Ultimamente, aiutando un amico nella scelta di una entry level, ho dovuto rivalutare le Pacifica della Yamaha. Non parlo dei fantastici modelli di fascia media usciti negli ultimi anni e di qualità indiscussa bensì dei due modelli base, PAC112J e PAC112V. Che dire, sono esattamente come le ricordavo o forse anche meglio: essenziali, ben rifinite, ben settate; manico fantastico e tasti ben posati e ben lucidati; pickups economici (un po' meglio sulla 112V), elettronica pulita e dal funzionamento impeccabile per quanto di scarsa qualità e hardware anche dignitoso per la sua fascia. Una chitarra sincera e genuina, che specialmente nella piacevolissima finitura natural satinata, non nasconde la filosofia vincente che sta dietro al suo progetto: poche cose ma fatte bene. Un body in quattro pezzi di ontano che, almeno per le mie competenze, pare anche di qualita dignitosa, un manico in acero dalle venature regolari, un palissandro ben nutrito con dei tasti lucidi, ben livellati e sagomati ottimamente sui bordi. Miracoli di una lavorazione industriale dalle tolleranze infinitesimali.
Mi son fermato a riflettere: quanto tempo perdiamo (mi ci metto anche io, anche se sono uscito dalla fase "entry level") in ricerche senza fine per scovare il marchio sconosciuto che offra il legno particolare, la fiammatura così, la tastiera colà, la forma mozzafiato, su chitarre da neanche 200 euro che poi magari sotto il battipenna nascondono un legnaccio poroso con una bella impiallicciatura o si piegano in due dopo 3 mesi? E intanto la Yamaha è lì, immutata da vent'anni o forse più, perfetta nella sua semplicità. Poche cose ma fatte bene. Uno strumento perfetto per iniziare, per studiare e per divertirsi e che, son convinto, non deluderebbe neanche qualcuno un po' più esperto e adeguatamente smaliziato. Uno strumento "consistente", uno dei pochi su cui, nel tempo, si può pensare di fare qualche upgrade (magari con occhio al portafogli) senza star solo buttando via i propri soldi.
A volte siamo bestie strane e irragionevoli noi chitarristi, ci buttiamo alla cieca nella ricerca di qualcosa che non può esistere e nel nostro continuo scervellarci non ci rendiamo conto di avere a portata di mano strumenti più che dignitosi. La Yamaha non sarà la più appariscente, non sarà la più bella o la più accattivante delle chitarre entry level, ma nella sincerità della sua bella finitura natural satinata, nella sua spartana solidità, è una delle migliori strat che io abbia avuto il piacere di incontrare e uno strumento che consiglierei a chiunque volesse spendere i suoi 200 euro per una chitarra entry level essenziale ma di qualità, piuttosto che piantarli nel campo dei miracoli sperando che da un albero scenda un chitarrone a due spicci.
Uno strumento che mi ha colpito anche per la lavorazione di quelle parti dove non batte il sole (foto di repertorio) e dove sarebbe facile nascondere magagne. Chi è abituato a smanettare con strumenti di questa fascia conosce la (dis)attenzione che ripongono normalmente i produttori alla cura dei vani.
Un'ultima nota: alla fine abbiamo dato la nostra preferenza per la 112J perchè a livello, per così dire, "strutturale" è assolutamente alla pari con la 112V, costa una trentina di euro in meno e, soprattutto, ha un bel battipenna in stile classico (con forma propria, non compatibile con i fender) che copre i vani frontali e ben si presta a futuri upgrade di elettronica e pickups, permettendo, in particolare, di adottare una classica configurazione s-s-s previa il cambio del battipenna. |