di JackDynamite [user #14761] - pubblicato il 24 marzo 2013 ore 08:00
Realizzare un manico con le proprie mani fa stringere un rapporto speciale con uno strumento, che genera emozioni ancor più forti quando la chitarra viene consegnata tra le mani del suo nuovo proprietario e, insieme, si assiste ai suoi primi vagiti.
"M'bare, dopo devo chiederti una cosa". Così il mio ormai caro amico Andrea, siculo DOC, mi preparava a una richiesta che al tempo, scaturita da qualcun altro, non avrei accettato. Ma si sa, per amicizia, e anche per sfidare se stessi, alle volte si fa anche qualcosa contro voglia, che non ci piace pienamente, o addirittura che ci spaventa, ed io l’ho fatto. E che cosa mi chiese Andrea di così spaventoso, e che non mi andava molto di fare?
Presto detto.
Con la faccia stanca dallo studio, il mio amico esordisce dicendo: "Eccoti, ti volevo chiedere se era possibile cambiare il manico alla mia Stratocaster, perché, m’bare, è proprio una m***a".
Sorpreso gli rispondo che sì, è possibile, ma mi sarebbe piaciuto capire i motivi di questo desiderio, perché comunque si parla di una Fender American Standard.
Sinteticamente emerge che per lui quel manico è tutto sbagliato, dai tasti troppo piccoli, sottili e pure usurati, al legno, povero e bruttarello, al profilo, moderno ma scomodo, al colore ormai ingiallito dato da una vernice poliuretanica davvero poco soddisfacente al tatto, senza contare della rigidità innaturale. Ma la cosa più importante è che questo manico complica la vita ad Andrea rendendogli davvero faticoso suonare. Gli propongo di cercargli un manico nuovo, oppure usato, con caratteristiche che gli aggradino e che gli permettano di fare un salto di qualità, ma mi zittisce subito con la vera richiesta: "m’bare, me lo devi fare tu". Io, senza parole, mi prendo quei quattro secondi per capire cosa mi ha appena chiesto, anzi, imposto; dopo una bella chiacchierata cedo, e senza nemmeno rendermene conto sto già ragionando su cosa fare per dare un cuore nuovo a una Super Blackie (vedere la foto in cima con moderno ponte e HB Lollar) di stampo Gilmouriano. Davvero il colmo, perché chi mi conosce sa che non sono un grande amante di Stratocaster e nemmeno dei Pink Floyd. Ma tant’è… una bella sfida!
La scelta condivisa ricade su materiali di prima scelta, acero fiammato di monte anche per la tastiera, truss rod a doppia azione, capotasto in TusQ e tasti Dunlop medium jumbo. Si decide anche di riportare la tastiera sia per evitare di spezzare le meravigliose fiammature sul retro sia per maggiore facilità di installazione del truss rod. In corso d’opera (grazie all'insonnia), decido di costruire questo manico con diverse migliorie rispetto al originale, come il tacco con una leggera inclinazione predefinita, per dire addio a spessori e sistemi poco amati come il microtilt, una risagomatura più snella e tondeggiante sempre del tacco, per facilitare la suon abilità ai registri alti, uno sbalzo della paletta rispetto al piano della tastiera molto più profondo di una Stratocaster standard - parliamo di 1,5cm in più - questo permette di evitare gli abbassa corde con l’utilizzo di meccaniche slotted (in questo caso riciclate dal vecchio manico), e di conseguenza una dolcezza maggiore delle prime due corde e minore rischio di scordature visto il minore attrito.
Ma non contento di tutto questo, raspa alla mano mi sono buttato nella creazione di un profilo asimmetrico, cioè con la parte superiore più sostanziosa come per esempio quella da un profilo C per dare un bel sostegno al pollice, e una parte inferiore che va assottigliandosi leggermente di più, permettendo una presa più ergonomica e lasciando più spazio alle dita durante fraseggi e soprattutto a bending e vibrati.
Pian piano questo grosso blocco di acero meravigliosamente fiammato prende forma, tra un taglietto e l’altro, segatura, trucioli e polvere. Tastando mi do anche una bella martellata sul pollice con buco annesso, giusto in tempo per battezzare col sangue la creatura. Io e Andrea ci sentiamo, lo tengo informato, e lui pure, fa spola tra Milano e la Trinacria un paio di volte al mese per gli studi, vede passo passo ogni trasformazione, si appassiona, e il suo sguardo diventa ogni volta più bello, brillante, e questa cosa mi fa stare bene, tutto d’un tratto le Stratocaster mi piacciono, e diciamo che anche i Pink Floyd non sono più così male.
Ma manca ancora del lavoro da fare, una decina di giorni e Andrea sarà di nuovo a Milano e la chitarra dovrà essere suonante, quindi organizzo una tabella di verniciatura dal mio super amico Guido, carrozziere che tratta ancora oggi ogni ben di dio di vernice (e noi chitarristi sappiamo cosa significa una buona vernice, soprattutto sotto le mani).
Lui mi fa scoprire un nuovo ritrovato della tecnica, una vernice acrilica bi componente all'acqua super cristallina che esalta al massimo le venature del legno, e oibò, della fibra carbonio! Non ci mette molto a convincermi, e nemmeno a convincere Andrea che vuole un acero ariano, biondissimo, chiaro chiaro.
Il risultato è spettacoloso, le fiammature sono esplose e c’è anche da levigare poco, basteranno tre levigate e otto mani di vernice per un risultato perfetto, oltretutto mi accorgo che questa acrilica si presta alla perfezione per l’effetto satinato, quindi a verniciatura completata proteggo la tastiera e satino il retro del manico, regalando una setosità degna di un culetto di bambino della pubblicità Pampers, e la cosa più bella è che le fiammature non si sono perse, la vernice ha mantenuto un ottimo grado di trasparenza.
Finito di gongolarmi della bellezza della vernice mi accorgo che mancano meno di trenta ore alla consegna della chitarra, quindi cosciente che si sarebbe dormito ben poco, predispongo il lavoro di assemblaggio.
Alle sette e mezza del mattino di un nuovo radiante giorno, con alle spalle tre ore di sonno, inizio a montare le meccaniche: strette, ben allineate (che lavoraccio allineare queste meccaniche!) e avvitate.
Sono le otto e il mio lavoro viene interrotto da uno zio con la sciatica con la richiesta di facchinaggio tavolo di cristallo dal piano terra al secondo piano dal peso, a memoria, di 8 tonnellate e mezzo, lungo due metri con bordi taglienti come cocci di vetro vulcanico. Conclusione: un'ora di lavoro persa, mignolo destro quasi amputato, sensibilità della mano sinistra quasi inesistente e una posa da Gollum, o se volete Quasimodo per gli amanti Disney, che mi avrebbe accompagniato fino all'indomani.
Finalmente la corsa contro il tempo riprende e adagio (la fretta è cattiva consigliera) dolcemente il manico nella tasca del corpo, e con due spaghi vecchia maniera prendo le misure per rendere dritto e centrato il nuovo biondo collo.
Un colpetto qui, un colpetto là, una morsettata più forte et voilà. Quattro trapanate, una soffiata, quattro viti, piastra, cacciavite e mi ritrovo una solida pala per la neve, che in quei giorni dà un po’ di noia.
Ovviamente non ho il tempo di spalare, quindi riprendo il lavoro, controllo che il truss rod sia in posizione zero, morsetto il tutto e inizio la rettifica, molto delicata e certosina.
Corono velocemente i tasti, li lucido, mi assicuro che sia tutto perfetto, lucido anche la tastira, la paletta, pulisco il corpo, rimetto insieme i pezzi, corro a mangiare con l’imbuto e schizzo verso Milano. Alle due del pomeriggio l’incontro, la mesta agitazione di Andrea che non sta più nella pelle, ma mancano ancora un paio di cose fondamentali: le corde e il setup.
Ma è un momento speciale, arrivare all'ultimo minuto dà la possibilità di condividere con il legittimo proprietario il primo vagito, la rinascita di questa bionda in abito nero. Montate le corde 10-46 e accordata, il manico è ancora drittissimo, l’action è da regolare minimamente, una leggera curvata alla barra tendi manico e le ottave sono quasi perfette, e non resta che lasciare il primo accordo a chi l’ha sognato per più di due mesi.
Provando passano almeno cinque minuti prima che Andrea apra la bocca per dire qualcosa, che però non ricordo, perché sono davvero troppo emozionato, so solo che sono parole di gioia e soddisfazione, perché finalmente la chitarra risponde perfettamente alle sue intenzioni.
Piango, e non mi vergogno di dirlo. È un esperienza fantastica, piena di paure, ma anche di soddisfazioni a ogni passo in avanti, colma di fiducia e amicizia, di amore per la musica e le chitarre. La commozione è inevitabile per un tenerello come me.
Andrea poi mi ha mandato questo video, per farmi vedere di cosa è capace questa sventola bionda in abito nero. Spero che vi susciti un po' delle emozioni che ancora adesso mi pervadono ascoltandolo.
Con qualche accenno liuteristico ho voluto raccontarvi questa storia, spero vi sia piaciuta e vi stimoli a nuove sfide e a creare sempre qualcosa di nuovo, in nome di un'amicizia!
Nota della Redazione: Accordo è un luogo che dà spazio alle idee di tutti, ma questo non implica la condivisione di ciò che viene scritto. Mettere a disposizione dei musicisti lo spazio per esprimersi può generare un confronto virtuoso di idee ed esperienza diverse, dando a tutti l'occasione per valutare meglio i temi trattati e costruirsi un'opinione autonoma.
Mi hai molto emozionato con il tuo racconto!!Bella esperienza e lavoro spettacolare!! Che me ne faresti uno anche a me???....C'ha il suono della passione He he he he..
E ci si puo beccare da paolo in una delle prossime settimane, mi sono dimenticato la delle raspe giapponesi che lasciano una finitura perfetta! :) , cosi ne approfitto per farmi dare una fresatina al
retromanico. Io sto impazzendo con la verniciatura, mi era venuta perfetta, l'ho toccata perchè ancora me lo domando, e ciao....settimana prossima vernicio il tutto e spero come dio comanda!
di SilverStrumentiMusicali utente non più registrato commento del 24/03/2013 ore 08:55:3
quanto vorrei imparare anche io a fare una cosa così. Forse però... prima di cambiare il manico era il caso di cambiare il ponte. Quello delle am. standard so sempre stati una schifezza
improponibile.
prendi legno, truss rod, tasti, e segna tasti e un buon capotasto, il resto puoi farlo con semplici utensili acquistabili in qualsiasi brico center :)
il ponte è molto bello invece, permette
un uso fluido e buona intonazione, solo , se viene settato male o utilizzato senza criterio tende ad usurarsi. le molle molto risonanti , quindi ho dovuto foderare di ovatta per lucidare le stesse
fino a renderle sorde, , l'unica cosa migliorabile di quel ponte è il monoblocco, in acciaio inox sarebbe perfetto, le sellette, sono opinabili, ma fanno benissimo il loro lavoro, solo la vite
brugola è di una misura così microscopica che è difficile trovare la chiave.
Scusami, ma del ponte... togliendo le molle, le sellette e il monoblocco... cosa rimane? :D Prova un Kluson Vintage Reissue. Io sono rimasto sbalordito. Oramai lo monto su tutte le chitarre che mi
portano dove è necessario cambiare il ponte. E' bello, economico ed è tutto d'acciaio.
le molle dan sempre problemi, è solo il blocco il vero punto debole del ponte. ci darò un occhio al Kluson, ma non lo ricordo sul sito internet del produttore, dove lo trovi in italia?
bartolini?
li vendo io e li monto io. Li prendo direttamente dall'importatore. In realtà un vero e proprio sito della kluson a parte quello dedicato alle meccaniche. La cosa bella è che è tutto d'acciaio e
l'ho provato a magnete. L'unica cosa che risulta magnetica sono le viti. :)
Mi daresti qualche informazione sul ponte che citi? Mi hai incuriosito e ho provato a cercarlo, ma sul sito Kluson ci sono solo meccaniche (e lo stesso vale per il sito WD Music, sempre di
Kluson). Grazie.
Dev'essere proprio lui, anche la recensione è estremamente simile :) Però continuo a non capire perchè sul sito ufficiale (al quale rimanda anche la pagina che hai linkato) non ci sia traccia
di ponti...
è questione di gusti... mi è capitato di farlo. Personalmente il ponte a 2 pivot non lo digerisco proprio. Ma a prescindere io, una stratocaster col ponte a 2 pivot, non la comprerei proprio da
principio. :)
è una passione che è quasi un lavoro :) certo, spero che lo diventi, ma ora, di questo periodo, non sarebbe giustificabile aprire un attività, è comunque un mio grande sogno , penso lo si
fosse capito dai miei numerosi diari. Ciao! :D
complimenti per l'articolo, ben scritto e coinvolgente mi hai catturato nel leggerlo, complice l'amore per le Fender ed il fatto che sono reduce più o meno di una storia simile in questi giorni per
una telly... bella storia fatta di gente, chtarre ed emozione che solo la passione per la musica può regalarci. buona domenica e buona musica a tutti e due..... Lucky
Tu ci sai fare, bravo! Veramente un bel lavoro, fatto con molto criterio e con un risultato eccellente.
Riesci a recuperare la marca della vernice usata? Mi interesserebbe parecchio
trovarne una all'acqua che sia adatta, sto provando quella che vendeva stewmac (acrilica non catalizzata) e mi pare molto buona, ma hanno cambiato marca adesso e dai commenti pare non abbiano fatto un
gran affare...
bravi !! cmq Se del manico dell' american standard non sa cosa farne, me ne servirebbe uno che il mio di una strato assemblata non mi soddisfa molto. magari sentiamoci in privato
Veramente bravo nell affrontare un lavoro cosi' per quanto riguarda il manico e non e' da tutti fare certe cose e bravo anche il chitarrista se mi posso permettere visto che suonate tutti molto bene
la tastiera omette alcuni accordi che sono fondamentali e non sentirli suonati da un po da fare ciao e complimenti
Bell'articolo, me lo sono letto con goduria, ma soprattutto il manico è uno spettacolo, una creatura che ha preso vita. Complimenti (e invidia....) ciao!
Ottimo lavoro, bella storia e il tuo amico ci sa fare davvero: è una bella soddisfazione sapere che il proprio sudato lavoro viene valorizzato come merita.
emozionante è sopratutto la passione che traspare dalle tue parole. a giudicare dal video hai fatto un buon lavoro, sia per il suono che per l'interpretazione del tuo amico. è evidente il
feeling che ha con il strumento che conferisce al suo tocco (grandioso a mio parere) quel qualcosa in più che emoziona. incredibile come quella canzone ti spacchi dentro anche quando non è
suonata dai Floyd, ovviamente se è suonata degnamente. bravi a tutti e due!
Complimenti a JackDynamite un lavoro eccezionale hai creato un gran manico!Complimenti anche al fortunato possessore della strato,ottimo chitarrista,il suono che ne tira fuori è veramente bello
gilmouriano quanto basta ma nello stesso tempo originale,bravo!Ottimo anche tutto il gruppo bell'impasto sonoro,suoni molto fedeli agli originali e atmosfera pinkfloydiana ricreata con grande
precisione!
Significa che è incollata. Di solito manici totalmente in acero sono in pezzo unico, con striscia di noce a chiudere lo scasso della barra. In questo caso, e stato fatto cosi sia per motivi estetici
che pratici.
Non so perché sono capitato su questo articolo,
Ma l'ho letto tutto d'un fiato e per un istante ho potuto condividere con te sensazioni, odori, paure, emozioni.
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