Una storia Beat: 1965 Fender Stratocaster Sunburst #L88135
di Vintage Vault [user #63578] - pubblicato il 20 luglio 2024 ore 17:45
Per tutti gli appassionati di strumenti musicali d’epoca, una vecchia custodia “a goccia” costruita da Polverini Bros negli anni ’60 in Italia “For Fender” è di certo quello che potremmo definire un “promettente inizio”.
Una volta aperto il coperchio superiore, ecco apparire una chitarra altrettanto vecchia: una Fender Stratocaster del 1965 in finitura sunburst!
Oggi per Vintage Vault vi andiamo a raccontare non soltanto del restauro dello strumento, per poterne ripristinare la corretta suonabilità, ma anche la storia del suo “unico” proprietario, che ben restituisce lo spaccato di una piccola realtà provinciale appena lambita dall'epocale cambiamento musicale degli anni ‘60.
Lo strumento è vissuto, ma tutto sommato ben tenuto e in discrete condizioni generali. Il “tag” originale ancora presente in custodia conserva la “warranty card” Fender compilata dal suo primo proprietario, il sig. Gino Scarsi, che la acquistò nell'ottobre del 1965 a Torino presso il negozio “Laiolo”. La chitarra è stata un po’ “abbandonata” negli ultimi anni e di conseguenza presenta alcune problematiche da risolvere.
Per prima cosa, il capotasto originale tende a far “scappare” le corde durante i bending, difetto corretto con una rifilatura degli slot per le corde, mentre le sellette erano così arrugginite da non poter più essere regolate in alcun modo, e queste hanno richiesto un intervento più importante, che però ha reso possibile il loro ripristino completo.
Al termine dei lavori di ripristino di capotasto e sellette, una delle meccaniche richiedeva attenzione, in quanto il perno dell’alberino per la corda si era spezzato, pertanto è stato sostituito con una parte di ricambio dell’epoca.
Risolti i problemi relativi al “sistema corde”, che coinvolgevano meccaniche, capotasto ponte e sellette, è stata la volta di una pulizia dedicata, visto che sul body erano presenti tracce di un adesivo una volta posizionato sul fronte e incrostazioni di polvere nei pressi del ponte. Anche la tastiera è stata pulita e l’elettronica originale, ancora perfettamente funzionante, pulita con un prodotto apposito per i contatti.
Lo strumento è molto leggero e risonante, e suona in maniera fantastica, con quel look inimitabile che nessun relic artificiale potrà mai davvero replicare.
Vintage Vault: Buongiorno Gino e benvenuto a “Vintage Vault”. Ci racconti un po’ la tua storia musicale in quegli “anni d’oro” del Beat Italiano? Che tipo di musica vi ha ispirato? Gino Scarsi:Proviamo a fare un po' d'ordine. Prima dei “Punti Interrogativi”, forse la più nota formazione della nostra zona per il periodo, a fine '63 nacquero a Canale i “The Trapper” (di cui invio foto con la divisa “quasi” classica in “quasi smoking”), e con questa formazione avvenne già un primo vero e proprio cambio di epoca musicale per Canale e Roero, in quanto i Trapper proponevano le schitarrate alla Shadows e il primo Beat di riferimento nazionale.
VV: Quali erano i locali più noti della zona dove abitualmente ci si esibiva? GS:Teniamo presente che all’epoca in tutto il Roero (23 paesi), con le discoteche molto, molto lontane a venire, le cosiddette sale da ballo di riferimento erano solo due: "Sala Dal Conte di Canale" e "La Perla" di San Damiano (paese che confina con il Roero ma già in provincia di Asti. le due sale erano sempre strapiene di giovani che in quegli anni avevano spodestato - non senza stridenti contrasti - le generazioni precedenti innestate su swing e lisci di vario genere. Sale aperte sabato sera e domenica sia pomeriggio sia sera, che staccavano mediamente 800 biglietti a volta. Dal palco sopraelevato noi suonatori potevamo comodamente camminare sulle teste senza toccare terra.
VV: Raccontaci qualcosa del tuo primo gruppo, i “Trapper” e della nascita dei “Punti Interrogativi”. GS: Questo primo gruppo dei Trapper era composto dal sottoscritto (Luigi) Gino Scarsi alla chitarra, da Aldo batti voce, da Franco Valtorta al basso, da Mario Gaia all'organo, da Sergio Marchisio alla batteria e da Elio Visca alla chitarra e fisa, (la fisa serviva solo a metà servizio, perché eravamo "costretti" a eseguire tre pezzi di liscio popolare).
A me e ad Aldo - che avevamo nel '64 rispettivamente 16 e 17 anni - i Trapper stavano un po' stretti come repertorio e lo scoglimento di questa formazione, avvenuto senza traumi a fine 1965, permise la nascita del nuovo gruppo dei "Punti Interrogativi". Qui il genere spaziava tra il Beat esterofilo e quello nazionale senza disdegnare la vena Italo-melodica e le celentanate varie. I tre elementi sopraggiunti erano Adriano Cortesi, voce e basso, Adriano Gregorio alla batteria e Jose Appendino alla seconda chitarra. la divisa consisteva in corpettino e calzoni gialli, più camicia rossa alla Beatles con festoni sempre gialli.
Praticamente in quegli anni si suonava nei mesi invernali alla Perla di san Damiano con i tre servizi settimanali e feste comandate, mentre d'estate si suonava nella stupenda sala all'aperto nel parco del castello del Conte di Canale, e qui arrivavano da tutte le parti anche da Torino.
Come tutti i gruppi Beat di quei tempi succedeva di suonare nelle sale parrocchiali e qui si ripetevano normalmente e su piccola scala le scene di entusiasmo con gridolini delle ragazze fortunatamente di bocca buona, che si accontentavano delle cover appena passabili dei loro miti musicali d'oltralpe.
VV: Quale era la vostra strumentazione dell’epoca? GS: Con i Trapper si provava in una casa quasi a rischio crolli a iniziare dal '63, mentre con i Punti Interrogativi ci trovavamo direttamente a casa di Aldo che abitava nella frazione di San Michele di santo Stefano Roero e alle prove assisteva mezza frazione!
All’epoca avevamo Amplificatori Meazzi sia per l’impianto voci sia per gli altri amplificatori, acquistati tutti in via Piatti a Milano. Come amplificatore per chitarra avevo un Meazzi con eco, e con il nastro dell'eco che ruotava a vista. Come chitarra inizialmente avevo una Eko Explorer che pesava più di venti chili e a fine serata le spalle erano rotte. Sempre dalla EKo acquistai un favoloso distorsore perché in quel tempo "Satisfaction" dei Rolling Stones la chiedevano almeno due volte per servizio ballandola beat in lunghe file, pestando e ritmando i passi in modi mai visti e siglando in questo modo un vero cambio epocale in fatto di ballo.
VV: E poi arrivò la Stratocaster, e nuovi progetti... GS: Sì, ad Ottobre del '65 ho poi comprato una Fender Stratocaster (che ancora uso per diletto), e di cui conservo il certificato di acquisto (da Laiolo a Torino) con il numero di serie L88135, e insieme acquistai il Twin Reverb Amp e anche questo ancora ce l'ho, anche se modificato separando la “testata” dai coni, perché l’amplificatore era veramente molto pesante da portare in giro.
Come ti avevo già detto, all'inizio del '68 i Punti Interrogativi si sciolsero perchè Aldo batti e Adriano Cortesi andarono a militare e io confluii nella Sound and Music. La Sound And Music, per quei tempi, dopo il Patrick Samson Group era in Piemonte il gruppo più tosto.
Il primo anno della Locanda delle Fate, che mi vide partecipe fra i promotori, è stata raccontata dal mio amico Luciano Boero, bassista e anche cantante della Locanda nel bel libro "PRATI DI LUCCIOLE PER SEMPRE" di Luciano Boero appunto, edito da ArabAFenice. Secondo me quel libro dovrebbe piacere parecchio agli appassionati di strumenti visto che cita maniacalmente tutte le chitarre e gli amplificatori usati dal gruppo a partire dal '71.