Già dagli anni dell'Università (1970) la musica etnica dell'America del Sud aveva attratto la mia, ma non solo, attenzione. Dopo il Golpe del settembre 1973 avvenuto i Cile ad opera del Generale Augusto Pinochet, con la destituzione e morte di Salvator Alliende, eletto democraticamente, un gruppo di musicisti cileni che si trovava in tournè in Europa, rimasero qui a proporci i brani del loro folklore; si chiamavano "Inti Illimani". Un loro brano, "Alturas" diventò la sigla di una nota trasmissione radiofonica, ma a me interessavano gli strumenti a fiato che utilizzavano. Erano sostanzialmente 2, la "Quena" e la "Zampona Peruana". da non confondere con il Flauto di Pan). Ma c'era un altro strumento a fiato povero che aveva destato il mio interesse, era un flautino siciliano dal suono acuto e che aveva molti bravi esecutori, il "Friscaletto". Fu qualche tempo fa che, dopo la messa in quiescenza dalle FS, prendendo spunto da un racconto mensile inserito nel libro "Cuore" di Edmondo De Amicis, intitolato "Dagli Appennini alle Ande" che decisi di farne un seguito io, realizzando anche gli strumenti etnici interessati. Scrissi cioè "Dai Peloritani alle Ande", costruendo poi di persona sia i friscaletti (quelli da 7+2 fori) e le Quena (che di fori ne hanno 6+1). però come ne regalai qualcuno agli amici, sono stato subbissato dalle richieste, compreso musicisti di un certo livello, anche perchè non mi sono mai preso un centesimo. Io uso la comunissima canna che cresce spontaneamente lungo le scarpate ferroviarie e dei fiumi, la "Arundo Donax", però deve subire prima uno stagionamento con almeno 2 anni d'invecchiamento in posizione vertiale. La "Zampona" è più difficile da realizzare, ne avrò realizzate solo un paio, ma io la compro da un amico peruviano che vive stabilmete in Italia eso che lui apprezza invece i miei flautini ... Mi raccomando, non vi fate venire nessuna voglia in meritoper il momento:
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