di biggiorgione [user #43441] - pubblicato il 23 aprile 2016 ore 12:00
Capace di precorrere i tempi con un'elettronica estremamente dettagliata e versatile, la Recording è l'incompresa dell'universo Les Paul. Uno sguardo più attento e senza preconcetti può far rivalutare un pezzo d'epoca bistrattato ma considerato il migliore della sua categoria dal suo creatore.
C'è fra voi qualcuno che ricorda il famoso successo del maestro Renato Carosone, "Io, mammeta e tu"? Bene, traendo spunto da quel titolo, mi sono posto la domanda: "a quanti piace la Gibson Les Paul Recording?". La risposta che mi sono dato è il titolo dell'articolo.
Siamo sinceri: questa chitarra non ha mai incontrato i favori del pubblico, ciò non di meno è veramente un pezzo da paura.
Intanto è la preferita dal vecchio Les. Direte voi: "chissene". Ok, riconosco che può non piacere se la si guarda con in mente la forma standard di Les Paul a cui siamo abituati da ormai oltre mezzo secolo. Ma, se la si osserva bene, ha delle caratteristiche veramente notevoli, anche e soprattutto dal punto di vista estetico.
La signora che stasera metto sotto la lente d'ingrandimento (badate bene, non per convincervi ad amarla, ma semplicemente per stimolarvi a una riflessione e magari a vederla sotto un'altra luce) è una splendida bestia del 1972.
Non mi voglio dilungare a spiegarvi a cosa servono tasti, pomelli e levette vari ed eventuali, perché un paio di anni fa ci ha già pensato qualcuno con competenza e in maniera fin troppo esauriente. Voglio invece richiamare la vostra attenzione su cosa di solito si cerca in una chitarra.
Parliamo di legni. Un bel mogano, lavorato con cura, smussato dietro per aderire meglio al corpo. Un manico tosto, stabile per via dei tre pezzi incollati, voluta di rinforzo per irrobustire ulteriormente. Tastiera in ottimo palissandro, scuro e ben venato, segnatasti block di madreperla, binding nero per renderla ancora più affascinante e la leggendaria paletta a libro ornata con i fregi da LP Custom. Le meccaniche sono delle Grover a tulipano in metallo, precise e stabili. E che dire del naturale ingiallimento delle madreperle?
Provate a immaginarvi sul palco con i faretti che illuminano la chitarra e il buio intorno. Le cornici cromate dei pickup a bassa impedenza luccicano come occhi di gatto nella penombra e il suono è rotondo, preciso, senza sbavature, mai troppo grosso o troppo cupo.
Non sono certo le regolazioni a mancare. Volete un contro fase? Ok, ce l'abbiamo. Intanto il fonico ringrazia e sorride al lato del palco perché la bestia non fischia e non dà grattacapi. Volete entrare diretti nel mixer? Con i pickup a bassa impedenza andate lisci come l'olio.
Il suono, morbido e setoso, accarezza i timpani degli ascoltatori come una brezza serale in una notte d'estate e vi coccola come una ninna nanna, una ninna nanna del vecchio Lester.
In men che non si dica, mentre suonate la vostra Recording del '72, vi ritrovate sopra l'arcobaleno.
Se poi ci pensate c'è il brand, c'è qualità, c'è innovazione e c'è un'infinita varietà di possibilità sonore.
Potete non credere a me, ma se ve lo dice Les?
Diversa dal solito, sì. Questo non significa che la chitarra sia brutta o meno interessante. Vi dirò di più: se ne trovano sempre meno in giro, ma capita ancora di scovarne a prezzi accessibili perché spesso si stenta a capirla.
Un consiglio: se potete e vi capita, provatene una. Poi ne riparliamo.