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Gianni Rojatti
utente #17404 - registrato il 03/01/2009
"Giant Steps are what you take, Walking On The Moon"
Città: Udine
Genere: Heavy metal, Pop, Punk, Reggae.
Sono interessato a: Chitarra elettrica.
Sito Internet: https://www.instagram.com/gianni_rojatti/
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Poggipollini: un assolo "Per le strade di New York"
di Gianni Rojatti | 14 ottobre 2016 ore 15:30
Federico Poggippollini ci insegna a suonare l'assolo più intenso contenuto suo ultimo disco solista, Nero. Il brano da cui l'assolo è estrapolato si intitola "Per Le Strade di New York" ed una sofferta ballad in 12/8 ammiccante al blues. Timing, tocco, impiego ragionato delle pause, senso melodico, utilizzo dei modi e un’intenzione ritmica ficcante rendono efficace una costruzione solistica minimale. Una grande prova musicale, tutta da studiare.
Steve Vai “Alien Guitar Secrets”: qualche riflessione
di Gianni Rojatti | 03 ottobre 2016 ore 19:30
Esiste un divario deciso tra insegnare e suonare. Il didatta attraverso la sua espressione musicale deve svelare all’allievo le modalità più corrette e funzionali nella quali si suona. Deve prediligere approcci, fraseggi e gestualità organizzate, supportate da un metodo chiaro. Coordinate che, per la loro stessa natura, guidano il suonato verso manifestazioni accademiche, corrette e facili - se non addirittura - inequivocabili da analizzare e studiare. Immancabilmente però, ne soffrirà l’aspetto più artistico della performance e della composizione che invece si alimentano e vivono della passionalità dell’esecuzione, dell’irrazionalità del guizzo improvvisativo, dell’imprevedibilità dell’ispirazione.
Come estendere il fraseggio pentatonico
di Gianni Rojatti | 28 settembre 2016 ore 17:00
La scala pentatonica rappresenta la più solida e accessibile piattaforma su cui un chitarrista può sperimentare le prime digressioni solistiche. L’apprendimento spesso è intuitivo e non richiede studi tecnici o teorici particolari. La pentatonica si lascia suonare ed esiste un bagaglio enorme di fraseggi blues, che si apprendono con un colpo d’occhio e tirando l’orecchio. Il problema arriva quando il chitarrista desidera espandere il contenuto melodico del fraseggio: aprirsi verso sonorità che la pentatonica non contempla, uscire dal solito box.
Bonamassa: "B.B. King mi diceva, occhio alla grana!"
di Gianni Rojatti | 21 settembre 2016 ore 14:00
Il nuovo lavoro di Joe Bonamassa si intitola “Live at the Greek Theatre”. Uscirà questo venerdì ed è un doppio cd che immortala il recente “The Three Kings Tour” del 2015, nel quale Bonamassa ha omaggiato tre dei più grandi chitarristi blues della storia: Albert King, Freddy King e B.B. King. Per Bonamassa un tour toccante, partito solo due mesi dopo la scomparsa di B.B. King suo mentore e amico, che ricorda per noi in queste dichiarazioni.
Un'idea per studiare il Modo dorico
di Gianni Rojatti | 12 settembre 2016 ore 14:30
Il modo dorico porta con se una sonorità frizzante e piacevolmente aggressiva; pur essendo un modo minore conserva una certa brillantezza e solarità. Queste caratteristiche lo rendono particolarmente funzionale in ambito blues, rock, funk e jazz, ambiti che sono - allo stesso tempo - tra i più battuti dal fraseggio più praticato dai chitarristi: quello pentatonico. Questa lezione ci aiuterà a gestire con maggiore sicurezza il fraseggio dorico.
Vai: chi suona ciò che non ama, finirà per sentirsi un miserabile
di Gianni Rojatti | 05 settembre 2016 ore 18:30
Mancano meno di due settimane all’inizio del tour clinic di Steve Vai. Tra il 18 e il 26 settembre il chitarrista attraverserà l’Italia per presentare le sue “Alien Guitar Secrets”, classi di chitarra nelle quali i partecipanti sono spronati a ottimizzare il loro rapporto con la musica, valorizzandolo in tutti gli aspetti possibili. Consapevoli del valore didattico che questa esperienza potrà rappresentare per i partecipanti, abbiamo selezionato una serie di celebri dichiarazioni di Vai sullo studio della musica: riteniamo che aiuteranno i partecipanti a presentarsi a questi appuntamenti ancora più motivati e recettivi.
Gary Hoey,"Dust & Bones": hard blues di classe
di Gianni Rojatti | 09 agosto 2016 ore 12:00
Dopo un discreto successo da guitar hero negli anni '90, Gary Hoey torna alla ribalta come bluesman. La conversione è autentica, sanguigna, evidentemente maturata negli anni e il suo album "Dust & Bones" suona così forte e bene da avergli fatto guadagnare un contratto con la stessa etichetta di Joe Bonamassa, Gov't Mule e Roben Ford. Lo abbiamo ascoltato e ve lo raccontiamo.
Agostino Marangolo: musiche da horror
di Gianni Rojatti | 22 luglio 2016 ore 16:30
Agostino Marangolo è il batterista dei Goblin tra le più innovative progressive band italiane, nota per aver scritto le terrificanti colonne sonore di due capolavori della storia del cinema horror: "Profondo Rosso" e "Suspiria" entrambi di Dario Argento. Ci siamo fatti raccontare quelle sessioni. Un elogio al genio visionario di Argento e la descrizione di periodo aureo della musica, gli anni '70, in cui le possibilità per produrre e realizzare i dischi erano sconfinate.
Perché ci innamoriamo di una chitarra
di Gianni Rojatti | 12 luglio 2016 ore 16:00
Che cosa fa sì che una chitarra ci conquisti? E perché, tra tante, ce n'è una che sentiamo nostra? A cercare di rispondere, come nell'innamoramento, saremo sballottanti tra una serie di ragionamenti e considerazioni che oscillano senza trovare equilibrio tra passione e raziocinio, istinto e tecnicismo.
Intervista a Steve Vai: da Flex-Able a Passion And Warfare
di Gianni Rojatti | 04 luglio 2016 ore 12:00
A pochi giorni dall’inizio delle date italiane del “Passion And Warfare anniversary tour” incontriamo Steve Vai per questa intervista esclusiva. E ci addentriamo nell’incredibile processo evolutivo che lo portò, in pochi anni, da Flex-able, suo eccentrico e stralunato debutto, al suono maestoso di “Passion And Warfare” suo capolavoro assoluto.
Leo Pari, "Spazio". Musica per quarantenni?
di Gianni Rojatti | 13 giugno 2016 ore 17:30
Ci addentriamo tra i solchi e la produzione di Spazio, ultimo disco del cantautore romano Leo Pari. Un disco che, seppur zeppo di synth, atmosfere, arrangiamenti e suoni spudoratamente anni ’80 è la cosa più fresca e originale sentita di recente. Un album intelligente e pungente. Una boccata d’aria fresca nell’asfittico scenario della musica italiana.
Suspense: la scala Enigmatica
di Gianni Rojatti | 26 maggio 2016 ore 08:30
Un approccio spassoso per imparare a utilizzare nuove sonorità. Preso la scala Enigmatica e suggestionati dalle sue sonorità irrisolte e misteriose, l'abbiamo adoperata per scrivere tre parti da colonna sonora per un thriller. Uno studio creativo ed efficace sugli accordi e una maniera alternativa per affrontare nuovo materiale armonico.
"Green 88"
di Gianni Rojatti | 09 maggio 2016 ore 18:30
Il banco di prova per la tecnica di un musicista è suonare canzoni. Il fraseggio dovrà attenersi a struttura e ritmo, assecondando cambi di tonalità e rispettando obbligati e stacchi. Improvvisare su dei groove è divertente, aiuta a sviluppare il timing e sciogliere le dita. Ma non basta. Iniziamo un ciclo di lezioni in cui, ogni volta, affronteremo un piccolo brano scritto ad hoc e completo di parte ritmica e solista. "Green 88" è il primo e ci farà lavorare su sette corde e tecniche miste.
Michael Lee Firkins: nuove idee per la scala blues
di Gianni Rojatti | 02 maggio 2016 ore 17:00
Chitarra moderna. La scala più conosciuta e utilizzata dai chitarristi viene stiracchiata in una diteggiatura a tre note per corda che ne agevola fraseggi veloci e strutturati in maniera più tecnica e articolata. Un'idea tecnicamente stimolante da affiancare al fraseggio tradizionale per vivaci impennate ritmiche.
Federico Poggipollini: ottavi in Nero
di Gianni Rojatti | 08 aprile 2016 ore 13:00
Power chord, ottavi distorti, riff in drop D, palm muting: sembrerebbe il manifesto programmatico del perfetto chitarrista punk. E invece, è quello che è venuto fuori quando abbiamo chiesto a Capitan Fede di insegnarci le chitarre del suo ultimo singolo, “Nero” uscito proprio oggi. Una lezione di chitarra ritmica bella tosta.
Ryan Roxi: Alice Cooper & la pentatonica di Mr. Nice Guy
di Gianni Rojatti | 30 marzo 2016 ore 12:00
"No More Mr. Nice Guy" è un classico di Alice Cooper e in questa lezione impareremo a suonarne l'irresistibile riff. A insegnarcelo c'è il chitarrista di Cooper in persona, Ryan Roxi con la sua inseparabile Gibson. Per i principiante un ottimo spunto di studio; per tutti gli altri una buona occasione per ripassare la scala pentatonica.
Corde fini, cervello grosso
di Gianni Rojatti | 29 febbraio 2016 ore 15:00
Sembra che per avere un gran suono sia necessario rispettare dei dogmi. Su tutti, quello delle corde grosse. Eppure Billy Gibbons e Steve Vai usano corde sottilissime e l’action a zero. Fa così anche Steve Lukather ma con l’amplificatore a volumi tanto alti da far esplodere i monitor dello studio. Ce lo racconta Fabrizio Grossi, produttore che ha lavorato in studio con loro, e ci fa venire il dubbio che tra i segreti per un grande suono, sottovalutiamo il più importante: suonare bene noi.
Carmen Consoli, in punta di plettro
di Gianni Rojatti | 23 febbraio 2016 ore 15:00
Abbiamo seguito il recente concerto di Carmen Consoli a Trieste. La cantantessa rock degli ultimi vent’anni, oggi è una mamma elegante, signora della canzone d'autore italiana. Un'artista pura, scevra da mode, manierismi pop e animata solo dall’urgenza di raccontare e raccontarsi in musica.
L'ukulele e le paturnie del chitarrista
di Gianni Rojatti | 12 febbraio 2016 ore 15:30
Non ci sono che vantaggi nel sapere suonare più strumenti. Si aumenta la consapevolezza che la musica è una, e il senso ultimo del suonare è proprio quello di farla fluire armoniosa e intonata. E si capisce meglio che quelli che imbracciamo altro non sono che – appunto - strumenti per produrla. E’ giusto specializzarsi. Ma non limitarsi. Se sapete suonare la chitarra, che peccato non provare anche un ukulele.
Paul Gilbert: non si suona con gli occhi
di Gianni Rojatti | 13 gennaio 2016 ore 13:30
Per alcuni, imparare una scala significa memorizzarla e saperla poi visualizzare sulla chitarra. Di conseguenza, così, fraseggiare non è altro che pigiare una serie di note che sappiamo corrette, muovendole tra pattern sequenze. Ma in questo modo suoniamo più con gli occhi che con le orecchie.
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