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Considerazioni sul vintage
Considerazioni sul vintage
di [user #4093] - pubblicato il

Da quando scrivo con regolarità su Accordo, parlando di singoli strumenti d'annata, paragonandoli alle repliche attuali, la domanda che mi viene più posta dal vivo è sempre la stessa: "ma c'è veramente differenza tra uno strumento originale dell'epoca e una fedele riproduzione?".
La mia risposta lascia sempre un poco l'amaro in bocca al mio interlocutore, perché il più delle volte di fronte a me ho una persona che vuole che la sua incredibile spesa (sia essa per uno strumento vintage o per una replica di lusso, con una firma altolocata nel panorama liuteristico) venga giustificata dal mio modesto parere. Proverò a spiegarla in maniera articolata in questo spazio.

Intanto partiamo dal motore che muove il mercato del vintage, che non è più quello delle origini. La mania per gli strumenti vintage affonda le sue radici alla fine degli anni '70, quando ci si rese chiaramente conto che gli strumenti appena usciti dalle fabbriche, specie dalle due più famose (Gibson e Fender), non erano assolutamente della qualità che ci si aspettava. Finiture, legni, elettronica, probabilmente non avevano il carattere che aveva contraddistinto la produzione del passato. Eric Clapton, già qualche anno prima, aveva cominciato a pensarla in questa maniera, e aveva preso a comprare Stratocaster degli anni '50 per farne degli ibridi, accoppiando manici e corpi secondo le sue esigenze, dando il via a una mania che conosciamo tutti molto bene. Oggi mi viene difficile dire che gli strumenti degli anni '70 sono da buttare. Sicuramente, e sonoramente, non rispecchiano i miei gusti (troppo, come dire, secchi e piatti), ma probabilmente sono in linea con i principi di massima della musica di quel periodo. Ovviamente il contour di una Stratocaster del '56 è due spanne sopra il contour di una sua sorella costruita venti anni dopo. Ma il suono dovrebbe prescindere queste considerazioni estetiche. Quindi, il motore originale a alimentare il vintage era la ricerca di quel classico suono unito a piccoli fattori estetici. Adesso è invece diventato ricerca assoluta dell'autenticità delle parti.

Considerazioni sul vintage

La ricerca spasmodica di viti e knob ha reso il mercato una giungla imperscrutabile, dove meno professionisti e musicisti si addentrano. Il risultato finale è che, in molti, arrivano a odiare il vintage quasi per partito preso, mentre altri lo idolatrano in maniera incondizionata. Quale è l'atteggiamento giusto? A mio parere nessuno ha ragione fino in fondo. Il musicista professionista dirà sempre che a lui basta un buono strumento per avere il suono che ha in testa, che esso sia vintage o di recente produzione poco importa, ed è vero!
Gli esempi si sprecherebbero, quindi non ci provo nemmeno a stilare un elenco di chitarristi che hanno un incredibile vintage sound con strumenti nuovi. Dall'altra sponda del pensiero ci sono però coloro che amano lo strumento vintage e lo paragonano a un quadro, quindi a un'opera d'arte. Questa gente spesso non suona? Ok, poco importa, perché loro tengono viva la memoria di un'arte legata al boom dell'industrializzazione. Non posso dargli torto, perché a me la visione di un vero "two-tone sunburst" su un body scolpito in frassino, recante le iniziali "TG" (il mitico signor Tadeo Gomez) emoziona più di una tela fiamminga larga cinque metri. Quindi l'amore per il vintage è anche accettazione di questo aspetto puramente iconografico.

Considerazioni sul vintage

In questi anni di prove, test, spulciature di foto e copertine di vecchi dischi, mi sono fatto una mia idea riguardante gli strumenti vintage e il loro effettivo apporto e utilizzo. Io sono del parere che niente sarà più bello di un solo su di un pezzo del 1955, eseguito con una chitarra costruita in quell'anno.
Ho suonato i riff di Luther Perkins (sideman di Johnny Cash) su una Esquire del 1952 molto simile a quella usata da lui stesso nelle registrazioni della Sun Records e la magia era tutta lì. La splendida replica del Custom Shop a firma di Cunetto, seppur perfetta in quasi tutti i particolari, si avvicinava al suono originale solo al 70%. Non sto distruggendo uno strumento favoloso (la Cunetto intendo), ma sto semplicemente dicendo che, in quello specifico contesto musicale, l'originale non ha rivali. Ma, dall'altro lato, quanti di noi suonano musica degli anni '50 perfettamente autentica? Io stesso, che campo suonando accezioni relative a questo genere, mi sentirei limitato con uno strumento originale che dà il meglio di sé in una piccola fetta del mio repertorio. E la cosa simile l'ho provata anche su strumenti degli anni '60.
Le Telecaster e le Stratocaster dei sixties hanno un suono e un carattere incredibilmente diverso dalle loro sorelline più vecchie di pochi anni. È incredibile come una Telecaster degli anni '50 sia così aggressiva e ignorante, mentre lo stesso strumento, costruito qualche anno dopo, sia perfettamente bilanciata, squillante e canterina. Eppure, ascoltando un disco di musica western swing anni '50, si capisce che la necessità fosse quella di uno strumento che si "sentisse", che bucasse l'ascolto, e da qui la necessità di uno strumento dirompente. Mentre, paragonando una Telecaster del '65 con un disco di country music dello stesso anno, fa emergere la necessità di strumenti più bilanciati, educati, signorili quasi. Ciò non vuol dire che in mano a un signor musicista l'una non possa fare l'altro, anzi, ma bisogna sempre pensare alle finalità di coloro che progettavano gli strumenti, ossia assecondare i gusti musicali preponderanti per l'epoca di riferimento.

Considerazioni sul vintage

Il mio consiglio è quello di approcciarsi allo strumento vintage con amore per l'epoca in cui è stato concepito, solo così ne apprezzerete le scelte costruttive o le intuizioni geniali di chi lo ha concepito. Se non c'è questo amore e questa ricerca, secondo me, è quasi assurdo pensare di investire in strumenti vintage. Vanno bene le repliche, che sono strumenti fatti veramente bene e con tanta cura e conoscenza.

Nota della redazione: Le foto di questo articolo ritraggono alcune delle fantastiche chitarre d'epoca della collezione privata di Alberto Venturini esposte durante le scorse edizioni di SHG. Mentre leggete queste righe, una selezione del suo miglior vintage profuma le sale di SHG GuitarShow e RitmiShow 2016. I cancelli si apriranno tra poco, e non potete permettervi di mancare!
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di aleck [user #22654]
commento del 19/11/2016 ore 10:31:03
Un articolo pieno di passione genuina e, soprattutto, buon senso.

Sono fermamente convinto della veridicità di quel che dici, dal basso della mia esperienza ho maturato un pensiero molto simile.

Lo strumento rispecchia le esigenze dei musicisti della sua epoca e questo è stato uno dei punti di forza dell'impresa di Leo Fender: costruire strumenti ascoltando i musicisti. Ogni innovazione risponde a una precisa richiesta del pubblico. Una Stratocaster che ricalchi in tutto e per tutto un esemplare del '61, o del 58/59, probabilmente oggi avrebbe pochissimo mercato o meglio, probabilmente venderebbe tantissimo, lasciando però dietro di sè stuoli di chitarristi insoddisfatti. Le riproduzioni "rivedute e corrette" del Custom Shop sono strumenti decisamente più attuali.

Ma basti pensare a quello che Leo Fender ha creato in G&L: strumenti diversissimi dalle sue prime Fender, ma creati per rispondere alle esigenze del mondo della musica di 30 anni dopo le sue prime produzioni. Chitarre chiamate ad interfacciarsi con musicisti e tecnologie profondamente cambiate rispetto a quelle degli anni '50 o '60.

Credo sinceramente che, se oggi Leo Fender progettasse la sua ultima "Fender guitar", darebbe vita a uno strumento molto, molto diverso dalle sue chitarre vintage e magari più moderna di molti strumenti di attuale produzione :)

Detto ciò, resta l'amore, l'emozione e il timbro che solo una chitarra di quegli anni può restituire. Un insieme di caratteristiche che va preso ed amato per quel che è e, soprattutto, che va contestualizzato. Sperando che questa degenerazione del fenomeno vintage non porti esiti tristi.
Rispondi
di alfcos [user #30701]
commento del 19/11/2016 ore 12:07:01
Concordo, è difficile, sull'argomento, leggere o ascoltare parole di buon senso che, poi, rispecchiano esattamente la situazione reale.
Oggi, purtroppo, il mercato degli strumenti vintage è diventato fenomeno collezionisti e prescinde dal lato più puramente musicale, tanto che uno strumento è valutato per originalità, condizioni e rarità e non per il suono… Come dovrebbe, sebbene si tratti di materia estremamente soggettiva e volatile.
Tristemente, l'estrema appetibilità di questi strumenti ha fatto sì che essi sono preclusi per la maggior parte dei musicisti, ossia delle persone cui erano destinati.
Però, non sono d'accordo fino in fondo. Alcuni strumenti in particolare per ila bellezza dei suoni che sono capaci di produrre e per il valore iconico che rappresentano (certo c'è anche quello) hanno assunto anche un valore musicale che ne fa dei classici senza tempo, tanto da venire apprezzati anche al di fuori del contesto originario per cui sono stati pensati e nel quale sono diventati famosi.
Probabilmente, usare una chitarra degli anni 50 sarà, oggi, scomodo e, per molti versi, anche poco pratico ma quegli strumenti, figli di un'età dell'oro ancora al confine tra industria di massa e artigianato, sono capaci di rilucere anche in un contesto musicale attuale, come effettivamente avviene…
Poi, dare un valore a questi strumenti è estremamente difficile e soggettivo. C'è il valore di mercato con il quale, ovviamente, volenti o nolenti, occorre confrontarsi.
E c'è il valore che ciascuno di noi da all'oggetto del desiderio che, aggiungo, per fortuna, appartiene solo a noi...
Rispondi
di zabu [user #2321]
commento del 19/11/2016 ore 16:16:47
Secondo me la maggior parte delle riedizioni, a partire della AV per arrivare al CS, suonano bene (intendo anche con un certo rispetto del suono di riferimento), e sono costruite (nei limiti di prodotti industriali) con criterio. Sono convinto anch'io poi, basandomi su un po' di prove su strumenti vintage fatti negli anni, che le maggior parte delle riedizioni non riescano pero' ad emulare in pieno le sfumature che rendono cosi' amate le originali. Dico non tutte le riedizioni perché, almeno io, mi sono imbattuto in alcuni strumenti veramente notevoli.

Quanto e' importante per noi la ricerca di quel 100% di autenticità dell'archetipo del suono originale? Ma soprattutto esistono parametri sui quali misurarla? In alcuni articoli precedenti abbiamo "toccato con mano" il risultato di alcune prove comparative molto interessanti, ma ricordo dai commenti che le reazioni erano molto soggettive. Naturalmente se per per un chitarrista la ricerca di quel 100% di autenticità e' cosi' importante va bene prodigare qualsiasi sforzo (anche economico) per avere in mano "the real thing".

Ho iniziato a strimpellare la chitarra nei primi anni '90. All'epoca era già esploso il fenomeno del vintage e Strato e Tele degli anni '50, o prima meta' anni '60 erano già inarrivabili. Pero' si potevano trovare ancora ottimi strumenti Fender del primo periodo CBS, o Gibson dello stesso periodo a prezzi comparabili a quelli del nuovo dell'epoca. Quel tipo di vintage, seppure all'epoca era considerato un po' di secondo rango, aveva un rapporto qualitativo ottimo. Progressivamente nel corso degli anni il concetto di vintage ha inglobato anche una buona parte della produzione anni '70, con conseguente lievitazione dei prezzi.



Rispondi
di Claes [user #29011]
commento del 19/11/2016 ore 17:10:14
Avete tutti del tutto ragione! Aggiungo però commenti. Una vera autentica certificata DOC Vintage non la porterete in giro - vero? Cambiereste p/u? Una Vintage mi sembra da collezionista piuttosto che portata "on tour" coi pericoli che ne consegue. Ma... c'è un ma. A parte ri-ri-ri-ri edizioni Fender & Gibson ci sono marche che sono un logo e basta. Gretsch, Rickenbacker e la chitarra da supermarket Danelectro... Per trovare versioni decenti di queste chitarre, il mercato vintage è inevitabile!
Rispondi
di zabu [user #2321]
commento del 19/11/2016 ore 19:17:42
Cosa intendi quando dice che per Gretsch e Rickenbacker il vintage e' inevitabile? Se intendi che gli attuali strumenti di queste due marche non sono validi non mi trovi assolutamente d'accordo. La Rickenbacker e' l'unica ditta storica americana ad essere in mano agli stessi proprietari dagli anni '50. La Rickenbacker non ha mai avuto cali qualitativi nella realizzazione dei propri strumenti. E' per questo anche che (eccetto per versioni particolari molto ricercate) le quotazioni del vintage della Rickenbacker sono abbastanza contenuti rispetto ad altri marchi. Le Gretsch professional series moderne sono costruite in Giappone (nello storico stabilimento di Terada) e sono strumenti niente affatto male. Diverso chiaramente il discorso per le serie più economiche.
Rispondi
di RedRaven [user #20706]
commento del 19/11/2016 ore 20:17:51
Alcune mie considerazioni: primo, sono abbastanza convinto che chi compra costose riedizioni "period correct" in realtà nel 90% dei casi non sappia esattamente cosa si stia replicando, e probabilmente nemmeno lo voglia in termini di suono e suonabilità. Il mitico PAF sound che è oggetto del desiderio è quello di registrazioni famose in cui i contributi sono molteplici, per dire. Non so se tutti vogliano strato con selettori a 3 posizioni, les paul con angolo del manico come le prime goldtop, etc. Il risultato è in parte inevitabilmente, in parte intenzionalmente modernizzato.
In secondo luogo, c'è tutta una fetta del vintage che semplicemente non è più replicato, custom shop o meno. Se voglio una Melody Maker me la devo prendere anni '60, non c'è verso. Sono gli strumenti anticonvenzionali, strani, particolari, con identità forte, che forse per questo non esistono più, poco versatili per natura (nell'accezione attuale), rudi, e unici.
Sulla parte del sound giusto per il periodo giusto, è sicuramente vero, ma c'è anche un altro aspetto: alcuni strumenti in contesti diversi rinascono del tutto, come le "student" fender riscoperte dal grunge o dal "rock alternativo". Insomma ce n'è per tutti. Quello che inizio a non sopportare più sono le infinite disquisizioni se sia meglio una Historic o una True Historic e se la smussatura diversa valga il prezzo. La musica è proprio altrove.
Rispondi
di RedRaven [user #20706]
commento del 19/11/2016 ore 20:24:21
Ah offtopic ma non troppo: qualche sera fa ho sentito Don Diego suonare dalle mie parti, non aveva nulla di vintage ma un suono pa-u-ro-so.
Rispondi
di giambibolla [user #5757]
commento del 19/11/2016 ore 23:13:23
quoto: tante belle parole, ma alla fine escono dalla bocca di uno che farebbe suonare bene anche una spaghettiera
Rispondi
di dale [user #2255]
commento del 20/11/2016 ore 08:35:5
Se però tutto si "riduce" a questo, non converrebbe vendere le nostre belle Fender,Gibson, Martin eccetera e spendere tutto invalidi insegnanti per imparare a suonare anche noi così bene?
:-) :-) :-)
Poi ci prendiamo una messicana una Strato vietcong e siamo felici.
Rispondi
di giambibolla [user #5757]
commento del 20/11/2016 ore 08:54:31
dipende: investire in insegnamento è un concetto valido non solo per la musica.
Don Diego è sicuramente attratto come tutti noi dal fascino di uno strumento d'epoca, ma sono convinto che la differenza da lui percepita tra un vero vintage e una riedizione, la più accurata che sia, difficilmente possa essere così grande e significativa, mentre lo è , e ancor di più del 70% citato, se si considera quanto detto nella seconda parte dell'articolo citando valori storici e contestualizzazione con l'epoca: in questo caso la differenza non è quantificabile perchè non si può "riprodurre un'epoca"
L'articolo è bellissimo , perchè pone l'attenzione sul significato intrinseco del vintage, più che su caratteristiche timbrico - strutturali, almeno così l'ho letto io.
Rispondi
di RedRaven [user #20706]
commento del 20/11/2016 ore 10:11:25
Ok ma non intendevo questo, intendevo che aveva strumenti boutique ma non vintage, e aveva un suono eccezionale. Io sono contro la solita solfa del "il suono è nelle mani". Il suono sta negli strumenti, lo stile e l'esecuzione nelle mani. Se ti dò una Esquire e ti dico "fammi highway to hell" hai voglia ad avere il suono nelle mani. Si fa una confusione infinita su questo argomento, sempre, anche perchè spesso chi è bravo ha pure un gran suono, ma non sono assolutamente la stessa cosa.
Rispondi
di Don Diego [user #4093]
commento del 21/11/2016 ore 00:08:01
Il suono è nella testa! Io ho una strumentazione fatta di roba di altissima qualità, ma solo perchè suonando quasi 200 concerti l'anno, devo potermi affidare a degli oggetti! E' un po' come la macchina di marca!!! Sicuramente io sono abbastanza "scafato" per ottenere un buon suono anche da roba da pochi spicci, però non mi ci affiderei totalmente! Mi capita di dover andare a fare concerti arrivando sul posto in aereo e potendomi portare solo la mia chitarra, mi fanno trovare di solito amplificatori "dozzinali", riesco ad avere un suono decente il più delle volte....ma vi assicuro che soffro e non poco, perchè mi manca tutto lo spettro dinamico che il mio fido ampli boutique mi dona. Un altro piccolo "trick" è quello di cercare di capire limiti e pregi di ogni strumento. Per esempio, se mi trovo con in mano una danelectro, ovviamente suonerò quasi esclusivamente il pu al ponte e sul registro medio basso, perchè è una chitarra la cui manifattura privilegia un suono poco corposo e secco, quindi cercarlo, in uno show, sarebbe un grave errore!!!! Quando mi passano per caso una Les Paul (al posto di una fida telecaster) non sto lì ad impazzire cercando il "twang", sarebbe assurdo! Ma mi appoggio sul registro e sulle note che su quel tipo di strumento suonano meglio.....cmq il discorso inizia a diventare lunghissimo! scusate le divagazioni.....
Rispondi
di dale [user #2255]
commento del 21/11/2016 ore 07:45:59
Parlaci del tuo ampli!!!
Rispondi
di Don Diego [user #4093]
commento del 22/11/2016 ore 09:14:09
Eccolo!!!
vai al link
Rispondi
di RedRaven [user #20706]
commento del 21/11/2016 ore 13:21:21
Beh è nella testa per sapere cosa ottenere, poi diventa reale scegliendo e usando strumenti secondo un certo criterio no? Il ragionamento di adeguarsi a quel che c'è per non voler spremere sangue dalle rape ci sta appieno, ma è la conferma implicita che l'affermazione "il suono è nelle mani" è in realtà superficiale, altrimenti saresti qui a spiegarci come esca il twang da una Les Paul. E' questo il succo di quello che vorrei fosse chiaro, suono e stile non sono la stessa cosa.
Rispondi
di Don Diego [user #4093]
commento del 20/11/2016 ore 23:58:46
Così però mi fate arrossire.....
Rispondi
di Don Diego [user #4093]
commento del 20/11/2016 ore 23:59:08
Grazie! ;)
Rispondi
di Guycho [user #2802]
commento del 20/11/2016 ore 09:45:23
Tutto molto sensato, come non essere d'accordo. Purtroppo però, questa smania di "guardare indietro", sta compromettendo la musica stessa.
Rispondi
di Don Diego [user #4093]
commento del 20/11/2016 ore 23:58:21
è sintomo del vuoto attuale.....succede sulle moto, sulle auto, nella moda e nella musica.....io non penso stia compromettendo la musica stessa, perchè alla fine non si fa altro che apprezzare un passato sicuramente più genuino. Certo che quando diventa però ossessione è ridicolo! Ciao!
Rispondi
di Benedetto utente non più registrato
commento del 20/11/2016 ore 10:42:22
si compra vintage per collezionismo non per suonare, spesso chi spende cifre esorbitanti per chitarre anni cinquanta nemmeno le sa suonare ma anche se lo sapesse fare quando va a fare le jam nei locali si diverte con una mex con su i pickup giusti e poi c'è la birra e la fica che rende tutto più gradevole....
Rispondi
di ziobob07 [user #11246]
commento del 20/11/2016 ore 16:11:37
Non ho avuto molte occasioni di provare strumenti vintage, ho provato qualche strato dei primi del 60 e una esquier del 55 e in ogni occasione ho provato un feeling unico; tuttavia ho provato lo stesso feeling su strumenti moderni come le odierne custom shop o chitarre di liuteria, ricreando a mio modesto parere sonorità davvero molto simili. Il suono che sentiamo nei dischi è sempre frutto molteplici aspetti e la chitarra è uno di questi. Non mi sento quindi di legare in maniera imprescindibile una chitarra di una particolare annata a un genere, disco o solo. Un brano western-swing degli anni 50 potrebbe essere suonato tranquillamente ottenendo lo stesso twang e spirito, con una telecaster di altre annate (Campilongo docet). La mano, il gusto e la capacità di costruire e pensare il suono fanno la differenza, e poi certo, abbiamo bisogno della chitarra giusta, ma da sola non basta. Avessi i soldi, una strato del 56/57 sarebbe senz'altro sotto il mio stesso tetto, ma solo per l'assoluto amore che nutro per questi strumenti, non certo per l'unicità del suono che a mio avviso è possibile ricreare. Purtroppo o per fortuna il vintage è diventata una moda, e questi splendidi strumenti hanno assunto una valenza iconica, diventando delle vere e proprie opere d'arte (chi ha il coraggio di andare in giro con una chitarra da 15.000 cocuzze?), permettendone quindi la conservazione, ma alimentando un mercato e un mito che forse il buon Leo non avrebbe voluto, ma in fondo questa è solo una mia supposizione.
Rispondi
di Don Diego [user #4093]
commento del 20/11/2016 ore 23:55:01
Unica precisazione: Campilongo suona e incide con una telecaster del 59 (in linea quindi con lo spirito delle annate della musica western swing, infatti lui ha un drive sulle corde basse che non ho mai trovato in nessuna chitarra di recente costruizione), e poi, come detto nell'articolo, non possiamo prendere ad esempio personaggi che farebbero suonare bene qualsiasi cosa. Lui ha il suono e il controllo dello strumento nelle sue mani....
Rispondi
di Claes [user #29011]
commento del 20/11/2016 ore 20:16:36
Mercato: è colpa di Stradivario & Co. - organi vecchi non-temperati buttati via. È poi colpa delle fabbriche di chitarre elettriche a basso prezzo che, non lo sapendo, hanno creato chitarre senza particolare ambizione che oggigiorno costano €€€$$$£££. Una chitarra magari sottovalutata oggi sarà ambitissima in futuro. LP "lawsuit", Stanzani e Tomassoni e versioni futuristiche Strat.
Rispondi
di dale [user #2255]
commento del 20/11/2016 ore 22:31:02
Io ho riedizioni di modelli anni 50 e 60, non mi sono mai posto il problema della fedeltà all'originale, per me suonano magnificamente e Sono bellissime.
Questo mi basta.

Rispondi
di Don Diego [user #4093]
commento del 20/11/2016 ore 23:56:35
Dale il proprio giudizio è sempre e comunque la ragione finale. Io stesso, pur adorando e apprezzando le svariate sfumature degli strumenti vintage, non ne posseggo e campo sereno.....però, se devo essere sincero, mi piacerebbe avere una paletta variegata di suoni in studio quando registro.
Rispondi
di BBSlow [user #41324]
commento del 21/11/2016 ore 09:57:45
Nel rapporto tra me e la mia chitarra, il vintage lo metto io. ;)

Battute a parte: l'articolo è -come sempre- del tutto condivisibile. Ma siamo sempre lì: uno strumento ha valore (musicalmente, intendo) in quanto consente di creare quel suono che si cerca: se devo fare ultrametal, del twang di una Tele anni '50 non so che farmene. Ed è verissimo quello che sempre Don Diego diceva in un commento: un professionista, uno che "sa" cosa deve suonare e come, e ha padronanza non solo della tecnica esecutiva ma anche degli aspetti tecnici di uno strumento, saprà come sfruttare le caratteristiche costruttive di una chitarra per tirarne fuori il sound adatto, lavorando in un modo piuttosto che in un altro non solo con le mani sulle corde, ma anche sulle manopole e i settaggi.
E poi certi discorsi hanno un senso se uno suona "plug and play", chitarra e ampli, effettistica zero (o poco più). Perché se poi la chitarra originale di Charlie Christian la passi da un rig con millemila aggiustamenti, allora non è uguale se usi una cinese da 100 euro?
Questo per dire, ancora una volta, che la ricerca di uno strumento "vintage" è più da collezionisti che da musicisti: come qualcuno ha già detto sopra, nessuno si porta in tour una chitarra "pezzo unico" da 15.000 euro o più (diamine, perfino il reverendo Gibbons lascia a casa sia la Pearly Gates '59 sia la Jupiter originale, e sicuramente i suoi strumenti sono più "curati" di quelli di quasi tutti noi). E poi, siamo sempre lì: Gibbons (e tutti gli altri) non hanno "un" suono, ne hanno diversi, e dal vivo li riproducono con varianti anche significative; perfino ascoltando B.B. King, uno che certo non era noto per la varietà dei suoni, ci si rende conto che ci sono differenze importanti non solo tra il live e lo studio, ma anche tra due live registrati a pochi mesi di distanza. E allora, comprarsi una chitarra da 20.000 euro per riprodurre il suono di un assolo che ci è rimasto nelle orecchie (e che magari è così perché quando l'hanno registrato nel '53 il microfono era stato messo storto ;) ) forse a un musicista non serve, anche se indubbiamente certe caratteristiche costruttive aiutano. Ma torniamo alla solita domanda: una replica riproduce il 70% delle caratteristiche dell'originale, ma chi ascolta è in grado di percepire la differenza?
Rispondi
di RedRaven [user #20706]
commento del 21/11/2016 ore 13:25:18
Se lo fai per il pubblico: no. Se lo fai per te stesso: si. Non raccontiamoci che lo si fa per le folle in delirio, nel 90% dei casi parliamo di persone che suonano per hobby, ma non per questo dovrebbero accontentarsi di chitarracce.
Rispondi
di BBSlow [user #41324]
commento del 21/11/2016 ore 13:34:31
No, per carità, la chitarraccia certamente no, parliamo comunque di "strumenti", ovvero roba quanto meno dignitosa (il riferimento era a una "reissue" ben fatta). Suonando per hobby, per quanto sia giusto gratificarsi e cercare di ottenere ciò che si vuole: il prezzo di una vintage vale la differenza di "suono" percepibile anche da te?
Rispondi
di RedRaven [user #20706]
commento del 21/11/2016 ore 18:06:24
Per il poco vintage che ho io: si. Anche perchè alcuni strumenti non sono più in produzione, quindi o così o ciccia. E tieni conto che una messicana si svaluta soltanto, una vintage probabilmente salirà di valore, quindi paradossalmente sono soldi meglio spesi, volendo pensare alla pecunia.
Rispondi
di BBSlow [user #41324]
commento del 21/11/2016 ore 18:22:29
Non discuto :)
Rispondi
di Vegetto [user #38434]
commento del 21/11/2016 ore 11:05:51
Piu che altro questi strumenti saranno molto piu fedeli di altri...anche tra 40-50 anni.
Rispondi
di paoloprs [user #10705]
commento del 21/11/2016 ore 19:32:58
Vintage ...
Nel 1968 avevo 17 anni e mi sono comprato una Fender Jaguar usata pagandola
100 mila lire, l'ho venduta per 120 mila e nel 1970 mi son preso una Telecaster strausata
anche quella ( sarà stata del '57 o '58 ?? ) e l'ho venduta per 150 mila lire .... Ahimè ...
La Jaguar era un po' fredda e metallica, ma la Tele la ricordo ancora come uno strumento
magnifico e irriproducibile .
Vostro Paolo
Rispondi
di Claes [user #29011]
commento del 24/11/2016 ore 16:34:30
Tanto vale raccontarmi la mia! Prima chitarra... una Eko semi con una spalla mancante e rossa. In prestito da preti in cambio di servire a messa (!) e suonare all'oratorio. Nessuno parlava l'inglese percui via libera... era l'anno di "Satisfaction", tanto per dire. L'ampli era un Eko grigio probabilmente da 10W o giù di lì. Le chitarre Eko avevano una buona reputazione per Q/P e look stravagante. Certe avevano tutta una serie di bottoni di cui non capivo a cosa servissero! A quei tempi ero aspirante dilettante - Fender era da Rolls-Royce e le Galanti per professionisti nei night-club.
Eko era dappertutto e fa parte della cultura musica italiana avendo strumenti a prezzi abbordabili e quindi, propulsori della musica Beat nascente in Italia. Mi sono da molto fatto la domanda "e se Eko facesse riedizioni di qualità moderna?" Per me, è unicamente una questione di look! Se la star giusta la lancia...
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