di Giovanni Ghiazza [user #31] - pubblicato il 12 gennaio 2001 ore 11:13
La mia storia con le Hofner jazz ebbe inizio alcuni anni fa, per caso. Era una domenica e, a Milano, c'era Second Hand Guitars.Nel tardo pomeriggio, tra la densa umanità che affollava le sale del grande hotel che ospitava la fiera vidi un signore, sulla sessantina mi sembrava, che portava una custodia in similpelle marrone ripiegata sottobraccio e una chitarra nell'altra mano, sorretta per il manico. Si avvicinò. Attratto da quello strumento gli chiesi di poterla esaminare. Non ne avevo mai viste così. Era una chitarra a cassa vuota, con le due buche a forma di goccia, sul tipo delle Rickenbacker, due pickup monobobina completamente neri.Quella chitarra aveva un fascino discreto, educato, fatto di dolci curvature, di acero fiammato e abete in finitura naturale riscaldata dagli anni, fatto di legno leggero e odoroso, di polvere, e di anni. Ebbi un sussulto, irrefrenabile.La somma che quel signore mi chiese mi parve modesta e così quella chitarra - che solo dopo anni scoprii aver per nome un'anonima sigla 462/S/E2 e conservare al suo interno, scritta a matita, la data 22/10/1958 - passò di mano e mi fece compagnia per il viaggio di ritorno verso casa. E per gli anni a venire.Quello fu un seme che, pian piano, germogliò e crebbe in una robusta passione, fascinosa e curiosa, che mi spinse a conoscere, collezionare e suonare queste originali chitarre europee.