I Valvestate sono stati, per chi come me era tra i teenager e i ventenni a fine anni '90, una soluzione di ripiego economico rispetto ai JCM800 e JCM900 che popolavano i palchi dei nostri idoli, insieme a Soldano, Mesa Boogie e tutti gli altri produttori di ampli hi-gain.
Di solito tra i gruppi del liceo chi sfoggiava un Valvestate aveva anche una strumentazione di medio livello, insomma, non si era proprio dei principianti ma nemmeno degli aspiranti professionisti, nella migliore delle ipotesi si era andati in una saletta prove e si poteva vantare una cassettina da 45 minuti con i brani registrati in presa diretta, diventando matti prima a regolare i volumi in modo da avere tutto intellegibile e poi a suonare senza sbagli o con meno stecche possibili, i programmi di editing multitraccia stavano arrivando sul mercato così come le prime schede audio per un pubblico più ampio, la Soundblaster con l'espansione di ingressi/uscite da montare al posto del lettore CD faceva quel che poteva e costava mezzo milione di lire, e comunque mancavano i microfoni che fossero meglio di quelli del Canta Tu. Decisamente meglio la saletta con la cassettina TDK vergine.
Parliamo quindi di un prodotto "modesto", quello che i genitori compravano ai figli che decidevano di andare a lezione di chitarra anche al secondo anno e che il maestro, sperando di tenersi l'allievo e il compenso, definiva "promettente". Quelli bravi bravi avevano i valvolari veri, ed è un'altra storia.
Bene, contestualizzato il periodo storico, guardiamo un po' nel dettaglio come erano fatti questi ampli.
Diversamente dai solid-state duri e puri, i Valvestate offrivano una 12AX7 nel pre, per "scaldare il suono". Da quanto ho capito la distorsione viene generata da altri elementi (diodi o transistor, boh, fate voi) e non dalla valvola, ma per il marketing si fa questo e altro, ed è stato ai tempi un colpo assolutamente geniale: ne hanno venduti a bizzeffe. Non sto a raccontare quante miracolose proprietà davamo a quella piccola valvolina, quando invece tutto il bello del suono erogato derivava da un progetto fatto bene e costruito come un carro armato.
Enrico, il mio chitarrista nonché cantante, ne aveva uno e avevo sempre trovato i suoi suoni davvero belli. I Metallica dei bei tempi andati uscivano che era una bellezza. Grinta, il giusto "chug" senza troppe zanzare, un pulito bello anche se molto Marshall e tutto il volume necessario.
Quello che non sapevo, ma che ho capito solo dopo tanti anni, è come mai suonavano a volte bene e altre volte male. Beh, sono ampli dove il controllo dei toni è importante, e se manca il tocco anche la chitarra più bella produce un suono sgraziato. E visto che il livello intermedio di un tempo era inferiore al livello intermedio attuale... beh, diciamo che riascoltati oggi molti gruppi e gruppetti del liceo facevano veramente schifo, inclusi molti gruppi in cui ho militato in prima persona. Enrico faceva eccezione, suonava davvero bene.
Salto temporale di tanti, troppi anni in avanti, a fine 2023 mi prende la nostalgia per quei suoni e cerco un Valvestate su Reverb. Trovo un VS100 combo, prodotto tra il '98 e il 2002, per un prezzo molto interessante, talmente interessante che non sempre si trovano chitarre Harley-Benton a quella cifra. Posso farmelo sfuggire? Decisamente no.
Il VS-100 ha tre canali: Clean, Overdrive e Overdrive-2. Ha due potenziometri per il riverbero (a molle), in modo da poterne dosare la giusta quantità sul canale pulito e sui due canali arrabbiati.
Ma non finisce qui: oltre alla presa per casse esterne, presenta sul retro il Send/Return (con potenziometro sul pannello frontale per miscelare la quantità di segnale effettato), un'uscita per mixer con simulazione di cassa / presa per le cuffie. Ovviamente c'è la presa per il controllo a pedale, un elegante footswitch a due bottoni: uno per selezionare il canale pulito/overdrive e l'altro per attivare/disattivare il canale Overdrive-2.
A dire il vero, attivando il canale Overdrive-2 con il pulito acceso si sente un minimo cambiamento del suono, devo capire bene cosa sia, è leggermente più presente.
Il pulito ha il suo controllo dei toni e il suo volume, i due canali Overdrive hanno il loro controllo dei toni in comune e due volumi e due gain, in modo da poter eventualmente preparare un suono per le parti solistiche, un suono per le ritmiche e un pulito.
Sempre sul pannello frontale sono presenti un selettore per bypassare il controllo dei toni sul canale pulito e un altro interruttore per far rendere il suono bene anche a volumi relativamente bassi. Devo dire che funziona ma il concetto di volume da cameretta è cambiato molto negli anni, probabilmente all'epoca la gente era un po' più sorda di oggi.
Il volume in effetti è notevole, il cono (un "Marshall Gold") spinge bene i 100 Watt che arrivano dal finale a transistor e a un quarto della scala se la gioca con un batterista ad armi pari. Se ci si mette davanti, gli alti perforano per bene i timpani.
Detto che parlare di suono per iscritto è sempre arduo, cercherò di essere il più obiettivo possibile e puntualmente non ci riuscirò.
Collego la mia fida Telecaster Noventa, un bel fruscìo come da tanti anni non ne sentivo. Per coerenza, il fruscìo è presente sia sul canale pulito sia su quello distorto. Non credo abbia a che fare con il cavo, forse il P90 può essere indiziato, ma probabilmente si tratta di qualcosa interno all'ampli stesso. Comincio a plettrare e la perplessità del fruscìo viene subito dimenticata.
Senza toccare più di tanto i controlli di tono, il suono del canale pulito è pieno, bello presente. Con un tocco morbido restituisce tutto il calore che ci si aspetta, come quegli arpeggioni da ballad dei primi anni '90. Con una plettrata più energica le frequenze medio-alte si fanno sentire e, merito della Telecaster, il suono tipico tra lo scampanellante twang e il quack (così suona la mia Noventa da pulita) viene fuori, regalando attacchi da funk e proseguendo con il corpo che solo questa chitarra riesce a regalare alle note. In altre parole: il canale pulito riesce a riprodurre bene le caratteristiche di volume e tono della chitarra che si usa, ed è un gran bene, sempre che si abbia la consapevolezza di cosa e come si suona.
Spingo il bottoncino del footswitch, primo canale distorto, ed è subito troppo metallaro. Riduco il gain e mi diverto da matti. Grazie alla spinta del P90, solo con la plettrata (o con il controllo del volume, ma preferisco la plettrata) passo da un pulito appena increspato a un crunch deciso degno dei fratelli Young, tenendo comunque l'ultimo ottavo di volume chiuso. Aprendolo, siamo in territorio hard-rock pieno. Chiudo un po' i toni e la mia Telecaster si dimentica del nome sulla paletta, offrendo un suono più scuro e pieno, direi molto orientato al suono Gibson. Anche in questo caso l'ampli restituisce una dinamica notevole, non so se sia merito dello stato della valvolina nel pre o meno, ma devo dire che raramente ho avuto escursioni di gain così grandi solo con la plettrata. Mi aspettavo una dinamica più piatta, e invece sono stato piacevolmente sorpreso.
Andiamo avanti col terzo canale, e qui è hi-gain puro: abbassando il volume qualcosa si ripulisce, ma pochissimo. La distorsione è molto presente sulle alte e sulle basse, cambiando il controllo del contour ritornano le medie in primo piano, ma la lascio volutamente così, leggermente scavata nelle medie.
Un fiume di ricordi mi travolge, tutte le volte che provavo i palm muting aspettando che arrivassero gli altri mentre Enrico prendeva il mio posto alla batteria, i viaggi improbabili con la Panda carica di strumenti compresa la batteria, i miei vent'anni e la loro spensieratezza e l'incoscienza di andare a suonare "Master of Puppets" alla rassegna dixie di un paesino perduto nella piana tra Bra e Torino.
È il suono hi-gain per eccellenza, non si gioca col volume, esistono solo palm muting e armonici, gli arpeggi solo per Van Halen (e diamine quanto controllo serve!), le parti solistiche con note lunghe seguite da una pioggia di note velocissime e tirate a caso. È il suono che oggi schiere di pedaliere digitali cercano di emulare, e lo fanno pure bene, ma sentirlo uscire da uno scatolone con un pannello oro e quel logo ha un fascino irresistibile.
La Telecaster ormai ha perso ogni riferimento di genere, è confusa poverina, mi chiede di non pensare minimamente a installare un Floyd Rose, lei non è per certe cose. Eppure il suono che esce è la cattiveria pura, il "g g g g" che fa subito scapocciare, e non importa se al posto dei capelli lunghi e arruffati ora c'è un taglio ordinato da uomo di mezz'eta, non importa che la camicia abbia preso il posto alla maglietta dei Sepultura... il fuoco dentro non si è mai assopito ed è tornato subito a bruciare, e chissenefrega se visto da fuori faccio ridere, mi sale "Seek and Destroy" e, dopo aver rimuginato bene come potesse essere il riff, chiudo gli occhi e sono di nuovo nel garage a 18 anni, non dietro alla batteria ma da chitarrista ritmico con un suono granitico che spacca tutto.
Poi mi giro, colgo lo sguardo della barboncina che mi guadra incuriosita, e rimetto il canale pulito.
Mi chiedo se i Marshall a stato solido moderni siano anche così, capaci di regalare tante emozioni in solo 30 minuti di prova. Probabilmente no, perché manca l'effetto nostalgia, che ci fa apparire magico tutto quello che appartiene agli anni in cui abbiamo i ricordi più belli, facendoci dimenticare tutto il resto.
Con la tecnologia di oggi un prodotto come questo, senza tutte le complicazioni dell'effettistica a bordo degli ampli digitali a volumi infimi, probabilmente coprirebbe solo una nicchia di mercato. Oggi i pochi chitarristi che sono rimasti cercano l'emulazione perfetta senza il rumore di fondo, millemila preset senza considerare troppo la dinamica e il cambio del suono solo grazie alle mani, d'altra parte si suona quasi niente in giro e le poche volte che lo si fa il pubblico è estremamente generalista e distratto.
E allora? A chi non andava bene il dominio dei Take That nelle classifiche di fine secolo di certo tiene ancora accesa una flebile speranza che qualcosa succeda, e fa ascoltare altra musica ai propri figli, sperando che loro possano cambiare il mondo in cui viviamo e che probabilmente noi non abbiamo avuto il coraggio di fare nostro. O, perlomeno, l'abbiamo fatto nostro, ma non è che fossimo così fighi, dopotutto mandavamo i Take That in cima alle classifiche...
Ecco, a queste persone, regalate un vecchio Marshall Valvestate marcio ai vostri figli, e fate in modo che abbiano la possiblità di fare ciò che noi non abbiamo voluto fare. E quando i figli non ci sono, suonatelo voi, che magari ricordarsi come si era aiuta nelle scelte che dobbiamo compiere tutti i giorni. |