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Il suono del tuo amico è migliore del tuo
Il suono del tuo amico è migliore del tuo
di [user #50760] - pubblicato il

Percezioni alterate? Invidia? Frustrazione che non ci abbandona? Colpa dei social, forse. Ma, lasciatemelo dire, ce la stiamo anche un po’ cercando.
Qualche sera fa, mentre come al solito cazzeggiavo a caso invece di fare le triadi al metronomo, mi sono imbattuto in un salotto televisivo dal quale un sociologo arringava la platea con un discorso forse non nuovo ma sempre ficcante, che vi riassumo così: maledetti social, e in particolare Instagram, che innescano un perverso meccanismo di frustrazione e invidia. In pratica succede che apriamo i social e, di colpo, tutti - persino i nostri amici di una vita, quelli con i quali condividiamo le gioie e le sfighe - proprio tutti quelli che stanno dall’altra parte dello schermo ci sembrano più ricchi, più belli, più fortunati, più capaci, più popolari, più attraenti di fronte all’altro sesso, più rispettati… più tutto. Ovviamente il meccanismo funziona ancora meglio (facendoci quindi stare ancora peggio) se lo trasliamo da un contesto generico a quello specifico della nostra passione per le sei corde. Instagrammer e youtuber ci sembrano suonare da paura. Del resto è pure il loro lavoro, o no?

Il suono del tuo amico è migliore del tuo
Qui tentavo di non soccombere alla beffarda arroganza di Felix The Cat, ma purtroppo ho dovuto arrendermi: con il banjo è un fenomeno.

Sono partito dai social, "lente distorta" per eccellenza, luogo in cui ciascuno tende a postare le sue foto migliori, i suoi video più riusciti, la migliore esecuzione di un assolo, un’esperienza bella e premiante. Ma il discorso va oltre Instagram, Facebook e TikTok. Si applica anche alla realtà "live". Io quando vedo gli altri suonare - e con “gli altri” non mi riferisco per forza a John Mayer o a Marty Friedman - immediatamente sento una stilettata del tipo “io quello non lo so fare”, “quel passaggio non è alla mia portata”, “che impedito che sono, appena arrivo a casa devo ricordarmi di dar fuoco a tutte le mie chitarre”.
Per non parlare poi dei suoni. Eh sì ragazzi, non vogliamo parlare dei suoni degli altri? Nove volte su dieci mi sembrano migliori dei miei: più credibili e pieni, meno slabbrati e acidi, più convincenti. Mi capita persino con il mio compagno di band, nonostante lui stesso o gli altri componenti del gruppo mi facciano spesso i complimenti per il mio sound. Quello che penso, in definitiva, è che la questione sia in gran parte psicologica: quando siamo noi a suonare, siamo ipercritici, perché abbiamo un’attenzione diversa, persino maniacale, per i più piccoli dettagli. Siamo attenti all’effetto di quella specifica regolazione, vogliamo apprezzare la differenza tra una micro-scelta e un’altra (un pedale messo prima di un altro, loop effetti o davanti all’ampli, per non parlare delle migliaia di variabili che entrano in gioco con i sistemi digitali) e ci perdiamo l’insieme. Chi ci ascolta invece ha la mente libera, non conosce (e non gli interessa) l'arzigogolato percorso che ha portato alla costruzione di quel suono. Chi ci ascolta, ascolta e basta.

E voi, cari Accordiani, che ne pensate? Capita solo a me di dover sorbire una bella dose di frustrazione quotidiana? Anche a voi i suoni degli altri sembrano migliori dei vostri?
chitarre elettriche curiosità il suono musica e lavoro
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di MAURIZIO [user #49375]
commento del 24/02/2023 ore 12:29:45
Mi ha molto colpito il sound di Felix. Sai che pedale usa?
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di Axilot [user #52908]
commento del 24/02/2023 ore 21:09:33
Ovvio usa un Pro Co Rat! :-)
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di MAURIZIO [user #49375]
commento del 24/02/2023 ore 21:20:37
Pensavo più ad un Helix per Felix... 😂
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di Ampless utente non più registrato
commento del 24/02/2023 ore 12:48:25
Bisognerebbe acquistare meno strumentazione e acquisire più autostima..
ma se poi si passa più tempo a cazzeggiare sui social invece che suonare è inutile lamentarsi se il nostro amico suona meglio e gli vengono dei passaggi ostici che a noi non riescono
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di marcoecami [user #54447]
commento del 24/02/2023 ore 14:54:05
Principalmente è l'effetto "erba del vicino più verde": siamo per la gran parte fatti così. Poi a volte il confronto, da frustrazione iniziale, dovrebbe aiutare a migliorarsi. Molto dipende anche dal tempo perso sui social o dalle ricerche di pick up, legni, ampli, pedali che sottraggono un sacco all'esercizio.
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di theoneknownasdaniel [user #39186]
commento del 24/02/2023 ore 15:26:06
No, alle mie orecchie i miei suoni sono sempre buoni, anzi, tante volte quando sento qualcuno suonare mi viene voglia di avvicinarmi alla strumentazione e cambiare qualche parametro perché non è possibile che tanta bravura non possa venir valorizzata da suoni migliori.
Invece per quanto riguarda la bravura mi manca il tempo per studiare e sento quasi sempre pezzi al di fuori della mia portata. Poi magari studiando e studiando ci arrivo, ma con tanto tempo, e senza allenamento dimentico tutto.
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di Mm utente non più registrato
commento del 24/02/2023 ore 15:30:34
Secondo me cambia la.percezione,se si ascolta e basta si attiva una parte precisa dentro di noi,se si ascolta mentre siamo noi a suonare o comunque qualcosa suonato da noi si attivano dei meccanismi di ascolto molto più critici,quante volte si finisce la serata dove si e un po' giù per un suono non ritenuto dei migliori e si avvicina qualcuno con l esclamazione,avevi un suono della Madonna.....m
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di Fabio Cormio [user #50760]
commento del 24/02/2023 ore 15:44:56
Esatto, la penso così e mi capita proprio che arrivi qualcuno a complimentarsi. In quei casi penso "boh, magari pensava ai suoni dell'altro chitarrista"
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di pg667 [user #40129]
commento del 25/02/2023 ore 13:44:54
questo tuo articolo capita a fagiolo...

premessa: quando vedo i gruppi di amici e conoscenti non mi capita mai di dire che sono più bravi di me, ho studiato tanto lo strumento, a 41 anni lo faccio ancora e sono considerato da chi mi conosce un "mostro" di tecnica.
però non riesco a trovare gente con cui suonare che sia in grado di fare 2 cose bene in croce in tempi ragionevoli: l'ultimo pezzo finito ci sono voluti quasi 2 anni per farlo bene, sull'ultimo passaggio prima del finale (una battuta in 5/4) il batterista ha continuato a sbagliarlo fino a 2 mesi fa.
per non parlare dell'altro chitarrista che ancora dopo un anno e mezzo è fermo a soli 5 pezzi (ne abbiamo 11 già pubblicati e 6 nuovi) e pure fatti molto male, sulla ballad addirittura non sa cosa fare durante gli arpeggi e quindi si ferma...

mi direte "cambia batterista e chitarrista": il primo è uno dei membri fondatori del gruppo e con l'altro suo gruppo fa faville (suona quasi tutte le settimane, a breve farà 4 date in nord Europa e ad agosto un tour di 2 settimane in Messico) quindi le capacità le avrebbe, l'altro è l'ultima spiaggia dopo anni di ricerca ed i pezzi nascono per 2 chitarre che spesso fanno cose molto diverse fra loro.
i chitarristi sono tutti o troppo impegnati o troppo scarsi per suonare i pezzi (si, sono brani difficili ma non impossibili), ho contattato tutti quelli che conoscevo e quelli che sono riuscito a trovare su internet e non ho altre opzioni.

e questo si ripercuote nel non suonare mai fuori, non riuscire a finire i pezzi , non poterli registrare, mentre tutti i gruppi di amici, TUTTI, suonano con costanza, fanno dischi, date in Italia ed all'estero... e questo mi frustra tantissimo e mi fa sentire molto umiliato.

questo è un pezzo registrato live in studio poco prima che entrasse il secondo chitarrista: l'assolo a 4.06 dovrebbe essere armonizzato, nell'intro io non dovrei fare gli accordi ma un fraseggio diverso e mancano molte armonizzazioni vai al link

anche la velocità è circa 13-15 BPM in più di quello che dovrebbe essere il che penalizza molto l'esecuzione.
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di Otanello [user #34562]
commento del 03/03/2023 ore 12:46:
Bellissimo articolo.

Io ho avuto una specie di crisi dei 30 anni, che mi ha portato a vedere semplicemente le cose da un diverso punto di vista.
Tra i 16 e i 23 anni ho suonato tanto, da solo e con le mie bellissime esperienze in band da adolescente/universitario. Passavo le nottate davanti al pc o allo stereo a provare e riprovare, cercavo di migliorarmi, eppure ho sempre avuto uno scorno non indifferente di fronte alla bravura di chiunque suonasse, dai mostri sacri ai coetanei durante contest, live o motoraduni.
Dopo i 23 anni, complici tanti spostamenti e il dedicarmi allo studio (per pagare il quale ho venduto tutte le chitarre che avevo), ho smesso di suonare; nella mia testa ero ormai "troppo grande" per diventare bravo, non sarei mai stato all'altezza delle mie stesse aspettative, figuriamoci di suonare con chiunque, dovevo esser serio e pensare a studiare e lavorare. Ho perso quasi 9 anni della mia vita musicale (cioè, ho comunque continuato a strimpellarmi la classica in casa - se me ne prestavano una - e ad ascoltare tanta musica o cantare, per carità), e tutto questo per la pessima autostima come chitarrista e per la forte invidia provata verso chiunque.

L'anno scorso, però, alla soglia dei 32, fermo da un po', con ormai due bambini e una vita lavorativa sistemata, ho avuto la crisi mistica: perché invidiare, quando puoi esser felice? Perché ascoltare e basta, con astio, quando puoi rubare?
Ho ripreso una chitarra, ampli, effetti, e ho ricominciato a suonare. Dovevo farlo, ne avevo bisogno, era una specie di rivalsa.
Mi reputo ancora mediocre, ma sono conscio e felice dei miei limiti; ho amici che sono dei maestri (letteralmente), e conosco e ho conosciuto chitarristi sensazionali (anni fa, con la mia vecchia band, ebbi modo di aprire live di Guitar Ray e di Piu, grandissimo onore); ascolto con l'orecchio di chi vuole costantemente imparare, non provo più invidia, ma tanta ammirazione verso chi suona, e cerco sempre di spiluccare il possibile. Vivo meglio, a livello musicale, senza dubbio.

Grazie per il bell'articolo, che ci fa sperare davvero di non esser soli o strani.
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