Mi ritengo un chitarrista dai gusti un po' atipici e, pur apprezzando ovviamente il suono valvolare, per motivi di praticità e pigrizia nei confronti delle fragilità e criticità dei circuiti valvolari, non ho mai disdegnato di raggiungere il suono che mi piace attraverso pedali e amplificatori a stato solido di buona qualità.
Tra gli amplificatori di questo tipo mi sono sempre piaciuti molto i Roland Cube, soprattutto i Blues Cube che fanno poche cose rispetto agli altri amplificatori della stessa serie ma le fanno molto bene, anche grazie a dei coni di buona fattura (credo che siano imparentati con quelli dei famosi Jazz Chorus). Il suono è ispirato al Tweed sound Fender e anche il look, senza essere un evidente plagio, lo richiama.
Recentemente mi è capitato un annuncio online di un usato in vendita da un negozio di San Marino: un Roland Blues Cube Stage in ottime condizioni. La cosa strana era però che nelle foto si vedeva un ampli nero mentre il Blues Cube Stage ha la tipica livrea beige di questa serie (ne esiste anche uno nero ma è un modello differente). Chiamo per avere informazioni e il negoziante mi dice che è un amplificatore usato pochissimo che era stato acquistato per una trasmissione televisiva in cui avevano necessità, per motivi di scena, di un amplificatore nero per cui era stato ridipinto tutto nero. Il prezzo rispetto al nuovo era meno di un terzo per cui era molto conveniente ma la cosa che mi stuzzicava di più era l'idea di fare del bricolage a tempo perso, ridonando all'amplificatore il suo aspetto originario o magari anche una customizzazione migliore.
Quando ho ricevuto il pacco da San Marino, mi sono convinto che il lavoro di ristrutturazione non solo era necessario, ma era assolutamente indispensabile e urgente. La verniciatura, che era stata realizzata con una sorta di vernice di gomma liquida, non solo era orribile, donando all'amplificatore un aspetto da bretella autostradale asfaltata di fresco, ma lo rendeva inutilizzabile in casa poiché lasciava segni neri dappertutto al più piccolo sfregamento.
Dal punto di vista funzionale invece era assolutamente perfetto, suonava benissimo, e aveva tutta l'impressione di essere un amplificatore utilizzato davvero pochissimo.
L’ampli è un 60W su 8 ohm con cono da 12 pollici, una preamplificazione a stato solido (non digitale), due canali, clean (solo volume) e crunch (gain e volume), con boost indipendente per ciascun canale, riverbero digitale, equalizzazione e master volume. Inoltre ha un riduttore di potenza a quattro stadi: 60W, 45W, 15W e 0,5W che dovrebbe servire all’uso domestico ma, date le dimensioni del cono e del cabinet, al 100% del volume in appartamento è pressoché ingestibile.
Il canale clean non è proprio un pulito cristallino, anzi: con la manopola del volume a metà corsa già comincia a incresparsi sensibilmente sino a divenire, a fondo corsa, un leggero crunch. Il canale crunch, che inizia a lavorare laddove termina il canale clean, è esattamente come indicato: rimane tale senza sconfinare nella distorsione. Insomma una bellissima macchina da blues/blues-rock/rock classico ispirata, in chiave moderna, al sound dei vecchi Fender Tweed Deluxe. Esattamente quello che cercavo.
Dopo le prove di rito mi metto quindi al lavoro cercando di documentarmi più possibile su come rifoderare un cabinet. Su YouTube si possono trovare tutorial praticamente su qualsiasi cosa e ovviamente anche su come fare in casa questo lavoro. Una volta capito come intervenire senza fare danni, dovevo solo scegliere come rifare il rivestimento. Inizialmente avevo pensato di rifarlo in tweed, esattamente come i Fender cui si ispira, ma l’acquisto del materiale non era cosa semplice perché il tweed Fender e il grill cloth Oxblood appropriato non è di facilissimo reperimento qui da noi. Avrei potuto affidarmi a un acquisto online ma il costo di tutto il materiale di rivestimento, la griglia e una maniglia in pelle che facesse pendant (scusate ma era necessaria anche quella) oltre alla spedizione, raggiungeva una cifra prossima alla metà del costo dell’ampli. Quindi ho deciso di valutare la possibilità di un rivestimento in ecopelle, molto più facile da trovare anche da noi, sfruttando la griglia e la maniglia originali.
Vicino a dove lavoro c’è un negozio che tratta materiali plastici di ogni genere e quindi non è stato difficile trovare una bel tessuto ecopelle, con un costo molto più basso del tweed Fender. L’unico dubbio era il colore. Una volta scartato il nero, il verde e il blu, le eliminatorie si sono svolte in un girone a quattro: l’originario color beige (un po’ tristino e molto sporchevole), un bel giallo crema che richiamava il colore del tweed Fender, un marrone scuro molto elegante ma un po’ tetro e un rosso Bordeaux. Lo spareggio è stato tra il rosso Bordeaux e il giallo crema. Io ero leggermente a favore del rosso, Vittoria la mia (paziente) compagna era per il giallo. Alla fine ha vinto il Bordeaux.
Insieme al tessuto ho acquistato nello stesso negozio anche una bomboletta di colla spray, una vera manna quado si tratta di stendere colla su superfici ampie.
Spesa circa 20€.
Come primo passaggio, ho dovuto naturalmente rimuovere tutta la vernice dal cabinet, dopo aver smontato tutte le parti mobili dell’ampli. A tal fine ho impiegato una pistola ad aria calda che, nel giro di un paio di orette, mi ha consentito di rimuovere "l'asfalto" dal cabinet, grattandolo via dopo averlo debitamente fuso. Al termine di questa operazione, con un passaggio di levigatrice orbitale ho ottenuto la corretta pulizia e regolarità delle superfici del cabinet.
Il lavoro più rognoso non è stato sverniciare il cabinet o rifare il rivestimento, ma ripulire la griglia che era stata ricoperta (con ogni probabilità) con della vernice spray: ho dovuto fare moltissime passate di solvente alla nitro e, poiché non riuscivo a ripulirla per bene come volevo, ho anche dovuto toglierla dal telaio, faticando davvero come un pazzo per rimetterla al suo posto (è davvero un lavoraccio rimetterla sul telaio dando la giusta tensione, credetemi), utilizzando prima un’imbastitura di puntine da disegno e poi una raffica di punti con la sparapunti.
Per il lavoro di rivestimento del cabinet mi sono preso tutto il tempo necessario perché è un lavoro che va fatto con calma, senza fretta (specialmente per me che sono volenteroso ma inesperto): una domenica di pioggia era la giornata ideale per lavorare con calma in previsione di riuscire a portare a casa il risultato entro la giornata, grazie all’aiuto di Vittoria nelle fasi più complicate.
Come primo passaggio ho rivestito il cabinet su tre lati e ho lasciato asciugare la colla per almeno una mezz’ora.
Dopo questo passaggio ho iniziato a riportare il rivestimento verso l’interno, tagliando il vinile in corrispondenza dei bordi e degli angoli interni del cabinet, lasciando sempre un po’ di tempo alla colla per fare presa in modo tale da non farla cedere inavvertitamente nei successivi passaggi.
Ho anche utilizzato strumenti poco ortodossi per ottenere il fissaggio in aderenza dei bordi.
I passaggi più delicati sono quelli per far aderire gli angoli esterni del cabinet: per fare un lavoro pulito si devono praticare dei tagli a 45 gradi sugli angoli esterni. Fortunatamente questo ampli ha degli angolari di acciaio che coprono tutti gli angoli, la qual cosa consente di non essere precisi e puliti al 100% in questa operazione (che non è così semplice come sembra).
Dopo circa sei ore di lavoro e un’intera bomboletta di colla, verso l’ora di cena sono riuscito a ultimare il lavoro.
Dopo questo lavoretto mi ritrovo con un nuovo e bellissimo Roland Blues Cube Stage Red Limited Edition.
Ora, per portarlo in giro evitando di rovinarlo nel trasporto, mi serve una custodia ma per realizzarla mi rivolgerò a un sarto (o a una zia munita di apposita macchina da cucire). |