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An evening with Mark Knopfler and his band
An evening with Mark Knopfler and his band
di [user #33493] - pubblicato il

L’ultima volta che lo avevo visto dal vivo era stato nel settembre del 1992. I Dire Straits erano una tradizione di famiglia e il regalo per i miei diciassette anni fu il biglietto per la data fiorentina dell’incredibile “On Every Street Tour”. Non potevo sapere che sarebbe stata l’ultima occasione per vederli.
Dopo lo scioglimento della band nel 1995, il genio ungaro-scozzese ha intrapreso una carriera solistica che lo ha portato a realizzare 9 album a suo nome, ma già prima di quella fatidica data si era impegnato su altri fronti. Ha realizzato, infatti, dischi in collaborazione con altri artisti (basti ricordare quelli con i Notting Hillibillies, Chet Atkins e Emmylou Harris), è intervenuto in qualità di session man in più di un centinaio di dischi di altri musicisti e ha realizzato svariate colonne sonore, oltre a essersi occupato della produzione di progetti di rilievo, tra cui lavori di Bob Dylan, Randy Newman e Willy DeVille. A questo, aggiungiamo il fatto che ha vinto premi e ricevuto riconoscimenti di ogni tipo (ha tre dottorati onorari in musica da altrettanti college britannici, per dirne una). Insomma, un artista che ha lasciato un segno profondo nella musica degli ultimi 40 anni.
Eppure, benché la mia stima sconfinata verso questo Maestro non sia mai venuta meno, senza neanche accorgermene, me ne sono progressivamente allontanata. Mentre Knopfler sfornava meraviglie più intimiste, misurate e mature, la mia passione per il rock più muscoloso (e forse la mia età!) mi ha portato verso altri territori. Non che mi sia mai privata del piacere dell’ascolto dei suoi dischi (soprattutto di quelli dei Dire Straits), ma per 27 lunghi anni non sono andata a un suo concerto perché lo sentivo meno vicino a me di quanto fosse stato in passato e di altri artisti.
Tempo fa, la notizia della sua presenza in cartellone al Lucca Summer Festival e un brivido lungo la schiena: era tempo di rivederci. Arrivando in piazza Napoleone pochi minuti prima dell’inizio del concerto, il colpo d’occhio è stato sconvolgente: è stata una fortuna essersi premurati per tempo di reperire i biglietti, perché a quanto pare la sua data ha registrato un bel sold out. Alle 21 in punto il live ha avuto inizio.
Knopfler è stato accolto con una standing ovation che faticava a rientrare, tanto era l’entusiasmo del suo pubblico. Ad accompagnarlo, una band vecchie conoscenze come Guy Fletcher (tastierista e direttore musicale), Richard Bennett (chitarra), Danny Cummings (percussioni e cori), Ian “Ianto” Thomas (“l’orgoglio del Galles”, batteria), Glenn Worf (bassista, del Wisconsin), Jim Cox (piano, definito da Knopfler come un genio assoluto), Mike McGoldrick (considerato uno dei migliori flautisti al mondo), John McCusker (violino e cittern, strumento simile al liuto n.d.r.) e due nuovi acquisti, Tom Walsh (giovane trombettista britannico) e Graeme Blevins (sassofono). In realtà sono quasi tutti polistrumentisti, tanto che Knopfler comunica con orgoglio che il suo ensemble complessivamente suona ben 48 strumenti!

An evening with Mark Knopfler and his band

Il concerto è durato due ore, con 14 pezzi e tre bis. Oltre ad attingere a quasi tutti i dischi solistici, la setlist ha elargito ben sei brani dei Dire Straits (tre dei quali dal fortunato Brothers in Arms) e due brani dalle fortunate colonne sonore che ha composto: “She’s Gone”, dalla soundtrack di Metroland, e una chiusura da brivido con “Going Home”, dal film Local Hero. L’assortimento dei brani ha reso conto della varietà della produzione di questo gigante e molto più. Se Knopfler è un chitarrista leggendario per il suo stile inconfondibile che una volta di più ha mandato in estasi il pubblico, in questo nuovo incontro, quasi come in un’epifania, mi sono resa conto del perché per me sia sempre stato molto di più di un maestro della sei corde. Ascoltarlo eseguire i suoi brani mi ha ricordato quale incredibile compositore, autore e interprete sia: la capacità evocativa dei suoi testi lo rende, a mio gusto, uno dei più raffinati singer-songwriter di sempre (a dire il vero ogni definizione del suo ruolo risulta riduttiva, considerata l’ampiezza delle sue competenze) e il modo in cui li canta, così scevro da orpelli e intensissimo, lascia alla storia narrata dal brano la centralità assoluta.
Knopfler appartiene alla grande tradizione dei cantastorie, molti dei suoi brani sono autobiografici e in essi narra la quotidianità - passata e presente - di un’antirockstar come solo un vero maestro della parola sa fare (la sua laurea in inglese, l’esperienza come giornalista e critico musicale e l’insegnamento in un college prima di sfondare nel mondo della musica sicuramente hanno costituito un interessante background). È stato splendido accompagnare un Mark sedicenne nel suo viaggio in autostop una vigilia di Natale di tanti anni fa, riscoprire con lui la poesia del desiderio di un lavoratore di consumare il suo agognato bacon roll in un bar britannico, immergersi nelle vicissitudini degli operai del Tyneside costretti a emigrare in Germania e ascoltare il dipendente di un negozio di elettrodomestici accanirsi contro le popstar che vede sugli schermi delle tv sintonizzate su MTV, il tutto in un crocevia sonoro in cui si incontrano blues, folk, country e rock.
Insomma, protagonista assoluta del concerto è stata, come prevedibile, la musica. Con una scenografia praticamente assente (solo dei fari e davvero minimalisti), l’unica distrazione che ha strappato il pubblico alla malìa dei brani sono stati i cambi chitarra: l’entrata sul palco della storica Strato fiesta red, della Les Paul sunburst, della Danelectro 59 ma soprattutto della mozzafiato Pensa MK90 hanno fatto partire dei boati di ammirazione!
Il 12 agosto prossimo Knopfler compirà 70 anni e ha detto al suo pubblico di aver preso in considerazione l’ipotesi di andare in pensione, ma alla fine ha pensato «mi piace, che posso fare?». Intanto stanno per giungere al termine le date europee del Down the Road Wherever Tour, che è inziato a Barcellona lo scorso aprile e che prende il nome dal nono disco solistico di Knopfler, registrato nei suoi British Grove Studios a Londra e uscito alla fine dell’anno scorso. La band partirà subito dopo per una trentina di concerti negli USA e in Canada.
Sperimentato un concerto del genere si comprende che non esiste qualcosa di grandezza superiore, ma che, se mai, musica di pari grandezza può assumere una forma diversa. Spero di avere un’altra chance (senza far passare 27 anni, però)!

An evening with Mark Knopfler and his band
 
SETLIST
1. Why Aye Man
2. Corned Beef City
3. Sailing to Philadelphia
4. Once Upon a Time in the West (Dire Straits)
5. Romeo and Juliet (Dire Straits)
6. My Bacon Roll
7. Matchstick Man
8. Done with Bonaparte
9. Heart full of Holes
10. She’s Gone (dalla colonna sonora di Metroland)
11. Your Latest Trick (Dire Straits)
12. Postcards from Paraguay
13. On Every Street (Dire Straits)
14. Speedway at Nazareth
BIS
15. Money for Nothing (Dire Straits)
BIS 2
16. So Far Away (Dire Straits)
BIS 3
17. Going Home (dalla colonna sonora di Local Hero)
concerti mark knopfler
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