Una “breve” premessa:
La mia “storia” chitarristica inizia circa venti anni orsono quando, del tutto ignorante in materia, ma appassionatissimo rockettaro, visti i deludenti risultati dello studio del sassofono contralto, perso fra solfeggi e labbra spaccate, proprio quando il maestro aveva deciso di sottopormi il tema di Now’s the Time (sic) decisi di mettere in vendita il B&S regalatomi dalla mia mamma.
Il tizio che rispose al mio annuncio si qualificò come commerciante nel settore e, apprese le mie segrete aspirazioni, mi propose un baratto: il mio sax in cambio di una chitarra. Urca che fortuna, gongolai fra me e me, è il destino che lo vuole!
Detto fatto, prendemmo accordi e dopo qualche giorno mi recai presso uno squallido negozietto di dischi e strumenti in centro, accompagnato da un amico-consulente-esperto chitarrista che avrebbe dovuto avere il compito di aiutarmi a non prendere fregature.
Mi accorsi subito di non avere grandi possibilità di scelta: mi fu proposta per lo scambio solo una chitarra elettrica total black marca Lead (sic). Io invece avevo adocchiato una acustica appesa al muro (una Takamine?) ma il “commerciante” era irremovibile: o Lead o niente. Incompetente, ventenne esaltato nonchè allettato dalla elettrica che scimmiottava una Jem, chiesi lumi all’amico, il quale imbracciata la “cosa nera” collegata a un piccolo ampli casalingo si lanciò in un paio di accordi e due note sentenziando infine: la chitarra è buona. Era fatta. Dimenticando persino di chiedere almeno un amplificatore da mezzo watt, procedemmo senz’altro allo scambio. Dovevo essere drogato, o almeno posseduto dal fantasma di qualche chitarrista drogato, o peggio, preso dalla febbre del rock’n’roll. Così lasciai il mio costoso contralto comprato a rate dalla mamma per assecondare la mia prima febbre del jazz in quel buco maleodorante, in cambio di un legno laccato nero come una cassa da morto ma senza il valore della stessa e senza nemmeno amplificatore: la fantomatica Lead Concert Series.
Ovviamente l’affare si rivelò una sola eclatante. La chitarra era effettivamente un catorcio e me ne accorsi ben presto. Non teneva l’accordatura nemmeno per dieci secondi, lo switch era mezzo guasto, all’interno un groviglio di fili saldati da una scimmia drogata, un single coil al manico e un humbucker al ponte che ronzavano come calabroni impazziti e producevano un suono monocorde. Ma ormai era tardi per il pentimento e la redenzione. Il mio sax era andato. Il truffatore non intendeva sostituire la chitarra-fetecchia con qualcos’altro: si offrì solo di settarla, cambiare le corde e sistemare l’elettronica. Gli augurai fra me e me, di morire fulminato nell’intento, abbrustolito, fra atroci sofferenze..
L’amico chitarrista che mi aveva guidato in quel maldestro baratto però non era affatto mortificato: lui andava al sodo: ero un principiante, avevo una ascia che suonava, dovevo solo darci dentro, crisbio. Lui mi avrebbe dato qualche lezione e… un amplificatore che teneva da venti anni in cantina! Detto fatto tirò fuori da un sottoscala polveroso uno scatolone un tempo nero, pesantissimo, l’assenza di griglia o mascherina rivelava due coni da circa venti centimertri e sul frontale risaltavano due scritte rosso argentee: M3 emthree e più a destra GUNNER: Pistolero? Si riferiva al pistola che aveva scambiato un sax di ottocentomila lire per una Lead da camino?
Ma bando ai rimpianti, attaccammo la chitarra a l cassone e… miracolo! Funzionava ancora! Qualche fruscio allo girare delle manopole, ma era potente, bello distorto, col senno di poi, pareva un valvolare, un bel reverbero, toni, distorti, e una potenza per me esorbitante, faceva e fa ancora un bordello inumano. Mi piaceva assai! Mi vidi di nuovo in ballo per il prossimo Woodstock!
Capivo bene che era il regalo riparatore di un uomo che sentiva il peso di aver mal consigliato un amico. Lui invece voleva liberarsi il sottoscala perché aveva scoperto da poco il dorato mondo del MIDI e stava mettendo su una specie di studio di registrazione casalingo. Quello era stato il suo primo ampli omaggio del paparino quando dalla classica era passato alla fusion, insieme a una discreta simil-telecaster che adesso stava nel suo studio fra personal computers aperti, schede Soundblaster, casse e tastiera midi cui si sarebbero aggiunti con il tempo un Roland VG99, una Ibanez con Floyd Rose comprata usata cui ha strappato i pick-up per sostituirli con quello esafonico eccetera eccetera. Il mio amico è oggi un cultore dell’elettronica e dell’informatica applicata alla musica e sostiene che una chitarra vale (quasi) un'altra e quello che conta è il chitarrista e un bel processore da cui tirare fuori ogni ben di dio di suoni. Io invece sono un tradizionalista: legno stagionato, pick up avvolti come il gomitolo della nonna, valvole e suoni blues: il mio idolo era Frank Marino. Ecco spiegato il pacco della Lead!
Tornato a casa, ripulito l’ampli dallo strato di calce e dotatolo di mascherina in tessuto, mi attaccai ad internet per capire con cosa avevo a che fare, ed ecco il risultato della mia ricerca, salvato da anni da pc in pc:
La marca M3emthree nacque dopo che la Meazzi aveva cessato di commercializzare i suoi amplificatori che appunto erano così marchiati.
Vennero prodotti dalla ditta Caldironi, nella fabbrica di Cologno Monzese dove veniva anche costruita la batteria Hollywood e successivamente la HI Percussion.
Il marchio M3emthree, nessuno immaginava cosa volesse dire: sono le iniziali di queste parole Meazzi Musica Milano. Infatti sono 3 emme - M3emthree in inglese... capisci a me!
Caldironi nel 1981 fallì. Meazzi anni or sono ha cessato l'attività per difficoltà finanziarie.
L’ amplificatore è tutt’ora eccezionale, tanto che, oserei dire, fece epoca per quei tempi. In Francia si dice sia stato in un certo anno (intorno al 1975/76) l'amplificatore più venduto.
In sintesi: Amplificatore Vintage Gunner M3emthree, Meazzi Musica Milano prodotto dalla Caldironi Musica, costruito a Milano nel 1978, made in Italy. Cassa robusta, griglia protettiva anteriore in acciaio (non nel mio). Suono caldo, vintage, a sentirlo sembra quasi un valvolare. Un eccezionale riverbero a molla, tremolo regolabile in intensità e profondità e una distorsione di altri tempi. Negli anni '80 è stato l'amplificatore più venduto in Germania e Francia. Il suo pulito può tenere testa senza problemi ai più blasonati twin reverb. Già a bassi volumi è possibile apprezzarne il suono ma solo alzando gradualmente il volume ci si rende conto di cosa stiamo parlando. Ideale per suonare all'aperto. 2 ingressi (pulito e distorto), volume, distorsione, bassi, alti, profondità tremolo, intensità tremolo, riverbero a molla, uscita mix e pedale.
Circuito: a transistor.Canali: 1.Ingressi: 2.Potenza: 40 W RMS.Effetti: tremolo, riverbero, distorsore.Controlli: volume, alti, bassi, velocità e profondità tremolo livello riverbero, profondità distorsione.Diffusore: 2 altoparlanti da 25 cm.Note: uscita per collegamento a mixer.Dimensioni: 60x42x26 cm (L-H-P).Peso: 16 kg.