Jim Marshall aveva esordito sulla scena musicale londinese come batterista professionista, maestro di una scuola per batteristi frequentata da 65 studenti, tra i quali Mick Fleetwood, fondatore dei Fleetwood Mac, e Mitch Mitchell, il batterista di Jimi Hendrix. Jim sapeva far bene il suo lavoro e la sua scuola si era fatta un nome... che era il suo ovviamente.
Ma Il vero cambio di ritmo avviene il 7 luglio del 1960, quando Jim, a trentasette anni, decide di entrare nel commercio della vendita di strumenti musicali aprendo un covo per musicisti: un minuscolo negozio, il Jim Marshall & Son, in un quartiere periferico di Londra - Uxbridge Road 76.
Il negozio non va male, frequentato com’è da gente spessa. Nomi noti tra i quali Pete Townshend, Ritchie Blackmore, John Entwistle e Big Jim Sullivan. Jim infatti, assecondando gli affari, aveva pensato di ampliare la sua offerta e mettere in listino altra merce: chitarre e bassi, e naturalmente amplificatori, per lo più Vox e Selmer.
Gli amplificatori Selmer però hanno un problema: si guastano spesso. Quindi Jim deve assumere qualcuno per il servizio di assistenza. Siamo nel 1962 e al gruppo di Jim si aggiunge un tecnico. Il suo nome è Ken Bran e avrà un ruolo di primo piano in questa vicenda: lavora per la Pan American Airways ma, nel tempo libero, ovviamente suona.
La storia adesso corre e, mentre Townshend ed Entwistle accendono gli Who, l’aria di Londra si fa elettrica. Le pretese in fatto di suono sono sempre più raffinate, ed è proprio Townshend a spingere di più in questo senso. Jim Marshall tuttavia non può far molto, perché in fatto di amplificazione il mercato interno non offre risposte adeguate. Il top di gamma è rappresentato infatti dai leggendari e potenti Fender Bassman che però, essendo prodotti oltreoceano, sono fuori portata per le tasche di molti. Qui Ken dimostra di non essere solo un tecnico dal freddo cuore: fiuta il vento e dice a Jim che l’amplificatore che manca a Londra forse possono produrlo loro, se non altro per il puntiglio di sostenere le pressanti richieste dei clienti. Jim accetta la sfida e, a completare il reparto tecnico, viene chiamato un altro piccolo genio dell’elettronica: Dudley Craven, apprendista ingegnere elettronico presso EMI Electronics.
Ha inizio così un intenso lavoro sui primi prototipi del nuovo amplificatore. Il progetto prende le mosse dallo schema di circuito di base del Fender Bassman (5F6A), con l’idea di migliorarlo e di creare una testata separata dagli altoparlanti.
Sono ben cinque i tentativi che vanno a vuoto, prima del prototipo definitivo: un amplificatore che suonava più forte del Vox AC30 e che finalmente era più graffiante e potente del leggendario Fender Bassman.
È il sesto prototipo, oggi noto come “Number One”, che entrerà in produzione con l’acronimo JTM 45: JTM per James and Terry (il figlio di Jim) Marshall, e 45 per la potenza nominale RMS, anche se la potenza stimata era intorno ai 40 W nei primi modelli.
Nelle prime fasi di produzione le valvole utilizzate sono le 5881 e occasionalmente, quando queste finivano, le 6L6GT, sempre di fabbricazione statunitense. Tra la fine del ’63 e l’inizio ‘64 vi è il passaggio alle britanniche KT66, più facilmente reperibili, che conferiscono un suono molto più crunchy e un aumento di potenza da 40 a 45 watt.
Nello stesso periodo la produzione viene spostata, dapprima in un piccolo capannone e poi, nel giugno del ’64, nella prima fabbrica: uno stabilimento di 6.000 mq. ad Hayes, nel Middlesex, dal quale Marshall sforna fino a venti amplificatori a settimana.
Tutti i JTM 45 prodotti in questo periodo utilizzano trasformatori Radiospares Deluxe. Si trattava di trasformatori di altissima qualità, progettati per uso HI-FI, con impedenze primarie multiple da utilizzare con qualsiasi tipo di valvola di uscita. Tutti i trasformatori RS avevano un sistema complesso del cablaggio nella sezione primaria e secondaria del trasformatore di uscita e una peculiare finitura in grigio chiaro martellata.
Il cablaggio dei JTM 45 utilizzava un'impedenza primaria di 6,6 Kohm sia per le valvole 5881 sia per le KT66, come raccomandato da RS. Si trattava di un valore decisamente più alto rispetto ai comuni valori di impedenza degli amplificatori per chitarra. Fu questo, assieme alla eccellente qualità costruttiva, che contribuì sostanzialmente al suono unico e leggendario dei primi JTM 45.
Gli esemplari iniziali avevano un telaio “offset” con un pannello di controllo laterale.
Nel corso del 1963 il telaio viene spostato al centro dando vita al telaio “sandwich amp”.
Con la fine del ’65, termina anche l’era dei trasformatori Radiospares che vengono sostituiti dai trasformatori Drake più economici e più semplici da cablare. Marshall ha ormai conquistato il mercato, e quel nome argento su sfondo nero griffa già le quinte dei palchi più celebri e affollati. Prima a Londra, poi in tutto il mondo. Il resto è storia.
Ebbene cari amici di Accordo, siamo all’ennesima fatica. Dopo aver valutato diversi circuiti di JTM 45 dal ‘62 al ’65, la mia scelta si è focalizzata nella realizzazione del JTM 45 del 1963 con trasformatori Radiospares Deluxe costruiti secondo le specifiche dell’epoca.
L’ultimo esemplare che ha utilizzato questo layout circuitale con trasformatori Radiospares è il leggendario Marshall Bluesbreakers model 1962 prodotto nel 1965 e utilizzato da Eric Clapton nell’album John Mayall & the Blues Breakers with Eric Clapton, del 1966. Clapton registra l’intero album “cavo-amp”, nessun pedale tra la sua chitarra e il JTM 45. Naturalmente questo piccolo gioiello è stato utilizzato anche da Angus Yang e altri, e ha contribuito notevolmente al caratteristico e magico suono Marshall degli anni ’60.
Ne è passato del tempo dal mio ultimo lavoro, il Super Lead del 1969.
Oggi, voglio condividere con voi questa mia ultima fatica.
La mia grande passione per la musica e la continua ricerca del vintage sound è la linfa vitale che mi ha spinto fino qui!
Adesso è arrivata l’ora di sentire la sua voce.
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