La sei-corde in questione è la famosissima doublecut di casa Gibson, una bellissima SG, per gli italiani di quegli anni la "Diavoletto".
Venne acquistata dal suo proprietario negli anni '70 da un noto negozio napoletano dell'epoca per un prezzo davvero basso, in quanto usata e con un graffio su un lato del manico.
La Diavoletto Special del '73 si presenta con una verniciatura cherry abbastanza scura in nitrocellulosa, due mini humbucker, battipenna piccolo, copri pickup in plastica nera, segnatasti trapezioidali in madreperla di dimensioni più piccole rispetto a quelli delle altre SG, meccaniche marchiate Gibson, tradizionale ponte Tune-o-Matic, corpo e manico in mogano, tastiera in palissandro e logo della casa in madreperla incastonato nella paletta.
Appena apro la custodia e la vedo penso: "Ma è stranissima!"
I mini humbucker con i copri pickup neri e quel battipenna piccolo la rendono davvero particolarissima. Sinceramente all'inizio sembra bruttina, poi ci si fa l'occhio e diventa davvero affascinante! Una volta presa in mano ti stupisce per la maneggevolezza e la leggerezza. Ma ti colpisce di più quando la si attacca all'ampli... Mamma mia ragazzi!
Per il primo impatto ho preferito staccare pedali e pedaliere varie e collegarla diretta nel mio Hot Rod Deluxe.
Con un volume basso e con il pickup al manico il suo è bello, caldo, rotondo. Provo a giocare con i toni e anche quelli funzionano alla perfezione concedendo tante sfumature. Poi provo il pickup al ponte. Anche se il volume è basso e gli humbucker sono mini, si sente una certa cattiveria!
In posizione centrale il suono è adatto ad arpeggi e ritmiche funky.
Già a metà corsa l'ampli inizia a saturare che è una bellezza, ottenendo quel bel sound naturalmente sporco che è una gioia per le nostre orecchie.
Dopo la metà inizia ad essere molto molto spinto e adatto a riff hard rock.
In seguito la collego al Nova System e lì mi diverto con le modulazioni e i drive analogici.
Il suono più bello lo raggiungo con un leggero tremolo e un leggerissimo overdrive.
Anche se abituato al manico della mia Stratocaster, mi sono trovato davvero bene con questa chitarra quarantenne, che nonostante l'età non ha perso per niente lo smalto.