...ovviamente non ci si riferisce all'accordatura, quella purtoppo si perdeva in continuazione.
Tutti abbiamo iniziato con uno strumento che, salvo rari casi, negli anni è andato perso, o distrutto o venduto.
La mia "number one" era una Crucianelli a carbone (brutta definizione, presa in prestito dal mondo ferroviario, in uso nel paleolitico per differenziare la chitarra acustica dall'elettrica). Sono certo che gli accordiani più anziani l'avranno sentita in gioventù. Era caratterizzata da una bella finitura tobacco burst.
L'action era terrificante, magari sarebbe bastato tirare un po' il truss rod per renderla accettabile, ma ai tempi ero assolutamente ignaro di tale banale intervento.
Sul suono stendiamo un velo pietoso, ma anche lì verosimilmente era colpa mia: non ricordo di avere mai montato una muta di corde nuove, a parte la sostituzione del mi cantino, che aveva la poco simpatica abitudine di rompersi, e del sol, i cui avvolgimenti, per raggiunti limiti di età, periodicamente iniziavano a sfilacciarsi, rendendo il suono sordo e sferragliante. In compenso abbastanza spesso le corde erano sottoposte a bollitura, nel vano tentativo di ringiovarnirle.
La vendetti quando acquistai nel 1968 la mia prima chitarra elettrica, una Eko Ranger XII electra, che possiedo ancora, ed alla quale sono molto legato, nonostante i suoi numerosi limiti. Spero sempre di ritrovarla in qualche mercatino dell'usato.
E voi amici, che dite della vostra prima chitarra?
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