Non amo particolarmente gli articoli commemorativi. Mi sembrano e mi sono sempre sembrati dei funerali brutti e per giunta farlocchi, utili solo a chi scrive per versare le banalmente classiche lacrime di coccodrillo. Ma io qui sto per raccontarvi di Danilo Metelli, amico fraterno, liutaio immenso, uomo vero. E potrebbe sembrare che io voglia commemorarlo, perché Danilo se n'è andato giovedì scorso, il 18 dicembre del 2015. Mentre scrivo, sono le quattordici e dieci di domenica venti dicembre duemila e quindici. Gioca la Juve. Una passione che ci univa, con Danilo. Perciò parto da qui, e scrivo a lui. Dani', tanto lo sai... vinciamo tre a uno, fuori casa. Siamo di nuovo forti, e secondo me te la stai godendo questa cosa, da qualche parte, guardando la partita con uno scaldino in mano, mescolando qualche colla, e ripensando a come hai scaloppato quelle catene. “Magari ho fatto una cappellata...” ti stai dicendo. Ma chi tté crede a Dani'... quelle che tu definivi cappellate erano poi sempre alchimie magiche, miracoli acustici, estetici, paradisiaci per dita, mani e udito. Ho sempre rispettato il tuo spirito autocritico, che era un indice vero della tua se sensibilità. Ma lo sai pure tu che a volte era eccessivo. Mi fa stare bene pensare che ora non senti più dolore. Nel corpo e nello spirito. E so che la prossima chitarra che farai non sarà buona come quella che la seguirà. Peggio per noi Dani'... meglio per chi la suonerà. E per te che una volta tanto non penserai alle cappellate. Abbiamo vinto Dani'. Tre a due. Semo forti. Sempre. Di più non credo serva dire. Sono qui con i nostri amici per salutarti. Di altro non c'è bisogno. Per nessuno di noi. |