Le due Strat che abbiamo messo a confronto sono entrambe made in Japan, tanto simili quando diverse tra loro. La prima, quella di Michele è una custom order del 1991, marchiata st-66, prima
occasione in cui fender, sia essa Japan o USA abbia fatto la reissue dei manico con palissandro curved, con sunburst tipico della metà del 66. Monta pickup Made in USA (e anche il ponte) dell'epoca ed elettronica giapponese. Ha il suo bel palettone e tutte le curve al posto giusto, splendida nel suo sunburst a tre toni.
La seconda, invece fa parte della scuderia meno prestigiosa di Burats e a causa di svariati ritocchi (dovuti al precedente proprietario) ha perso il suo sunburst a favore di un bianco relic, realizzato con non troppa cura. In origine era una replica ’58, lo resta, ovviamente, ma con una colorazione diversa. Monta elettronica giapponese come l’hardware.
Come potrete vedere dal video sono due chitarre simili, ma con caratteristiche diverse. Si rifanno a strumenti di decadi differenti e hanno scelte differenti per quanto riguardano i legni della tastiera, acero la bianca e palissandro la sunburst e per il body, frassino per la ’58 e tiglio per l’altra.
Quella che era nata come una comparativa tra due Stratocaster Japan si è rivelata lo spunto per una riflessione sul suono della chitarra ideata da Leo Fender negli anni ’50. Dopo aver passato più di un’ora a cercare le differenze tra queste due gemelle diverse, ci siamo trovati a constatare quanto la personalità della Strat sia forte, tanto da appianare incredibilmente le differenze tecniche.
Già a partire dal clean, soprattutto con il PU al manico e nelle posizioni due e quattro. Abbiamo notato come l’unico magnete a fare davvero la differenza tra le due è quello al ponte, che offre un output minore nella bianca e un suono leggermente più scarico.
Quando si passa al crunch e alla distorsione la timbrica Strat si fa sentire ancora con più convinzione. Quel sound ricco di medi e pungente emerge tanto dall’una tanto dall’altra. Fa specie notare come tra tutte le sonorità che abbiamo utilizzato, quella che ha evidenziato di più le peculiarità timbriche dei due strumenti sia quella che all’apparenza è più estrema. Il fuzz, infatti, ha sottolineato come la ’58, in generale, abbia un output minore, con però una dose maggiore di bassi, una differenza che su clean e crunch un po’ era sfuggita.
Quindi, se ce ne fosse ancora bisogno, ecco la prova che Leo Fender ha sfornato uno strumento che nonostante le migliaia di varianti riesce sempre a far emergere la sua voce unica. Qui abbiamo due chitarre con delle diversità significative ma che, nonostante alcune sfumature, mostrano la stessa pasta sonora. |