Gruhn Guitars ha messo in vendita una Fender dal valore storico inestimabile. Con il numero di serie 0100 impresso sul coperchio del Tremolo, la chitarra è la Stratocaster più vecchia oggi in circolazione.
Quanto può valere la più vecchia Stratocaster in circolazione? Occhio, qui non si parla di "relic", "masterbuilt", "custom shop", "aging", "time machine", eccetera. Qui siamo di fronte a una Fender Stratocaster numero di serie "0100", ovvero una delle prime costruite, comunque quella che porta il più basso numero di serie mai visto (a parte la 0001 notoriamente artefatta di David Gilmour e una 008 citata dalla Werner's List, ma di cui non si sa nulla).
La storia di questa chitarra è riportata in poche righe sul testo sacro di ogni fendriano ("Fender, the sound heard 'round the world" di Richard R. Smith) il quale, basandosi sulla testimonianza di Forrest White, racconta che questa Stratocaster sarebbe la prima prodotta di una piccola pre-produzione avviata nell'aprile 1954 con l'obiettivo di disporre di qualche esemplare da dare ai venditori come campione o ai primi endorser, per cominciare a farla vedere in giro.
, guru del vintage, aggiunge che la produzione della Stratocaster fu avviata nel 1954 con una numerazione a quattro cifre (inizialmente impressa sul coperchio posteriore in bachelite del Tremolo) proprio dal numero 0100, quello finito su questa chitarra.
Non è dato sapere come, ma anziché essere massacrata su qualche palco o sballottata fino alla distruzione nel portabagagli della Ford di un rappresentante, la Stratocaster 0100 finì in vendita come nuova in un negozio di El Monte, California, nel luglio dello stesso anno. L'evento è del tutto inconsueto, perché Fender cominciò ad acquisire i primi ordini per le Stratocaster tre mesi dopo, in ottobre. Cosa era successo? Il negoziante era un amico di Leo Fender, George Fullerton o Forrest White, quindi fu privilegiato con un'anteprima? Non lo saremo mai, né è noto il seguito. L'unica cosa certa è che la chitarra finì nelle mani di qualcuno che suonava veramente poco, tanto da arrivare fino a noi con una tastiera ancora perfettamente suonabile e minimi segni di usura sulla vernice del manico. Insomma, una vera reliquia preservata dal tempo per una fortunata combinazione di circostanze.
Da qualche giorno la Stratocaster è in vendita sul sito di Gruhn Guitars alla cifra ragguardevole di 250mila dollari (ma c'è anche la custodia...), un evento che non mancherà di suscitare le solite polemiche in tutto il mondo, sia sul valore sonoro ("sì ma la mia messicana da 500 euro suona benissimo", oppure "io non la cambierei con la mia Squier JP del 1982" o "da Monster Relic con 1200 dollari compro una chitarra che suona benissimo" eccetera), sia su quello economico-collezionistico ("prezzi scandalosi", "questi non sono più strumenti musicali", eccetera). Insomma, discorsi noti.
Quello che invece è importante sottolineare, ancora una volta, è che questa Fender Stratocaster, (forse) la prima di tutte le Stratocaster, appare identica alla chitarra in vendita oggi. Tolta qualche piccola miglioria sulle versioni aggiornate, qui siamo di fronte alla dimostrazione inoppugnabile che ben sessant'anni fa il signor Leo Fender, assieme a un manipolo di collaboratori visionari, fu capace di mettere a punto un oggetto di meccanica e design che ancora oggi è nel suo genere quanto di più attuale si possa trovare.
L'ho già detto, ma non ho problemi a ripetermi: prendi un frullatore, un aereo, un'auto, un rasoio elettrico, una macchina fotografica, un registratore audio, un microfono, una lampada, una TV del 1954 e confrontalo con il suo attuale equivalente. Poi confronta la 0100 con una Stratocaster costruita l'altroieri. Sono gemelle nelle forme, nei concetti base del circuito, nei pickup, nella struttura generale, a confermare che la Fender Stratocaster è nata perfetta e perfetta resta, dopo aver doppiato da un decennio il mezzo secolo di vita. Un unicum che sorprende e incute il rispetto dovuto a ogni capolavoro prodotto dall'uomo. E se esiste un capolavoro, questo è la Fender Stratocaster.