Metti un pomeriggio con uno dei più grandi chitarristi del pianeta, in un'atmosfera intimista, ad un paio di metri di distanza.
Metti il fatto di poter ascoltare in silenzio le magie degli arrangiamenti del maestro, la sua naturalezza nel domare la sua mitica Maton completamente sverniciata dall'uso intenso in giro per il mondo; metti di poter dialogare con lui, scambiarsi sguardi, ridere, arricchire il proprio bagaglio tecnico e culturale, farsi contagiare dalla passione e la simpatia del maestro, imparare una lezione di umiltà.
Metti di scambiare due parole con lui, di scattare una foto in sua compagnia, stringergli la mano, ricevere l'attestato di presenza e allontanarsi in silenzio verso la macchina, di galleggiare nella felicità per aver fatto un grande incontro anzichè camminare normalmente.
Metti di aver capito che di Tommy Emmanuel ne nascono pochissimi, ma che anche lui è dovuto pur partire da qualche parte, e capire appieno che se si vogliono i risultati bisogna lavorare duro e con costanza, indipendentemente dal talento; metti di realizzare che la musica vera unisce le persone, le rende migliori e più aperte verso l'altro, e che in definitiva rende il mondo un posto migliore.