In soldoni, il booster è un circuito disegnato per aumentare il volume di una chitarra. Lo si può usare per ingrossarla, se ha un colore particolare, o per uscire negli assolo senza cambiare il proprio suono di base, se spicca invece per trasparenza. Un booster, però, può essere sfruttato anche in tanti modi che hanno un po' meno a che vedere con la creazione del tono in senso stretto e più con il concetto di tool, dispositivi accessori che tornano utili nella gestione del segnale per le esigenze dello studio o del palcoscenico.
Un booster lineare come l'italianissimo Vinteck Buff'n Boost, per esempio, può essere un asso nella manica quando ci si trova sul palco, con pochissimo tempo per regolare i propri suoni, e si ha bisogno di cambiare chitarra a metà concerto per qualche ragione.
È difficile che due chitarre elettriche abbiano lo stesso livello d'uscita e, se a un certo punto abbiamo deciso di cambiare strumento, è probabile che lo facciamo perché per il prossimo brano ci serve un timbro molto diverso, come per una ballad da single coil in stile vintage che segue un brano rock appena snocciolato da una coppia di humbucker ad alto output. Con ogni probabilità, la nuova chitarra avrà un volume sensibilmente inferiore, e la strumentazione risponderà a esso in modo molto diverso. L'amplificatore suonerà più piano e, anche se lo alziamo, gli overdrive in catena risulteranno più spompi, e perfino le modulazioni potrebbero cambiare il loro equilibrio tra effetto e segnale dry.
L'ideale sarebbe avere un dispositivo che, in qualche modo, bilanci i volumi dei due strumenti a inizio catena, facendo sì che tutti i pedali e anche l'amplificatore continuino a rispondere nella maniera più simile possibile, senza richiedere ritocchi che spezzerebbero il ritmo del concerto o, peggio, rovinerebbero il faticoso sound check di inizio serata.
Esistono svariate soluzioni e la più ovvia vorrebbe un mixer, magari attivo, magari costoso, magari ingombrante. L'uovo di Colombo invece è un piccolo, comodo booster con buffer integrato posizionato per primo, appena dopo la chitarra.
Il suo compito è di portare il segnale dello strumento più debole al livello di quello con l'output maggiore. Così facendo, si potrà contare su un suono simile per intensità, bilanciato nel mix e che interagisca con gli altri effetti in maniera fedele alla condizione precedente il cambio chitarra, pur preservando tutte le differenze timbriche per le quali l'abbiamo sostituita.
Di certo sul mercato non mancano le alternative, anche studiate di proposito. È il caso di selettori a pedale come il , che con i suoi ingressi multipli evita anche la seccatura di dover staccare il cavo da uno strumento per infilarlo nell'altro. Però è un circuito passivo e consente solo di attenuare il segnale più forte per portarlo al livello di quello più debole, e non viceversa. E perché mai rinunciare a preziosi dB che un booster invece ha da vendere?
Un'alternativa valida e forse anche più versatile potrebbe essere un equalizzatore, ma l'istinto di "aggiustare" il nuovo suono in riferimento al precedente, se non gestito come si deve, potrebbe addirittura vanificare il cambio di strumento, assottigliando le differenze percepite dal pubblico. Inoltre, se si ha una catena di effetti folta o si usano cavi lunghi, l'attivazione di un circuito attivo come un equalizzatore potrebbe far sentire una differenza importante nell'intensità e nella purezza del segnale, che si risolverebbe solo aggiungendo un buffer che lavori quando l'equalizzatore è spento.
Un oggetto come il Vinteck ha già al suo interno un buffer sempre attivo, tutto in uno chassis davvero minuto e con una purezza sonora superiore a quella di molti equalizzatori in commercio sulla stessa fascia di prezzo.
Questo non è l'unico sistema per cambiare facilmente strumento sul palco e non è neanche il solo modo per sfruttare in maniera furba un booster posizionato a inizio catena, ma è un trucchetto che ho trovato provvidenziale per unire, come si dice, l'utile al dilettevole. |