di Axel - Sixstrings [user #14274] - pubblicato il 25 maggio 2013 ore 11:00
Le Telecaster di Richie Kotzen sono strumenti ben lontani dalla tradizione Fender. Realizzare una replica di una sua signature vuol dire avere a che fare con top sagomati in acero, manici figurati e dotazione elettronica tutt'altro che classica. Quando poi si aggiunge il gusto del made in Italy...
Le Telecaster di Richie Kotzen sono strumenti ben lontani dalla tradizione Fender. Realizzare una replica di una sua signature vuol dire avere a che fare con top sagomati in acero, manici figurati e dotazione elettronica tutt'altro che classica. Quando poi si aggiunge il gusto del made in Italy...
L’incontro con Dalo è avvenuto ormai quasi un paio di anni fa e nemmeno troppo per caso. La medesima passione smodata per il rock sanguigno, le sei corde e l’accoppiata birra e kebab già la dice lunga sull’improbabile binomio che, di lì a qualche tempo, avrebbe dato alla luce la chitarra oggetto di questo articolo. Accordo ha semplicemente fatto da piazza virtuale nella quale scambiare idee, progetti e proposte. Chi vi scrive, nonostante latiti da un po' sulle pagine di questo sito, è ormai da qualche anno fan sfegatato del più o meno noto chitarrista americano Richie Kotzen il quale vanta, come probabilmente alcuni di voi sapranno, un’invidiabile collaborazione ormai più che decennale con Fender. A lui infatti sono stati dedicati diversi modelli di Telecaster e Stratocaster. Una volta solo disponibili per il mercato giapponese ed europeo (a seconda dei vari modelli), ora sono reperibili in tutto il mondo (ma sempre con limitazioni in base al modello di chitarra).
Da buon appassionato quale mi ritengo (malato per alcuni), sono sempre aggiornato sugli eventi live, progetti ed endorsement vari del buon Kotzen. Correva l'anno 2010 quando un nuovo prototipo di Telecaster (ormai strumento prediletto del chitarrista in oggetto) fu consegnato a Richie (ma sì, come se fossimo amici). Soliti ingredienti per l’ormai ben collaudata ricetta: swamp ash per il body, flame maple top e ancora birds eyes maple neck. Ovvero un cocktail micidiale di frassino di palude americana, acero fiammato e acero occhiolinato. E così fu per il nostro progetto casereccio, per lo strumento che di lì a poco vide la luce (buttiamola giù epica, ma solo per enfatizzare quanto sia felice di questo strumento) e che il noto "bricoleur del mercoledì" Dalo soprannominò "la Ferrarina". Già, perché il colore che scelse Richie per il suo modello (e di conseguenza noi) fu proprio un bellissimo Rosso Ferrari.
A parte il manico in acero occhiolinato, per il quale ho preferito continuare con l’acero marezzato (per dare continuità e armonia alla linea generale dello strumento), anche l’elettronica rispecchia fedelmente la scelta di mr. Kotzen: abbiamo un DiMarzio Chopper al ponte (humbucker a ingombro single coil) e un Twang King al manico (molto bello, suono a metà fra vintage e moderno). Come nell’originale, il potenziometro del tono è stato sostituito da un interruttore On-On che in pratica attiva/disattiva la controfase in posizione centrale, garantendo una sorta di midboost. Molto bello sui solo e interessante su diverse ritmiche.
Inoltre (chicca sulla quale il modello originale non può fare affidamento), anche l’humbucker al ponte può essere splittato a single coil, sempre con il medesimo interruttore al posto dei toni (che non uso mai, mi piace sentire il suono completamente aperto dei pickup).
Per quanto riguarda l’hardware, abbiamo optato per un ponte Gotoh, delle meccaniche Sperzel autobloccanti (gli alberelli ad altezza variabile hanno risolto un problema di sferragliamento delle corde dovute al set precedente e alla mancanza di una delle due farfalline sulla paletta che tassativamente non voglio), un capotasto in avorio realizzato a mano e, per finire, un Hipshot D-Tuner montato sulla meccanica della sesta corda. Due parole su questo splendido prodigio di ingegneria: con un semplice movimento di leva, possiamo passare da E a D (utilissimo quando in una scaletta abbiamo pezzi che prevedono un’accordatura con Re basso). Un regolatore posteriore (simile ai fine tuning dei ponti Floyd Rose) garantisce un'accordatura ottimale in posizione D.
Un capitolo a parte vale solo per il manico: come magari qualcuno di voi sa, Richie predilige i manici grossi. Possedendo altri modelli di RK Signature, posso confermare che, per chi ha le manone come me, in effetti aiuta a suonare un po' più rilassati. Partendo quindi dalla misura standard di Richie, non ci siamo scostati di molto, mantenendo praticamente lo stesso profilo e le stesse misure. Risultato: imbracciare la Ferrarina è come sentirsi a casa propria. Mi restituisce lo stesso feeling al quale ormai sono abituato da alcuni anni. Per finire: regolazione truss rod al manico, comfort cuts pancia e gomito, tasti jumbo e verniciatura rossa semicoprente che lascia intravedere la marezzatura del top con un effetto vedo non vedo molto particolare.
Tutto l’hardware (placca jack e placca manico posteriore comprese) è stato sapientemente "stressato" dalle abili zampe del gatto di Dalo, per conferire un’aspetto molto industrial e del tutto simile all’originale.
A mio parere la chitarra (estetica a parte) suona davvero bene. Inutile descrivere a parole ciò che solo le nostre orecchie possono realmente percepire. Vi lascio quindi in allegato un video in cui eseguirò (male) un grande classico con la mia band. Ringrazio ancora Dalo per l’ottimo strumento realizzato su mie specifiche e per la pazienza nei miei confronti (si sa come siamo noi chitarristi).
Nota della Redazione: Accordo è un luogo che dà spazio alle idee di tutti, ma questo non implica la condivisione di ciò che viene scritto. Mettere a disposizione dei musicisti lo spazio per esprimersi può generare un confronto virtuoso di idee ed esperienza diverse, dando a tutti l'occasione per valutare meglio i temi trattati e costruirsi un'opinione autonoma.