In questa lezione Michael Angelo offre alcuni spunti di studio per ottimizzare la pennata alternata e allo stesso tempo qualche idea per velocizzare sequenze scalari eseguite con questa tecnica. Il carattere marcatamente meccanico di questo approccio di plettrata favorisce l’esecuzione su sequenze di scale lineari che però, spesso, finisco per suonare troppo simili a esercizi più che a frasi musicali. Il suggerimento di Angelo è stato quello di rompere la linearità di una scala o un arpeggio eseguiti in pennata alternata, inserendo dei salti di corda. In questa maniera si romperà l’andamento a gradi congiunti della scala e si metteranno in gioco intervalli ampi che porteranno una certa modernità e freschezza al fraseggio.
La prima idea è applicata a una scala di Em dorico (E, F#, G, A, B, C#, D) sviluppata a tre note per corde.
L’idea di partenza è semplicemente suonare in sequenza ripetuta le note sulla corda di G e quelle sulla corda di E cantino, saltando a piè pari la corda di B.
Es. 1)
Per dare un senso ritmicamente finito a questo pattern una divisione a gruppi irregolari di cinque note permette di creare un vero e proprio lick da suonare ritornellato.
Es. 2)
Lo stesso criterio può quindi essere applicato a tutta lascala dorica.
Con lo string skipping si possono trovare diteggiature e possibilità esecutive interessanti anche su scale e arpeggi meno praticati come quelli diminuiti.
Ecco, per esempio, un lick decisamente estremo sviluppato sulla scala diminuita Semitono-tono di A (A, Bb, B#, C#, D#, E, F#, G).
L’unico aggettivo che ci è uscito per descrivere questo passaggio è: infernale!
Es. 4)
Oppure, limitandosi all’arpeggio diminuito, in questo caso di G# (G#, B, D, F), Angelo ricorre a una diteggiatura circoscritta alle sole corde di E cantino e G e ne sfrutta la natura simmetrica creando un pattern che si ripete uguale ogni tre tasti. Per ingabbiare in un pattern ritornellato questo passaggio siamo ricorsi a una scrittura ritmica coraggiosa. Pensiamolo in due quarti e schiacciamo in due pulsazioni ritmiche, - dove normalmente faremo stare otto note per battito – tutte le 23 note che lo compongono. In sostanza, nello spazio di sedici note, ce ne facciamo stare 23.
Es. 5)
Quindi, lo stesso arpeggio, è suonato spingendone lo sviluppo un’ottava sotto e integrandolo anche con un passaggio sulla corda di A.
Es.6)