Prima di parlare dello show due parole sulla location perfetta: il concerto si è tenuto all’interno dello stadio Stadio Comunale G. Teghil. Impagabile, per il caldo afoso di ieri, potersene stare in un prato verde di erbetta fresca, all’aperto, in un’area totalmente ventilata. Pochi metri da fare per scatenarsi nella bolgia a ridosso del palco, altrettanto pochi per passeggiare verso i lati del palco, tutti costeggiati da chioschi di birre, panini da potersi gustare seduti sull’erba, al fresco. Essendo poi lo stadio in una zona balneare, fantastico vedere una fetta di pubblico arrivare sul prato, allo show, in infradito e boxer, direttamente dalla spiaggia. Magari tutti i concerti all’aperto, d’estate, fossero così!
Aprono la serata i Rumatera e sono uno spasso. Il trio di punk rock veneto se la cava alla grande e fa divertire il pubblico. Trio ( basso, chitarra e batteria ) hanno un gran suono (la Les Paul del chitarrista sparata nel Mesa ha davvero una cartella notevole) e gran parte del pubblico conosce e canta i loro pezzi. La loro idea di prendere il canovaccio musicale del punk californiano e cucirgli addosso lifestyle e storie del ragazzotto veneto godereccio e campagnolo è vincente. Sono irriverenti ma risultano autentici, freschi, efficaci, divertenti e, soprattutto, personali. Anche musicalmente, tengono egregiamente testa alle due band di mostri sacri a cui aprono. Insomma, fanno una gran figura. Sarebbe carino integrassero la formazione con una seconda chitarra, magari capace di appoggiare qualche pad al synth, perchè è un peccato che ricorrano (anche se in maniera davvero minimale) a sequenze su base che, forse, non valorizzano un set così ruspante e verace. Quando i Rumatera attaccano il loro inno “Rumatera morti de figa” (manifesto programmatico della proposta scanzonata, leggera e divertente della band) sale palco ad animare lo spettacolo una scatenata Lady Poison, ballerina performance. Il pubblico impazzisce: canta, balla e si scatena. Un ottima apertura di serata. Bravi Rumatera.
I Millecolin vengono dalla Svezia e sono una band di punk rock tra le più rispettate dagli addetti ai lavori. In effetti, sono fenomenali. La cura dei suoni è eccezionale e il sound del bassista (Music Man dentro un Ampeg SVT) è da manuale: un treno di suono grosso, scuro e potente che dal palco ti arriva, diretto, in mezzo alla fronte. Anche il lavoro delle chitarre è mostruoso (Gibson in testata Mesa su cabine Marshall 4x12). Le ritmiche sono suonate con straordinaria efficace e perizia e sono pulitissime, feroci. Ma per quanto tecnicamente - a livello di sound ed esecuzione - siano sicuramente i più forti della serata, il loro set diverte, conquista per la perizia ma non decolla. I pezzi si susseguono l’uno troppo simile all’altro e l’adesione totale, la cura assoluta dell’iconografia musicale punk rock alternative ,li rende perfetti ma forse un po’ anonimi. Però ripeto: se dovessi consigliare a un produttore, un fonico o a un musicista una band micidiale per studiare quel tipo di suono e approccio - dopo averli ascoltati live ieri sera - non avrei dubbi: suggerirei i Millecolin.
Arrivano, finalmente, sul palco gli Offspring e per prima cosa balza agli occhi la mancanza del loro celebre chitarrista Noodles. Noodles è considerato uno dei più efficaci e moderni chitarristi punk rock, è endorser Ibanez e ha addirittura un suo modello signature. Qualche settimana fa, Noodles aveva annunciato che per improvvisi motivi famigliari avrebbe dovuto rinunciare a seguire la band in tour, dicendosene, ovviamente, più che dispiaciuto (dal 1985 gli Offsring non avevano mai suonato senza di lui). Al suo posto Noodles ha designato come sostituto Todd Morse della band H2O, riconfermando alla seconda chitarra Tom Thacker dei Sum 41 (che già rinforzava il sound della band nei recenti show). Morse ha fatto un lavoro eccellente: imbraccia la stessa chitarra di Noodle e si veste come lui. Il suono è lo stesso e tutte le parti di Noddle sono studiate, tirate a lucido ed eseguite perfettamente.
Gran parte del pubblico, infatti, non solo non nota differenze di stile e suono ma pare proprio, nemmeno accorgersi della mancanza di Noodle. Tant'è che proprio il lavoro delle chitarre è il fiore all’occhiello della performance degli Offspring che ai due chitarristi Morse e Thacker, aggiungono anche i riff e power chord potentissimi del leder e cantante Dexter Holland (con al collo una nuova Les Paul Ibanez ARZ). Gli Offspring suonano precisi come un disco ma con un’energia e un vigore live che rende lo show una goduria. Holland tiene il palco con fierezza, un pizzico di strafottenza e fa capire di avere abbastanza attributi per essere capace - da solo - di tenere in piedi un grande show, anche senza il suo alter ego alla chitarra.
Irresistibile il siparietto nel quale Holland e il “finto Noodles” Morse si sfidano su chi riesca a dare maggiore refrigerio al pubblico assiepato e bollente sotto al palco. Parte Holland con una bottiglietta d’acque che schizza sulle prime file. Morse risponde sparando e svuotando un’intero estintore pieno d’acqua sul pubblico. Chiude la partita, arrivando a centro palco Holland con una pompa d'idrante con la quale letteralmente annaffia e inonda tutte le prime file. Bagnato e rinfrescato, il pubblico riacquista tutto il vigore per scatenarsi nella successiva “Pretty Fly (for a White Guy)”, il pezzo più potente, ballato e cantato della scaletta.
Foto di Simone di Luca |