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Never Ending Pedalboard (e relative sfumature made in Italy)
Never Ending Pedalboard (e relative sfumature made in Italy)
di [user #55732] - pubblicato il

Il suono è nelle mani, ma è sotto i piedi che se ne vedono delle belle! I pedali sono croce e delizia per ogni chitarrista, e il nostro lettore giuliogiammusso22 condivide la lunga evoluzione della sua pedalboard.
Prendendo spunto da un bellissimo post scritto qui su Accordo, ho pensato di fare la stessa cosa e spulciare un po' di vecchie foto a caccia delle varie revisioni della mia pedaliera, facendo un po' di cronistoria sulla sua evoluzione.
Tralasciando il periodo 2010-2013 di cui non ho trovato tracce (paradossalmente anche il periodo in cui ho suonato un po' di più dal vivo), comincio dal 2014.

Never Ending Pedalboard (e relative sfumature made in Italy)

Pedana e cablaggio (spartani ma funzionali) fatti con l'aiuto di quel sant'uomo di mio padre, e i seguenti pedali: 
- Switcher/Looper Carl Martin Octaswitch MKII
- Accordatore Behringer TU300 
- Wah Carl Martin 2 Wah 
- Compressore Marshall ED-1 
- Overdrive HBE Big D 
- Distorsore Ibanez SD9M 
- Chorus Carl Martin Classic Chorus 
- Delay MXR Carbon Copy
- Boost artigianale (simile all'EH LPB-1 come circuteria) 

A conti fatti la versione precedente differiva per una pedana e un cablaggio ancora più precari e per l'assenza dello switcher, con tutti i pedali in serie.

Nel 2016, con l'obiettivo di avere una base più professionale e ordinata ma soprattutto un case per il trasporto, mi rivolgo a Claudio di FxCase, arrivando a questo risultato qui.

Never Ending Pedalboard (e relative sfumature made in Italy)

Stessi effetti e routing simile. Il vero passo in avanti, oltre che sul case come scritto in precedenza, lo faccio sull'alimentazione integrata e formata da quattro gruppi isolati. I ronzii dovuti a un'alimentazione non perfetta e/o ai loop di massa si riducono notevolmente.

Arriviamo al 2021.

Never Ending Pedalboard (e relative sfumature made in Italy)

Tengo quello che mi soddisfa, elimino il wah che non mi sono mai abituato a usare, aggiungo un buffer a inizio catena (Vinteck The Buff), un boost pre-distorsioni (Xotic RC Booster V2) e cambio i seguenti effetti:
- Accordatore: TC Electronic PolyTune 3 Mini al posto di Behringer TU300
- Compressore: Keeley Compressor Plus al posto di Marshall ED-1
- Delay: MXR Carbon Copy Deluxe al posto di MXR Carbon Copy
- Boost: MXR 10 Band Graphic EQ al posto di Boost artigianale

Il passo avanti a livello di suono è notevole: la differenza sul compressore è tantissima, aggiungendo o togliendo il boost prima delle distorsioni raddoppio praticamente le sfumature a mia disposizione (anche se l'ho sempre messo sul clean o sull'OD, mai sul distorsore), comincio a sfruttare tempi più lunghi sul delay (grazie al tap tempo) ed esco meglio sulla parti solistiche scolpendo un po' il suono sulle medio-alte, oltre alla classica botta di volume.

Arriviamo così al 2024, con le sue revisioni, prima piccole e poi semi-rivoluzionarie.

Never Ending Pedalboard (e relative sfumature made in Italy)

Aggiungo una seconda distorsione col Costalab Custom Muff (un Muff non troppo selvaggio, devo dire adatto ai miei gusti che non sono mai stato attratto dai suoni più estremi delle varie versioni di Muff).
Sostituisco il fedele Ibanez SD9M con una versione del Colombo Audio Rocker 83, basato sul preamp Rockman X100 e customizzato su mie richieste dal bravissimo Luca: oltre alla grafica personalizzata, mi sono fatto aggiungere un controllo di tono completo (e deselezionabile) oltre al controllo degli alti della versione standard.
Sostituisco il (meraviglioso per i miei gusti) Carl Martin Classic Chorus col più completo Wampler Terraform.
Integro un ABY box Fender per non dover ogni volta staccare a attaccare il jack passando all'acustica.
Alimento il buffer a 18V per avere più headroom in ingresso.
Aggiungo il Vinteck Ground Loop Killer a fine catena per interrompere eventuali loop di massa (fruscii vari ed eventuali, già molto trascurabili, si attenuano ulteriormente).

A questo punto cominciano i problemi, che la fortuna mi aveva quasi sempre evitato. 
L'Overdrive HBE Big D comincia a comportarsi in maniera strana (praticamente mi restituisce sempre un suono carico di gain e compressione, a prescindere dai controlli). Decido sì di ripararlo, ma anche di sostituirlo e tenerlo di scorta o venderlo. Al suo posto aggiungo un altro effetto di Luca Colombo, essendomi già trovato bene: arriva il Pulse Driver, con un timbro che ricalca in maniera più che credibile (almeno per me) il famoso Tube Driver e le sue tre diverse valvole che è possibile montare.

Never Ending Pedalboard (e relative sfumature made in Italy)

E dato che la sfortuna era arrivata, non aveva intenzione di andarsene così velocemente. 
Comincio infatti a notare un comportamente anomalo su tutta la pedaliera: qualunque tipo di effetto azionato dal looper mi causava un enorme aumento di segnale: se sulle distorsioni la cosa non era così evidente, il problema rendeva tutto ingestibile coi pedali primi di controllo volume, per esempio il delay: a ogni attivazione la botta di volume era veramente assurda. Provando i singoli pedali prima dentro il looper e poi da soli o in combinazione tra di loro fuori dal looper, sono arrivato alla conclusione quasi scontata che il problema era proprio il Carl Martin Octaswitch MKII. Lo mando in assistenza, riassemblo tutto per continuare a provare con la band "in emergenza" e con tutti i pedali in serie, e mi accorgo che il problema si presenta di nuovo.
Panico.

Disperato, decido di escludere l'unica cosa che non avevo escluso in precedenza: Bypasso il Ground Loop Killer e il problema scompare. Dopo averne provato un altro con esiti identici, arriviamo assieme al bravissimo Guido della Vinteck alla spiegazione: la mia catena formata da tutti pedali True Bypass creava problemi di impedenze nell'accoppiamento col Ground Loop Killer. Mi è bastato spostare il buffer alla fine (interponendolo tra ultimo pedale o uscita del looper e loop killer) per risolvere il problema. Purtroppo nella mia povera mente da non tecnico un componente passivo non poteva aumentare un segnale, altrimenti ci sarei arrivato prima.

Bene, a questo punto, avendo tutto smantellato, decido di fare l'ultimo (si certo, solita illusione) grande passo: prendo un looper programmabile e con uscita MIDI (Costalab Labyrinth, ne ho trovato uno nuovo anche se la macchina è fuori produzione), mi faccio tutti i preset possibili e immaginabili per le mie esigenze (24 diversi preset al momento) distribuendoli in un banco diverso per ogni canzone e controllo col MIDI anche i preset e le modulazioni disponibilli nel Wampler Terraform.
I due loop aggiuntivi ovviamente non potevano rimanere vuoti: aggiungo infatti un altro overdrive, confermando la mia preferenza per Luca Colombo e optando per il suo Utopia (tre modalità che richiamano Tube Screamer, Klon e OCD) e riverbero a fine catena, cedendo al fascino della possibilità di sperimentare coi preset caricabili e con lo switch MASH.

Never Ending Pedalboard (e relative sfumature made in Italy)

Bene, arrivo finalmente (per il momento) al termine di questa Odissea (in cui sono assolutamente vittima e carnefice di me stesso).

E il made in Italy? Eccolo:
- Pedalboard, alimentazione integrata e case by FxCase 
- Buffer e Ground Loop Killer By Vinteck 
- Switcher e Custom Muff by Costalab
- Rocker 83 Mod, Pulse Drive e Utopia by Colombo Audio Electronics

Quello che non è mai cambiato sono gli elementi prima e dopo la pedaliera: Fender Stratocaster American Standard 2003 (senza particolari modifiche) e amplificatore Fender Hot Rod Deluxe III.
I generi che ho suonato, parlando più che altro degli inediti realizzati, sono finora una sorta di alternative rock con la prima band e un pop-rock cantautorale con la seconda band.

E voi? Che delirio personale vi ha accompagnato nei millemila cambiamenti del vostro setup?
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