L'11 settembre del 2001, quando i nemici di Charlie Hebdo e di tutto il mondo civile buttarono giù le Torri Gemelle, era un martedì. La domenica dopo sarei dovuto partire per Parigi. Rinunciai al viaggio, preso allora da una paura per me nuova e sconosciuta. Il 7 gennaio 2015, invece, era un mercoledì. Mercoledì scorso. A Parigi, i nemici di Charlie Hebdo e di tutto il mondo civile ci hanno ancora una volta dimostrato che non serve intelligenza per azionare grilletti e spolette, far precipitare aerei e uccidere in nome di un Dio che di certo non può amare grilletti, spolette, grattacieli in fiamme e kamikaze. Se è un vero Dio. Tuttavia, nell’enorme e complesso interrogativo che i barbari di Parigi ci hanno macabramente regalato, la mia vita lavorativa rischia di trovare un altro tranello, ancora una volta, come per l’11 Settembre. Domani, domenica, tanto per cambiare ho un volo prenotato per Parigi. Un impegno fissato tre mesi fa. La cosa in sé, in relazione alle dinamiche in gioco nel mondo adesso, è davvero irrilevante. Ma chiunque avrebbe il dubbio se partire o rinunciare. Vero? Io questa volta ci vado (e dico pure esk, ovvero, e 'sti kazzi). Ci vado per due motivi: il primo è che rinunciare significherebbe dire che i nemici di Charlie Hebdo e di tutto il mondo civile vincono sempre, vivi o morti che siano. Questo non può essere, dal mio punto di vista. Il secondo è che amo troppo Parigi ed è un po’ che non la vedo. Per me è casa, vecchia amica, fascino perpetuo. Conosco bene le persone che ci vivono. Persone civili, gentili, con un alto senso della riservatezza e della libertà individuale, di ogni singolo. Persone che però sanno essere anche latini ed estrosi, quando è il momento giusto. Insomma, belle persone. Perciò voglio vedere come stanno la mia vecchia amica Parigi e i suoi abitanti, dopo che i nemici di Charlie e di tutto il mondo civile ci hanno fatto vedere come pochi “connards” siano in grado di tenere in scacco milioni di persone. Voglio davvero capire se Parigi resta il posto in cui vivere civilmente e senza paura è ancora lecito. Possibile. E ho pensato di scrivere e passarvi le mie sensazioni, giorno dopo giorno, con dovizia di dettagli, nel caso. Nella speranza che vi faccia piacere leggerle. Sarà un diario di guerra, una specie di reportage dalla trincea. Mi conforta ricordare che Parigi ha tempo fa fieramente cacciato i Nazisti. Gente forse peggiore dei nemici di Charlie Hebdo e di tutto il mondo civile. Perciò, nel caso, quella in cui mi troverò sarà una trincea ottimista, vincente, non incline alla resa. E poi domenica partirò dalla splendida città di Pino Daniele. Un’altra emozione da vivere. Ma questa è tutta 'n'ata storia (che prima o poi vi racconterò, promesso). Tanty Graffy a Tutty
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