Gli ho fornito lo chassis di alluminio, piegato da mio padre, oltre a un paio di schemi elettrici reperiti sul web, che ha analizzato e confrontato, per poi passare al reperire i componenti e realizzare il cuore pulsante della testata.
A me è spettato costruire tutto il vestito, che ho voluto fosse più piccolo e completamente diverso dallo standard Marshall.
Per quanto riguarda il mobiletto, nulla di particolarmente complicato, perché si tratta di un parallelepipedo con soli quattro lati, aperto davanti e dietro. Per fare le giunzioni negli angoli come ho fatto io serve un minimo di elettroutensili, ma in mancanza di questi si può benissimo unire le pareti al tetto e al fondo avvitando un quadrello di legno all’interno negli angoli alti, e con viti da sotto per gli angoli bassi, assieme a un buon incollaggio.
Per il materiale, ho impiegato il solito multistrato di betulla spessore 18, che a mio avviso è sempre il top per compattezza e stabilità ed è pure bello, se non si vuole ricoprire il mobile col tolex. Poi l’ho tinto con mordente ciliegio e verniciato con trasparente all’acqua steso a tampone.
La chiusura frontale è sempre in multistrato ma spessore 10, ricoperto di un pezzo di tela di iuta. Volevo che avesse un aspetto vintage e quella tela è perfetta, oltre che semplice da applicare.
Completa il frontale un filetto bianco che contorna il perimetro, e il tutto è fissato all’interno del mobile con due angolari di alluminio.
Il filetto bianco è un articolo commerciale, comprato appositamente assieme a:
- maniglia in pelle
- paracolpi angolari in metallo
- piedi in gomma
- la griglia di aerazione posteriore
- tutta la componentistica elettronica.
L’ampli vero e proprio è cablato su uno chassis ricavato su misura, con una piegatrice, da una lamiera di alluminio. La lamiera era protetta da pellicola in plastica quindi, una volta tolta, era esente da rigature e perfetta per essere "serigrafata" manualmente con pennarello di vernice nera. Non ho foto dell’interno del cablaggio, ma vi posso assicurare che era alquanto ordinato. Quando uno è preciso, si vede.
Il tutto è fissato da sotto con viti passanti e nascoste, quattro sul lato anteriore e quattro sul posteriore.
Per la chiusura posteriore che consente l’aerazione delle valvole, ho dovuto realizzare in collaborazione con mio padre il telaio metallico, verniciato con smalto resistente al calore, sul quale ho applicato la griglia forata commerciale, tagliata a misura. Con sei fori e altrettante viti si fissa al retro del mobiletto.
Il pannello anteriore della testata prevede due ingressi: il Low con una buona riserva di pulito e che va in leggero crunch alzando il gain, poi un High che è una vera esplosione, caldo, valvolare, e che va da un overdrive spinto a un distorto micidiale sempre a seconda della posizione del Gain.
Il Master aiuta a gestire un volume notevole, che con l’ingresso High è comunque sostenuto, ma è il suo bello: intorno alla metà fa tremare i vetri.
I controlli Treble, Mid, Bass e Presence gestiscono l’equalizzazione, per 50 W di una pasta sonora direi unica.
Il pannello posteriore prevede la presa per il cavo di alimentazione, due fusibili, uno sulla presa e uno esterno da pannello. Infine ci sono l'uscita jack per il cavo di potenza e un selettore per variare l’impedenza tra 4, 8 e 16 Ohm.
È stato un po’ un salto nel buio, ma ne è valsa la pena e questo è il risultato, che mi soddisfa molto.