di gwynnett [user #9523] - pubblicato il 06 agosto 2014 ore 16:08
non basterà il resto della mia vita per dimenticare il suono delle tre plexi con cui Jimi suonava all'isola di Wight, una brutta esibizione di un pur grandissimo musicista, dettata da una condizione fisica e mentale certamente non idonea ma che non riuscì tuttavia ad inibire l'incredibile tecnica e la meravigliosa essenza della sua arte
non c'è occasione che non me ne ricordi, che non riviva quel LEAD così tagliente e finemente modulato che comprimeva con prepotenza un'aria ancora gonfia delle esibizioni precedenti, così piacevoli ed appaganti, per un pubblico di giovanissimi come ero io durante quel pomeriggio di fine agosto nel lontano 1970
Jimi sarebbe andato via di lì a poco, neppure venti giorni, nell'uggia fascinosa e decadente di una Londra ancora affollata e frenetica a metà settembre, lasciando ormai solo ai solchi del vinile quei guizzi virtuosi e l'irripetibile armonia dei suoi brani, forse senza avere consapevolezza delle meravigliosità che aveva donato alla musica di sempre e collocandosi tra i giusti, tra gli ineccepibili, tra gli eterni
bene, ho asciugato le lagrime e posso venire al punto scusandomi con il colto pubblico che vorrà leggermi
il LEAD, una espressione incerta e difficilmente collocabile, una saturazione non proprio esasperata ma oltremodo vivace che si rivela quando nelle valvole in uso viene iniettata molta corrente, al limite dei valori massimi o forse ancora di più
deve essere usato con maestria perchè riduce notevolmente l'effetto dinamico esercitato sulle corde ed aumenta a dismisura il sustain depauperando il segnale e riducendo le frasi ad una udibilità molto elementare
quindi si compone un brano per eseguirlo in LEAD, sopperendo alle carenze con una tecnica chitarristica adeguata
le EL34, istruite in modo opportuno, ne sono la massima espressione, pentodi puri con alte correnti anodiche e di griglia schermo che accolgono un segnale già molto gonfio di suo a nulla serve tirare su il gain e cercare di modellare se il finale è stato realizzato con valvole diverse, avremo un altro risultato, magari bellissimo, ma fuori da quello agognato
voglio citare la bellissima plexi 6v6 di Mark Huss, apprezzabilissima ma soltanto un pelo della folta coda di un gatto
due di esse per circa 50 watt, 4 per 100 watt, grossi magnetici di alimentazione, raddrizzamento esclusivamente a diodi, preamplificatrici ad alto coefficiente come le 12ax7, preferibilmente rivelazione in casse equipaggiate con quattro coni da dodici pollici e trasduttori in ingresso abbastanza presenti e molto vicini alle corde
non riesco a scorgere un'alternativa per ottenere la stessa forza e per soffrire e godere al contempo nel ricordo dell'irripetibile Jimi
per il clean il discorso si complica non poco da quello che leggo negli ultimi tempi c'è un ritorno al monocale con ingressi attenuati, una tipologia abbastanza semplice da realizzare e che supporta di buon grado le varie modificazioni in frequenza generate dalle periferiche occorre una grande linearità del circuito per ottenere lo scopo citato ed è questo un traguardo raggiungibile imponendo un equilibrio quasi maniacale sancito solamente in fase di progettazione, con l'aiuto dei data sheet delle valvole da usare e con una accurato esame delle "curve", che non sono altro che la stilizzazione delle linee di comportamento di quel tubo sotto l'azione di determinati valori di corrente e tensione
personalmente prediligo per questa tipologia i "tetrodi a fascio", come 6v6-6l6-kt66-kt88-6550 facendo grande attenzione in fase di progettazione perchè sono appunto tetrodi e non pentodi, quindi hanno all'interno un elemento in meno e nel caso specifico la griglia soppressore che servirebbe e lenire in qualche modo l'infausto effetto delle tensioni o correnti o capacità cosidette parassite, in quanto non controllabili in alcun modo
tutto quello che nell'autocostruzione ho dedicato al clean ha nel finale una coppia di 6v6 per ottenere circa 18 watt magnifici ed incredibilmente definiti fino al 60% del volume totale per abbandonarsi nel rimanente ad un invidiabile crunch costituito da una piacevole incrinazione ottenuta per saturazione del finale, cioè quando il segnale va a posarsi sulla parte meno lineare della retta anodica infrangendo in parte quel delizioso equilibrio imposto al circuito in fase di progettazione
evento previsto ed inevitabile, ma del tutto controllabile nell'espressione in modo da infondere al chitarrista quella piacevolezza infinita che lo inebria e lo esalta tenendolo legato alle corde, che lo induce a serrare le palpebre rivelando il suo piacere infinito modulando banding struggenti per una goduria propria e di chi lo ascolta ammaliato
convincetevene ragazzi, questa è la musica: godimento e sofferenza senza fine
il crunch non ha termini per essere definito è un vero trionfo già dai primi anni 60, quando l'AC30, espressione mistica e sensuale di una voce creata elettronicamente, graffiava la pelle di noi giovani chitarristi abituati a suoni più sottili ed essenziali ed il tutto aggravato dal fatto che non si poteva acquistare perchè non era importato
reputo un finale con le EL84 il più idoneo per ottenere rapidamente questo effetto e non soltanto ad di là di una certa soglia di volume come citato nel paragrafo precedente
l'uso delle EL84 prevede un preamplificatore molto dedicato e preferibilmente senza il controllo dei medi e riveste una grande importanza la quantità di amplificazione da conferire ad ogni stadio, quantità, non coefficiente, in modo da avere più immediatezza nelle risposte senza nulla togliere all'effetto dinamico esercitato sulle corde rimane l'unico amplificatore che, se realizzato con due finali anzichè quattro, cioè 18 watt invece di 32 in uscita, conserva le medesime caratteristiche, a differenza delle plexi e del tanto osannato Twins della Fender che perdono gran parte della loro riconoscibilità
CLEAN CRUNCH LEAD, tre modi per dire ed un pull infinito di progettisti per creare in un circuito il giusto rapporto per rivelarli, una storia di evoluzione e di soluzioni che si racconta da sessant'anni solo per partecipare una gioia, una sofferenza o comunque un sentimento