Qualche giorno fa, per esempio, l’amico Alessio Berlaffa mi ha informata del fatto che in Svizzera, domenica 23 settembre, i cittadini sono stati chiamati a votare un decreto federale sulla promozione della formazione musicale dei giovani per farne un dovere costituzionale.
Il Parlamento ha elaborato questo nuovo articolo come controprogetto diretto a un’iniziativa popolare chiamata «Gioventù + Musica» (ritirata poi dai promotori) che intendeva rafforzare e regolamentare la formazione musicale nel contesto scolastico ed extrascolastico.
Ma quali necessità hanno spinto così tanti cittadini a mobilitarsi e, di conseguenza, il Parlamento ad adoperarsi per dar voce alle loro richieste? La modifica costituzionale proposta tiene conto di alcuni punti fondamentali: in primo luogo, la necessità di fissare obiettivi di formazione a livello nazionale al fine di armonizzare l’insegnamento in tutto il paese (chi si trasferisce da un cantone all’altro potrà proseguire gli studi senza discontinuità grazie a dei programmi definiti). In secondo luogo, a livello extrascolastico, la Confederazione vuole agevolare l’accesso di tutti i giovani alla pratica musicale, agendo soprattutto sul dislivello delle tariffe delle scuole di musica distribuite in tutto il suolo nazionale, come pure promuovere i giovani musicisti talentuosi consentendo loro di sviluppare le proprie competenze, aiutandoli a conciliare attività musicale e impegni scolastici.
Infine, l’articolo stabilisce che la Confederazione e i cantoni debbano cofinanziare concorsi musicali per giovani e le iniziative dell'Associazione svizzera della musica popolare (cose che, peraltro, vengono in parte già fatte, ma che così diverrebbero un dovere costituzionale). «
La formazione musicale», si legge nella nota del Parlamento, «
non è meno importante della lettura, della scrittura e del calcolo. Ascoltare musica e, soprattutto, suonare uno strumento sviluppa le competenze sociali, intellettuali e creative dei minori e dei giovani adulti». Nel momento in cui sto scrivendo non si hanno ancora notizie certe, ma pare stia stravincendo il sì.
Bene. Ora pensate all’Italia.
…
La votazione di domenica in Svizzera a mio avviso ha un significato considerevole non solo per le conquiste in ambito musicale (che commozione veder riconoscere alla musica un imprescindibile valore culturale!), ma perché è un esempio di democrazia diretta in materia di educazione che ha visto muoversi la popolazione per ciò in cui crede, e perché è frutto di un dialogo efficace con le istituzioni (la prima iniziativa popolare è stata ritirata dai promotori in quanto il Parlamento, che trovava non rispettasse pienamente le varie competenze in materia didattica, ha proposto un controprogetto soddisfacente). Va anche rimarcato che gli studenti elvetici usufruivano già di un numero di ore di musica superiore a quello di molte altre nazioni, ma la popolazione lo ha ritenuto insufficiente.
Una sola domanda: perché noi no?