VINTAGE VAULT SHG MUSIC SHOW PEOPLE STORE
Suhr Koji e Corso arrivano nei negozi
Suhr Koji e Corso arrivano nei negozi
di [user #116] - pubblicato il

Il compressore Koji Comp e il lunchbox Corso sono stati presentati in anteprima da Suhr lo scorso febbraio. Potente e versatile il primo, compatto e ideale per lo studio il secondo, il Koji e il Corso ora sono pronti per arrivare nei negozi.
Il compressore Koji Comp e il lunchbox Corso sono stati presentati in anteprima da Suhr lo scorso febbraio. Potente e versatile il primo, compatto e ideale per lo studio il secondo, il Koji e il Corso ora sono pronti per arrivare nei negozi.

Lo stompbox Suhr Koji Comp e l'amplificatore valvolare Suhr Corso arriveranno nei negozi, anche nel nostro Paese, a settembre. La notizia arriva da Backline, distributore dei prodotti Suhr per l'Italia, che rende pubblici nuovi dettagli dei due prodotti e ne annuncia i prezzi.

Il Koji è un compressore analogico che fa della versatilità il suo punto di forza. Il circuito è disegnato per restituire un'ampia gamma di impostazioni e ricreare, mediante cinque controlli dedicati, effetti di compressione trasparenti e moderni al pari dei caratteristici toni vintage, più coloriti e caratterizzati.
Lo switch Voice commuta tra le due modalità, ma è possibile dosare gradualmente l'effetto di compressione e la sua "sonorità" con il potenziometro Mix. La manopola Level permette di accedere a un incremento di volume fino a +14dB, il che dà vita a un vero clean boost trasparente e dinamico quando il Mix è tutto sul dry, cioè con compressione a zero.
Per non complicare la vita dei chitarristi, l'effetto è gestito con i semplici potenziometri di Comp, per il livello di compressione, e Attack, per passare agevolmente alla funzione di morbido sustainer per gli assolo a quella di compressore percussivo e incisivo per le ritmiche.
L'innovativo sistema di switching, inoltre, fa sì che non si resti mai a secco: qualora l'alimentazione dovesse venire a mancare per un falso contatto, un guasto dell'alimentatore o una batteria scarica, un relè scatterebbe commutando il pedale in posizione di bypass, naturalmente "true".
Lo Suhr Koji Comp entra in catalogo al prezzo di listino di 249 euro ed è analizzato da vicino in questo articolo.


Il lunchbox Corso è un amplificatore valvolare costruito con componenti di qualità, tecnologie moderne e un output adatto allo studio di registrazione casalingo.
Lo scopo del Corso, con i suoi cinque watt di potenza variabile e la connettività progettata in funzione dell'home recording, è fornire un suono di prima scelta che sia facile da modellare per non rubare tempo al suonato.
I potenziometri si limitano a uno per la potenza d'uscita, uno per il gain e due manopole di Treble e Bass per gestire l'equalizzazione di base. Collegato all'unico input disponibile, il chitarrista può poi contare su uno switch per il Bright, un Mid Boost, un interruttore per attivare la modalità Presence, ovvero un incremento sulle medio-alte e un ulteriore switch per attivare la modalità Deep, ovvero una spinta sulle medio-basse. In ultimo, un Gain Boost dà una spinta in più qualora il potenziometro Drive non dovesse bastare.
Tutti gli switch sono attivabili in maniera indipendente tra loro e a piacimento, così da permettere al chitarrista di accedere velocemente a una lunga serie di sfumature e sonorità differenti, a volte complementari, senza perdersi dietro una fila di manopole o complessi equalizzatori a più bande.
Il corso è a listino per 1249 euro ed è stato mostrato in anteprima in questo articolo.

Suhr Koji e Corso arrivano nei negozi
amplificatori corso effetti e processori koji comp suhr
Link utili
Suhr Koji Comp
Suhr Corso
Backline
Nascondi commenti     8
Loggati per commentare

il Corso nell'articolo linkato era ...
di RedRaven [user #20706]
commento del 28/07/2013 ore 23:46:36
il Corso nell'articolo linkato era dichiarato a 999 dollari. adesso siamo a 1249 euro.. ebbrava suhr. o brava Backline a scelta. Ma già 1:1 sarebbe stato caro, così siamo al ridicolo. Peraltro è effettivamente in preordine a 990 dollari su vari siti americani, quindi siamo proprio noi europei i più furbi. Non so se han mai sentito parlare di una certa signora "crisi"...
Rispondi
Re: il Corso nell'articolo linkato era ...
di Zado utente non più registrato
commento del 29/07/2013 ore 13:52:04
Personalmente ti dico..ho fatto gli stessi ragionamenti tuoi con uno di Gold Music quando mi sono lamentato vedendo alcuni modelli delle nuove Schecter Usa,che in america hanno costi sui 1700$,assumere da thomann cifre di 2500€ (il doppio essenzialmente),rendendole di fatto incomprabili qui da noi.
Mi è stato amaramente spiegato come il discorso non si riduca,alla fine, al solo trasporto+dogana+dazi+dovuto al negoziante,ma vi siano una serie infinita di procedure,tassazioni e cavilli che vanno a incidere in modo terrificante sul prezzo di vendita finale.Quindi penso che il prezzo di quasi 1300€ non sia dovuto a un "ladraggio"nostrano,ma alla semplice applicazione di questi.

Ovviamente tutto ciò non fornirà mai una buona motivazione al compratore per spendere quello che in testa gli sembrerà sempre più del dovuto (e,del resto,chi mai vorrebbe pagare il doppio di quel che paga un americano per lo stesso prodotto?),quindi c'è buona possibilità che i prezzi,con il tempo,di qualcosa caleranno,visto che venderanno presumibilmente molto poco ;)
Rispondi
Re: il Corso nell'articolo linkato era ...
di alberto biraghi [user #3]
commento del 29/07/2013 ore 16:34:0
Allora, la faccenda è molto semplice: distribuire qualunque cosa in Italia costa. Punto. Con una differenza importante rispetto a quanto accadeva negli anni pre-Internet: oggi è facile per il consumatore verificare i prezzi.
Premetto che sulla critica ai prezzi in Italia siamo dei precursori. Su un numero di Nashville del 1993 o 1994 facemmo scandalo con un articolo in cui per primi facevamo notare come una Carvin ufficiale in Italia costasse quanto la stessa chitarra a Los Angeles più il volo per andarla a prendere più una settimana in albergo più i pasti (una cosa tipo 900 dollari contro sette milioni di vecchie lire).
Poi però venne la Rete e tutto questo finì. Oggi la competizione è tale per cui un distributore è costretto ad applicare i prezzi più bassi che può e anche con quelli si trova una concorrenza spietata da parte degli e-commerce. Bisogna tornare a ricordare che come entra in Italia un prodotto americano paga il 21% di Iva e un dazio assurdo (applicati perfino sul trasporto) e che poi sull'utile si arriva a una pressione fiscale di oltre il 50%. Basta guardare la differenza di prezzo di un iMac sullo Store italiano e USA per rendersi conto che perfino un colosso come Apple, con un enorme potere di contenimento dei costi, deve pagare il prezzo dello scandalo fiscale italiano.
Che aggiungere? Innanzitutto che il tono polemico è fuori luogo, la Suhr uno se la compra dove gli pare, nessuno nasconde nulla, nessuno impone nulla, non siamo negli anni '90 in cui se non avevi il telex eri tagliato fuori. In secondo luogo, a conti fatti e considerati anche gli street price, la differenza sta tutta lì, nelle fiscalità, che peraltro gravano anche sul privato che compra in USA. Quindi 999 dollari+iva+dazio+trasporto = il prezzo italiano. Pari pari (e non abbiamo parlato di assistenza, garanzia, eccetera, per dire, ho ordinato varie cose da Thomann e al primo problema ho deciso che in futuro spenderò il 10% in più, ma comprerò in Italia).
Poi, per carità, chi di noi andando in USA non è tornato con MacBook Air, una Telecaster o una Nikon imboscato in valigia? Quello però è un altro discorso, si chiama contrabbando ed esula dal tema.
Concludendo: bisogna avere rispetto per chi lavora, soprattutto in un mercato libero e competitivo. E' facile fare i brillanti da dietro la tastiera, ma prima di sbertucciare un'azienda (che crea lavoro e soprattutto *resiste*, in un momento in cui ce n'è un enorme bisogno) bisogna cercare di chiarirsi un po' le idee, evitando di sparare sciocchezze e anatemi campati in aria.
Rispondi
Re: il Corso nell'articolo linkato era ...
di Pinus [user #2413]
commento del 03/08/2013 ore 11:44:06
Purtroppo è perfino peggio, perchè i dazi e l'iva l'importatore li recupera , ma nonostante questo poi non riesce ad essere competitivo
Rispondi
il Corso nell'articolo linkato era...
di AndreaBrusadelli [user #15503]
commento del 29/07/2013 ore 15:18:29
Buongiorno RedRaven,
non voglio fare la crociata pro-distributore, ma visto che ci chiami direttamente in causa, penso sia doverosa una risposta per dipanare lo spinoso argomento della distribuzione, prima che parta un linciaggio mediatico dei distributori italiani..mi scuso in anticipo per quello che sarà sicuramente un papirone, ma qualcuno prima o poi doveva affrontare l’argomento in maniera più o meno ufficiale..forse avrei dovuto chiedere a Luca e Alberto di scrivere un articolo.. :-)
Come vedi dal mio nick mi chiamo Andrea Brusadelli e sono il product specialist /manager di Suhr e degli altri marchi di chitarra distribuiti da Backline..ma prima di tutto sono anch’io un chitarrista e accordiano con una vera e propria passione viscerale per tutto il mondo della sei corde, e devo ammettere che prima di arrivare qui anch’io probabilmente avrei potuto pubblicare un post come il tuo, ignorando appunto quello che succede dietro le quinte dell’importazione di un prodotto..
Dal tono della tua mail mi sembra di capire che non hai ben chiare le logiche di importazione dal nuovo continente e soprattutto dei costi che quest’ultima comporta…e forse non ti rendi conto che dietro la sigla anonima dei vari distributori italiani come Backline appunto, o Mogar, Eko, etc etc ci sono tante persone animate dalla tua stessa passione, che si fanno il cosiddetto mazzo dalla mattina alla sera, per far si che gli oggetti che alimentano la nostra gas, arrivino nei negozi italiani..
Cercherò di darti dei dati oggettivi, sebbene non mi occupi io della logistica dell’importazione..quindi prendi questi miei dati come generici e passibili di una minima variazione percentuale..
Come hai giustamente notato il prezzo a cui viene offerto un prodotto americano sul suolo americano è ben diverso da quello proposto in Europa..la prima banalissima considerazione è proprio che in America la Suhr vende i suoi prodotti direttamente ai negozianti americani, senza intermediari e costi di importazione..infatti la Suhr vende a noi allo stesso prezzo a cui vende ai negozi americani, non è che ci fa uno sconto perché stiamo dall’altra parte dell’oceano o perché siamo dei distributori..anche perché purtroppo le dimensioni del mercato italiano sono davvero piccole ai loro occhi, e quindi tali da non giustificare sconti o investimenti..
Detto così però non si rende bene l’idea del peso che i costi di importazione hanno poi sul prodotto finito una volta che lo trovi nel tuo negozio di fiducia..il costo di ogni strumento in Italia è infatti appesantito prima di tutto dal trasporto: nel caso di Suhr si parla di trasporto via aerea dall’America (magari di un intero container, non di un solo amplificatore o una chitarra) che incide sul costo del prodotto di un 8/10% a seconda del valore e delle dimensioni della spedizione, e di cui il 3,7% è il dazio doganale se si tratta di chitarre e 4,5% se si tratta di amplificatori (a voi i commenti). Spesso e volentieri la dogana italiana trattiene in visita a nostre spese la merce anche per una settimana o più..ma questa è tutta un'altra storia..
Dopo l’arrivo e lo sdoganamento, c’è il costo di trasporto del famigerato container al nostro magazzino, poi ai negozianti, e in molti casi il finanziamento ai negozianti stessi (che in alcuni casi pagano mesi dopo aver ricevuto la merce mentre tutti i fornitori americani vogliono il pagamento anticipato prima di spedire la merce).
Un altro costo importante della distribuzione che va a gravare sul prodotto è quello del magazzino, perché di ogni prodotto di un marchio il distributore ne deve tenere da pochi pezzi fino a centinaia di pezzi a seconda della rotazione del prodotto stesso..considera che di solito si parla di valori di magazzino a 6 zeri. A questo punto arriva lo stato italiano e quindi al costo del prodotto dobbiamo aggiungere un bel 21% d’iva. Poi sul prodotto pesano in generale i costi di promozione del prodotto stesso (pubblicità su riviste specializzate, banner su portali, video test..ad esempio il bellissimo Second Hand di Accordo è anche questo un costo per il distributore)…e poi ancora ci sono anche tutti i costi di assistenza, pre, durante, e post vendita dei prodotti in garanzia (perché almeno il vantaggio di acquista in Italia è il parlare con un italiano e non dover rispedire il prodotto a proprie spese oltreoceano). Per chi poi ha gli agenti, c’è poi anche la percentuale dovuta per ogni singolo pezzo venduto ai negozi dalla rete vendita.
Infine arriva il momento di dare un giusto ricarico sia a noi come distributore, sia al negozio (vorrei far notare che su Suhr è uno dei più bassi di tutto il nostro catalogo)....ma su questo non devo dare spiegazioni, anche tu lavori e ricevi uno stipendio per il lavoro che fai vero? ;-)
Ok penso di essere andato abbastanza a fondo, anche se sicuramente avrò dimenticato qualche altra voce..spero sia stato utile per tutti ..in ogni caso a questo punto nessuno vi vieta di continuare a pensare che i prodotti importati in Italia siano cari, ma adesso potete farlo con la giusta cognizione di causa!!
Rispondi
Re: il Corso nell'articolo linkato era...
di RedRaven [user #20706]
commento del 29/07/2013 ore 23:20:22
Mi spiace se il tono è sembrato (gratuitamente) polemico, ma non lo è. Ormai si siamo abituati ad importazioni che fanno venire invidia per gli acquirenti oltre confine, ma dare per assodato qualcosa non sposta troppo il problema. Spesso i prezzi di listino USA che paiono stellari si traducono in street prices decisamente più sensati da noi, per certi marchi quasi allineati. Per altri marchi o prodotti, mi spiace, ma meno. Capisco le spiegazioni, ma credo che i vari dazi e tassazioni si applichino prima della maggiorazione che poi fa lo street price italiano, ovvero sui prezzi all'ingrosso, e quindi ripeto spesso il risultato è 1:1 cambio dollaro euro, con la perdita di valuta, se vogliamo.
Vedere il 25% in più non è proprio incoraggiante. E penso non aiuti neanche Suhr a piazzare in modo competitivo un 5W che per bene che suoni, si scontra a pari costi, o superiori, con testate di bassa potenza che ormai sono molto competitive, più o meno boutique, più o meno seriali.
Non ignoro nessuno dei passaggi, dal banco del progettista al negoziante sotto casa, ma sta di fatto che oggi come oggi un prodotto del genere a 1250 euro sia difficile da definire competitivo, ahimè, per bene che suoni, perchè si posiziona all'estremo superiore (parecchio) della fascia di prodotti con cui compete. Questo è quanto.
Rispondi
Re: il Corso nell'articolo linkato era...
di Zado utente non più registrato
commento del 30/07/2013 ore 02:23:55
Alla fine il discorso è sempre lo stesso,del tipo "chi deve morirci di fame?" il compratore che spende cifre molto maggiorate per prodotti che valgono formalmente meno di quanto chiesto,oppure chi vende,che finisce per avere invenduti sempre a causa dei rincari...

E temo che ,appunto,questo genere di amplificazione particolarmente esosa difficilmente avrà successo,per quanto performante sia,perchè attualmente da noi sono pochissimi quelli che si sentono di spendere 1300 euro per cinque watt,seppure di gran suono,e sicuramente non sono players amatoriali o semi-amatoriali.Non ha avuto successo da noi la fargen mini plexi,probabilmente questa farà altrettanto.
Poi l'hardwired può essere affascinante finchè si vuole,ma non da spendere cifroni: personalmente più del mio ceriatone non avrei mai speso,neanche per un ampli cablato dal DalaiLama.
Rispondi
Ah, e di norma non ...
di RedRaven [user #20706]
commento del 30/07/2013 ore 00:15:56
Ah, e di norma non sono di quelli che difende le tesi del "4 resistenze e me lo faccio io", anzi, se cercate troverete interventi parecchio distanti che paradossalmente sono allineati ai vostri, in risposta ad altri, ma a volte il risultato è un prodotto che a conti fatti non trova una posizione ragionevole sul mercato. Poi magari questo Corso venderà benissimo, ma sotto i fatidici 1000 euro si trovano dei koch, egnater e compagnia bella, un tiny terror handwired, e sono quelli che mi vengono così a memoria, e se non erro sono su 15-20 W, certo non la comodità del 5W (oddio qui si apre una nuova parentesi, dove non suono col 20 non suono nemmeno col 5, ho scoperto per diretta esperienza, la soglia della convivenza civile è dalle parti del mezzo watt temo..) ma la componentistica è più costosa in teoria. Un 5W a quel prezzo non si vede tutti i giorni, vorrà dire qualcosa, temo.
Rispondi
Altro da leggere
Il sarcofago maledetto (e valvolare) di Dave Jones
Ho comprato il TS9 a causa dei multieffetto, e l’ho odiato
Ampli, effetti e un nuovo sistema cabinet negli ultimi firmware per Helix e POD Go
Chitarra o amplificatore? Dove vale la pena spendere di più?
Harley Benton: nuovi amplificatori valvolari e Cab Celestion
Come si misurano le caratteristiche di un amplificatore di potenza e sistemi adottati per migliorarne il rendimento
Articoli più letti
Seguici anche su:
Scrivono i lettori
Serve davvero cambiare qualcosa?
70 watt non ti bastano? Arriva a 100 watt!
Manuale di sopravvivenza digitale
Hotone Omni AC: quel plus per la chitarra acustica
Charvel Pro-Mod DK24 HSH 2PT CM Mahogany Natural
Pedaliere digitali con pedali analogici: perché no?!
Sonicake Matribox: non solo un giochino per chi inizia
Ambrosi-Amps: storia di un super-solid-state mai nato
Il sarcofago maledetto (e valvolare) di Dave Jones
Neural DSP Quad Cortex: troppo per quello che faccio?




Licenza Creative Commons - Privacy - Accordo.it Srl - P.IVA 04265970964