Ho recentemente preparato un ragazzo per l’esame di diploma di una conosciuta scuola di musica. Max, questo il nome, è un musicista con un’attitudine metal spiccatissima: ha la sette corde che utilizza con un testa e cassa high gain, ascolta cose estremissime e suona in una band selvaggia e super tecnica.
Però, nonostante una preparazione teorica più che adeguata, una tecnica strumentale scintillante e la piena padronanza di tutto il programma, al primo tentativo di conseguire il diploma fu rimandato. Max non era credibile nel suonare blues.
Aveva studiato tutto diligentemente: conosceva le scale da usare, diversi accompagnamenti, tecniche solistiche e padroneggiava alcuni licks in stile, ma il suo blues era proprio poco convincente. La commissione non lo bocciò ma gli consigliò di ripresentarsi dopo qualche mese per un esame esclusivamente dedicato a sincerarsi che Max avesse acquisito in linguaggio blues credibile. Per questo Max mi chiese alcune lezioni per aiutarlo a migliorare in questo genere, forte del fatto che essendo anch’io un chitarrista di estrazione moderna, avrei potuto aiutarlo in maniera meno traumatica e più vicina al suo linguaggio.
Dopo poche lezioni, mi resi conto che Max era davvero preparato ma quello che gli mancava era proprio il tocco e l’attitude blues. Serviva lavorare molto sugli ascolti, sull’improvvisazione e suonare assieme curando tantissimo la pronuncia. I risultati però tardavano ad arrivare. Il tocco troppo pulito e definito da metallaro e la pronuncia eccessivamente articolata di frasi, pattern e arpeggi prendevano sempre il sopravvento. Fino a che, l’ultimo tentativo. Proibii a Max di usare le sue chitarre: non solo la sette corde, ma anche una sei corde di costruzione artigianale con humbuker e floyd rose. Erano strumenti perfetti ma pensati per suonare veloce e distorto e Max era troppo a suo agio: non riusciva a trovare un’impostazione e un suono alternativi al metal.
Ordinai a Max, con suo grande stupore e gioia, di comperare un’altra chitarra: una Telecaster o una Stratocaster, anche di fascia economica. In ogni caso, avendo lui deciso, di fare il professionista gli sarebbe comunque tornata utile.
E recuperata una Strat usata, subito il miracolo. In quindici giorni l’allievo si ripresentò a lezione e mi lasciò a bocca aperta per come, grazie alla nuova chitarra, finalmente tutti i concetti che fino a qual momento gli erano stati chiari solo a livello teorico, ora suonavano! La fisionomia stessa della chitarra e la voce dello strumento avevano naturalmente e in maniera armoniosa portato a Max a suonare in maniera diversa. E, come sempre succede, vedere risultati e progressi avevano incentivato Max a esercitarsi con ancora più entusiasmo.
L’esame fu un trionfo e il diploma arrivò con il massimo dei voti.
Invitato Max a casa mia per farmi raccontare bene l’esame e brindare con una birra, approfittai del fatto che avesse con se la sette corde per chiedergli di suonarmi il blues proposto all’esame.
Incredibilmente ora, anche con la sua vecchia chitarra metallara, tutto suonava assolutamente credibile.
La morale dunque potrebbe essere questa. Ogni genere musicale sembra avere la sua chitarra.
E anche se esistono chitarre così versatili che sulla carta sembrano poter suonare tutto, se non si conoscono e hanno suonato gli strumenti originali ai quali vorremmo rifarci, difficilmente arriveranno risultati interessanti.