"Ci si taglia in genere perché si salta qualche passo nel complesso rito della rasatura. Le regole sono le seguenti:
1. radersi al mattino, meglio ancora se dopo la doccia, allorché l'acqua abbondante ha ben idratato la barba; 2. se viene più comodo radersi prima della doccia, lavare accuratamente il viso prima di radersi; 3. impiegare un pre-barba da lasciare in situ pochissimi minuti prima di insaponarsi (un sistema ancor più antico ed efficace per ammorbidire la barba sono gli oli, in particolare l'olio di Argan, di cui basta applicare una decina di gocce sulla barba e massaggiare per farlo assorbire); 4. usare un sapone di qualità, montandolo con ripetute passate di pennello; 5. re-insaponarsi ad ogni passata (le passate dovrebbero essere tre: pelo, pelo angolato e contropelo) e non passare mai il rasoio su una zona priva di schiuma. I folli della rasatura si fanno una mappa (reale e mentale) del verso di crescita del pelo in ciascuna zona del proprio viso (il face mapping della barba è unico come le impronte digitali); 6. alla fine della rasatura, risciacquare il viso prima con acqua calda, poi con acqua il più fredda possibile, passando dell'allume di rocca, che serve a riacidificare il viso e a favorire la cicatrizzazione di piccoli tagli; 7. usare un dopobarba lenitivo, che riduca gli arrossamenti; 8. a me, infine, piace il vecchio buon odore di barbiere di provincia, per cui alla fine metto un po' di dopobarba alcolico italiano, che fanno sempre uguale credo da un secolo, e che si trova in vendita in bottiglie da mezzo litro. Può sembrare una scocciatura ignobile, ma dopo qualche giorno diviene un automatismo di cui non si riesce più a fare a meno. Il tutto, peraltro, dura 15 minuti o 20 al massimo (durante i quali si può pensare, fischiettare, guardarsi negli occhi e così via)." (da Il Diario del Generale, Napoli, Liguori, 1978, pag. 45).
Qualche tempo fa, una persona a me cara, guardando il colore grigiastro che aveva assunto la mia barba, mi disse che avevo perennemente l’aspetto di Babbo Natale. "Dovresti evitare questo effetto da Santa Klaus, ti invecchia almeno di 10 anni. E poi con quella pipa sempre in mano, sembri davvero mio nonno." Detto, fatto: ho tolto la barba, lasciando solo l’ombra di un pizzetto. Tutte le mattine, ormai da cinque mesi, impugno pennello, rasoio, e tutto il resto, per radermi. Ma a volte, i risultati sono quasi inguardabili, per via di tagli, taglietti, e di tutti gli elementi che formano l’assortimento dell’autotortura. Per mia fortuna, mi è capitato fra le mani quel testo meraviglioso da cui ho preso il passo precedente, scritto da un caro amico cui rendo un affettuoso, sincero e riconoscente ringraziamento. Ce l’ho con la dedica, e seguo le sue direttive alla lettera. I risultati sono molto migliorati, ma la strada da fare è ancora tanta. Direte voi: e che c’azzecca con la chitarra? Giriamo la frittata: secondo me il chitarrista senza barba perde un po’ del fascino cazzeggiante di colui che suona con la stessa naturalezza con cui gli cresce la barba. A meno che, come nel mio caso, una volta imbracciata la chitarra non gli venga chiesto da quanto tempo è andato in pensione. Insomma, quanti di voi amano la propria barba, e quanti la detestano? E soprattutto, quanti la identificano con il mestiere di "essere chitarrista nella vita"?
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