanto che basterebbe cambiare diodi a un simil-Klon per giustificare l’acquisto dell’ennesimo overdrive dalla pasta “giusto un pelo più perfetta di quello che avevamo prima”. Figurarsi quando ci si imbatte nel catalogo di un costruttore artigianale, italiano, che in catalogo - udite udite - non ha neanche un overdrive.
OPFXS è un laboratorio elettronico con base a La Spezia che ha deciso di percorrere una strada diversa rispetto alla maggior parte dei guru dell’elettronica - e aspiranti tali - in circolazione.
Chi scrive questo articolo è un fanatico delle “scatolette colorate” in ogni loro forma, accumulatore seriale di overdrive e fuzz vecchio stile, innamorato del boutique più tradizionale che ci sia. Quando ci si para davanti qualcosa di diverso dal solito, però, si accende un’altra lampadina e il desiderio di condividere la scoperta è forte.
OPFXS è già stato protagonista su Accordo con segnalazioni da parte della redazione e dei lettori, e nel tempo si è circondato di una certa aura quasi misteriosa, complice un’offerta di effetti per niente scontati nel sound e - a tratti - persino difficili da spiegare. Ma ci proviamo lo stesso.
Basta fare un giro per scovare effetti e accessori a dir poco singolari. Colpiscono persino progetti apparentemente classici come il Cometa, che stravolge il concetto di chorus/vibrato basandone l’azione sull’envelope del segnale. C’è poi l’Asteroide, sampler e harmonizer che congela una nota e gioca sulle sue armoniche naturali per creare tappeti e intrecci inaspettati.
Anche un effetto classico come il phaser accede a nuovi orizzonti espressivi attraverso una ricca dotazione di switch con cui isolare i segnali dry e wet, modellare l’onda e il suo comportamento a piacimento.
Si gioca anche con la trasposizione in altezza con il Sub Harmonic Octaver, che lavora solo sulle note più gravi per inspessire un segnale senza impastarlo e per giocare con raddoppi al basso senza infastidire ciò che accade nei registri più alti.
Meriterebbe un discorso a sé il V-Zero Guitar Synth, che in un pannello estremamente dettagliato finisce per trasformare la chitarra in un sintetizzatore monofonico di stampo vintage tra oscillatori e MIDI.
La ciliegina sulla torta, il V-Uno, pedale programmabile con cui sfruttare oltre trenta effetti scaricabili via USB e interamente personalizzabili.
L’esterofilia di cui il pubblico italiano è fin troppo spesso vittima finisce per mettere in ombra realtà assai interessanti, che abbiamo a un tiro di schioppo da casa e che potrebbero dare filo da torcere a tante firme estere. Se la sperimentazione sonora è un pallino per voi come per chi scrive, un’occhiata al è caldamente consigliata. |