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CITES: prezzi stabili per le chitarre, ma un altro legno comune è sulla lista
CITES: prezzi stabili per le chitarre, ma un altro legno comune è sulla lista
di [user #17844] - pubblicato il

Il CITES regolamenta lo sfruttamento del palissandro più comune nella liuteria elettrica e acustica, e le ripercussioni si fanno sentire dagli USA. Tutto liscio per l'Europa, mentre Martin subisce ritardi, ma a preoccupare è il possibile inserimento nelle liste protette di un altro legno molto diffuso.
L'inserimento del palissandro comune nelle liste di specie protette secondo la carta del CITES ha preoccupato non solo gli addetti ai lavori, ma anche molti musicisti. Mentre le istituzioni ancora si muovono per fare chiarezza su come e se bisognerà procedere per mettere in regola gli strumenti personali dei privati, distributori e costruttori fanno il punto sul mercato. La Cina, dopo una battuta d'arresto di circa un mese che ha bloccato parte del settore mondiale degli strumenti musicali e già sotto pressione per le norme interne contro l'inquinamento, provvede a mettersi in regola. Dall'altra parte del pianeta, anche gli USA si danno da fare. Martin è il primo costruttore di chitarre acustiche moderne, fa largo uso del palissandro ed è tra i più coinvolti nella vicenda. Eko ne è il distributore italiano, e abbiamo contattato il referente Max Canevaro per cercare di capire cosa comporteranno per l'utente finale le nuove complicazioni legate alle norme appena entrate in vigore.

Si parla della sorte del palissandro indiano, della possibilità che i costruttori vogliano accantonarlo per i costi di gestione troppo alti o che possa un giorno essere considerato come lo è oggi il brasiliano, e si discute dei rallentamenti burocratici necessari a consentire ai legni di superare la dogana. Si accenna anche a soluzioni alternative, ma un campanello d'allarme si accende in quanto un altro legno di vasta diffusione nella liuteria elettrica e acustica sembra essere nel mirino del CITES.

CITES: prezzi stabili per le chitarre, ma un altro legno comune è sulla lista
fasce e fondo della D28 in palissandro indiano

Pietro Paolo Falco: Abbiamo assodato che ogni Paese segue una sua procedura per la certificazione dei legni e abbiamo già affrontato il discorso Cina. Dagli USA, però, arriva la maggior parte degli strumenti di pregio. Come si comporteranno i produttori statunitensi verso l'Italia?
Max Canevaro: Parto dalla situazione più difficile. Dico "difficile", ma in realtà è solo uno slittamento dei tempi finché i fornitori non si adegueranno, finché non sarà più chiara la procedura di richiesta dei documenti.
Prima che il palissandro comune entrasse a far parte delle specie protette, dovevamo fare questo tipo di lavoro per prodotti che facevano uso, per esempio, di palissandro brasiliano. Prendiamo come esempio Martin, che ci riguarda da anni per la questione delle specie protette: ricevevamo un documento dove c'era il permesso per importare lo strumento con qualsiasi tipo di pezzo che lo componesse contenente palissandro brasiliano. Che fossero fasce e fondo, la tastiera o anche una lamina sulla paletta, qualunque strumento contenente palissandro brasiliano doveva essere sottoposto a una commissione, che rilasciava un documento, del quale Martin mandava una copia a Eko che faceva richiesta al Ministero delle Attività Produttive, la cui commissione si riuniva una volta al mese. Una volta accettata la richiesta d'importazione di questo prodotto, ci venivano rilasciati i documenti originali che prontamente consegnavamo allo spedizioniere e, con quelle copie di import-export, partiva lo strumento e così veniva sdoganato.
Ora quello che succede è che la richiesta di questi documenti si estende anche al tipo di legno più comune. Considera che una spedizione richiedeva al fornitore due settimane di tempo per avere i documenti e circa tre settimane o un mese a noi - perché comunque gli organi si sono comportati in modo di far attendere il meno possibile - per avere questi permessi, quindi ritardava di circa un mese e mezzo rispetto a una spedizione comune. Ora, soprattutto con Martin dove gran parte delle chitarre hanno palissandro indiano per la tastiera o per fasce e fondo, tutte avranno bisogno di documenti. Quindi, per ogni container Martin che noi faremo, quel certificato che solitamente loro facevano per una chitarra dovranno farlo per tutti i singoli seriali dei prodotti che contengono palissandro indiano. Questo vuol dire che ci saranno tempi più lunghi. Io credo, ed è una mia opinione, che a seconda del carico di richieste che avranno gli organi e il ministero delle attività produttive, si organizzeranno per snellire i tempi, perché altrimenti ci sarà un ritardo mostruoso nelle spedizioni. È chiaro che, man mano che passa il tempo, diventerà un'abitudine: noi dovremo mandare in commissione tutta la spedizione Martin, dovremo mandare altri container che arrivano dalla Cina, perché anche da lì è lo stesso discorso... ora io non so come si organizzeranno i Cinesi, ma i tempi sono ignoti. Ciò che è certo è che alcuni produttori stanno sostituendo il palissandro con il wenge, che non è soggetto a CITES, mentre altri si stanno organizzando diversamente.
Il container ordinato a Martin a dicembre abbiamo dovuto riempirlo con prodotti che non contenessero palissandro, quindi corde, chitarre della serie X, perché era tutto bloccato finché non fossero state rilasciate ulteriori informazioni in merito alla documentazione richiesta. Altre informazioni più specifiche per ciò che riguarda il distributore si potranno avere dopo il Namm. Nei primi mesi dell'anno ci sarà già più chiarezza.


CITES: prezzi stabili per le chitarre, ma un altro legno comune è sulla lista
una Martin in palissandro brasiliano, oggi ricercatissimo

PPF: Cosa dobbiamo aspettarci invece da aziende che costruiscono o importano autonomamente in Europa?
MC: Per fornitori come Warwick o PRS, con prodotti da noi acquistati già in Europa con tutta la documentazione del caso a monte, fatti in Europa o con materiali importati precedentemente in Europa da un organo esterno, non serviranno permessi. Se il prodotto è in Europa ed è importato regolarmente con i permessi, può circolare liberamente entro il territorio e tempi e costi resteranno quelli di sempre.

PPF: I passaggi extra della documentazione, oltre ai ritardi, potrebbero provocare un aumento dei costi negli strumenti?
MC: Posso dirti che finora non è successo, il fornitore ha sempre assorbito i costi del caso.

PPF: E se, ammortizzando di tasca propria, un giorno il costruttore decidesse che non gli conviene più produrre strumenti in palissandro?
MC: Credo sia un legno troppo tradizionale e per questo troppo importante per essere messo in secondo piano. Se si pensa di sostituirlo con altri legni, al momento mi vengono in mente solo legni più pregiati che hanno sostituito il brasiliano. Di sicuro si andrà alla ricerca di un legno che possa sostituire il palissandro indiano, ma è talmente radicato nel mercato degli strumenti, sia elettrici sia acustici, che io penso sia difficile che possa essere sostituito a breve, quantomeno sui prodotti tipici, sui best seller riconosciuti da tutti: se facessi una D28 con un legno che non è palissandro per fasce e fondo, sarebbe deleterio secondo me. Per il mio punto di vista personale, s'intende.
Però posso dirti che ci sono altri legni che verranno inclusi tra le specie in via d'estinzione, come il mogano. Il mogano è un legno che tutti vedono comune: quello con cui viene fatto la D18 che viene utilizzato davvero dappertutto, ma adesso tocca a lui, capiterà per forza di cose. Il mercato della fornitura dei mobili sta massacrando questo legno, e quindi sarà il prossimo. Stanno già cercando da anni di sostituire il mogano utilizzando legni come il ciliegio, ma non è lo stesso.


CITES: prezzi stabili per le chitarre, ma un altro legno comune è sulla lista
il fondo in mogano di una Martin D18. Questo legno potrebbe essere il prossimo a entrare nelle liste CITES

PPF: Già vedo migliaia di chitarristi che pianificano di fare incetta di chitarre in mogano e palissandro indiano prima che siano introvabili e ricercatissime...
MC: Ti dirò, parlo per Martin: il palissandro brasiliano è un legno che comunque ha fatto parte in modo regolare fino agli anni '70 di chitarre che già all'epoca erano ricercatissime da tutti gli artisti. Oggigiorno, strumenti con palissandro indiano ce ne sono a bizzeffe, per cui la corsa all'acquisto di uno strumento con palissandro indiano che comunque puoi trovare ovunque ti giri, da una Ibanez RG, a una Cort a una Eko a una PRS SE, Framus, Peavey eccetera... sono talmente tanti gli strumenti che lo usano, è tanto comune che una corsa per svuotare tutti i negozi che ci sono in Italia la vedo proprio numericamente impossibile!
Certo è che, per esempio, secondo me ci sarà la corsa all'acquisto delle D28 fino al 2004, perché dopo quell'anno è stato cambiato il legno della tastiera e del ponte. È sempre ebano, ma di tipo tigerstripe, che è un surrogato dell'ebano classico. Prima del 2004 erano di ebano vero e proprio, ovviamente con palissandro indiano per fasce e fondo. Questo è interessante, perché si può pensare "compro una D28 del 2003 e ho tastiera e ponte in ebano con palissandro indiano. Non si sa cosa succederà in futuro, ma intanto mi tengo un oggetto che un giorno potrebbe essere molto più ricercato di una D28 di adesso". C'è sempre la ricerca della caratteristica che può in un futuro avere un plus rispetto alla tradizione attuale. È chiaro che io non so dirti cosa succederà con il palissandro indiano d'ora in avanti, ma posso dirti che secondo il mio punto di vista su molti strumenti potrebbe esse sostituito dal wenge, che è un legno comunque oleoso, duro e molto prestante, che ha un appeal molto simile... ma questo dipenderà molto dal fornitore, se vuole cambiare effettivamente un prodotto molto tradizionale. Io una PRS con tastiera in wenge faccio difficoltà a immaginarla in questo momento, lo stesso si dica per Music Man o Ibanez.
Piuttosto, credo ci sarà una corsa dei fornitori allo stoccaggio, o a guardarsi bene dallo sprecare le riserve di legno che hanno già. È chiaro che tutto il legno che i fornitori hanno già, che siano magazzini precedente a questa cosa, è comunque soggetto al CITES.


PPF: Il Namm è alle porte. Possiamo aspettarci qualche informazione più chiara subito dopo?
MC: Mi aspetto di ricevere informazioni più precise rispetto ai tempi e al reperimento dei documenti, perché è chiaro che continueremo a ricevere regolarmente strumenti, ma bisogna vedere con quali tempi. Se prima questo voleva dire aspettare un mese e mezzo un container, forse adesso ce ne metteremo due. Bisogna vedere come il fornitore si organizza in questi termini, e soprattutto quanto il Ministero delle Attività Produttive e la commissione CITES siano sveglie nel farci i documenti d'importazione, altrimenti succederà che ci saranno spedizioni ferme dai fornitori che finché non avranno i nostri documenti non possono spedire, ci saranno container bloccati in dogana in attesa di documenti, con un intasamento dei posti, e quello è un problema.
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Link utili
Nuove certificazioni CITES per il palissandro
Il palissandro Cinese e il CITES
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di screamyoudaddy [user #37308]
commento del 14/01/2017 ore 10:46:40
Io ho una Martin D1 presa mi pare nel 2000.
Qualcuno sa di che legno è fatta? Mi sa che mi dovrò adeguare... ==
Rispondi
di tormaks [user #26740]
commento del 14/01/2017 ore 11:15:37
Quello che mi sfugge e' questa preoccupazione per l'uscita di scena di essenze a rischio estinzione.
Ben venga se si tratta di tutelare l'ambiente.
E poi nel 2017 sarebbe ora di usare qualcosa di più tecnologico ed anche funzionale alla natura ed alla musica. Se poi significa nn poter più acquistare oggetti di legno raro, accontentiamoci dell'usato che c'è in giro e mi pare ce ne sia per i prossimi 200 anni......tempo utile per far ricrescere foreste etc etc.
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di Deadwing utente non più registrato
commento del 14/01/2017 ore 12:19:5
non sarà un modo per tirare su i prezzi della materia prima?
vai al link
Rispondi
di Denis Buratto [user #16167]
commento del 14/01/2017 ore 13:58:23
no dai i video complottisti anche sulle chitarre no! :-S
Rispondi
di Deadwing utente non più registrato
commento del 14/01/2017 ore 14:32:25
Il tizio in questione é abbastanza sui generis,ma nel suo lavoro sa quello di cui parla. Non voglio entrare nel merito di tutto quello che dice,d'altronde parla per 40 minuti,
quindi mi fermerei al discorso sui prezzi: possibile che ne 2014 il prezzo del palissandro indiano fosse cosi basso e qualche anno dopo sia diventata una specie a rischio?

P.s. la questione da me sollevata non era una semplice domanda retorica, per cui mi aspettavo di meglio rispetto allo sfottó: "gomblotto"
Rispondi
di Denis Buratto [user #16167]
commento del 14/01/2017 ore 14:36:47
Perdonami, non era uno sfottò, ma hai risposto sotto un intero articolo in cui viene spiegato da un addetto ai lavori che il costo dovuto alla messa in categoria protetta del palissandro verrà assorbito dalle case costruttrici, che cosa volevi di meglio? :-D

PS: ho guardato più di metà del video il mio commento sul gomblotto era riferito al video, non a te.
Rispondi
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di Deadwing utente non più registrato
commento del 14/01/2017 ore 14:47:25
dicono che lo hanno sempre fatto, ma per una ragione o l'altra mi viene difficile crederci.
sarà colpa del lavoro che faccio, ma da che mondo è mondo, se sale il costo della materia prima è seriamente difficile (a voler essere proprio di manica larga) che il prezzo del prodotto finale resti invariato..poi sarò io scettico.
in ogni caso;
1) non ho in programma di acquistare strumenti nel prossimo futuro (strano ma vero)
2) ormai i vari produttori posso produrre ottimi strumenti in ciliegio, acero & co.
sono in una botte di ferro:D
Rispondi
di zabu [user #2321]
commento del 14/01/2017 ore 18:55:46
Secondo me se i produttori di strumenti musicali voglio continuare ad offrire prodotti fatti con legni "classici" e' ora che investano pesantemente nei paesi di origine, favorendo la creazione di piantagioni dove coltivare le essenze ormai rare. Non e' impossibile e Taylor ci sta lavorando da anni con ottimi risultati. E' chiaro d'altra parte che ormai sarà difficile (direi impossibile) trovare copie orientali di acustiche tutte in palissandro massello a 800-1000 Euro, come avvenuto fino ad oggi. Un incremento di prezzo degli strumenti americani di fascia medio/alta mi pare inevitabile, ma le manifatture dovranno fare attenzione perché altrimenti rischiano comunque di perdere una fetta di mercato. Cerco di spiegarmi. Se voglio, per dire una D28, voglio probabilmente uno strumento classico, fatto con certo legni. Se non e' più sostenibile (sia in termini di prezzo che di disponibilità) acquisterò sicuramente un altro strumento fatto con legni alternativi/sostenibili, ma non e' detto per questo che mi rivolgerò a Martin.
Rispondi
di LuigiFalconio85 [user #42411]
commento del 14/01/2017 ore 18:57:16
Sarà che sono anche un falegname/carpentiere edile (tra le tante cose) ma solo a me viene in mente di costruire una manico in abete? :D
Rispondi
di zabu [user #2321]
commento del 14/01/2017 ore 19:03:00
Mi pare che qualche volta si utilizzi per i manici delle chitarre classiche. Credo che pero' in generale sia considerato un legno un po' troppo morbido per utilizzarlo su acustiche con corde di metallo o elettriche.
Rispondi
di warburg [user #43590]
commento del 14/01/2017 ore 19:39:10
Però c'è sempre il Canada eh! :))))
Oppure legni più "sostenibili", che magari porteranno a qualche innovazione nel modo di costruire le chitarre, chissà...
Rispondi
di mehari [user #25169]
commento del 14/01/2017 ore 19:57:31
Ma lo sapete quanto palissandro entra in uno yacht di lusso o in una casa di un riccone ?
Rispondi
di MM [user #34535]
commento del 14/01/2017 ore 20:04:05
Ecco, questo è il concetto.
Se fosse solo per gli strumenti musicali non si sarebbe arrivati a questo.
Il probelma è che diventa difficile dire: nelle case dei ricchi no, nelle chitarre sì.
Quindi ne vanno di mezzo tutti.
Rispondi
di mehari [user #25169]
commento del 14/01/2017 ore 21:17:52
ovviamente noi guardiamo "il nostro"... ma il concetto è globale.
è un po' assurdo preoccuparsi della possibilità di avere uno strumento coi legni "classici" da doman i in poi... e fregarsene del resto, cambiando lo smatphone ogni 6 mesi o tenere sempre il condizionatore acceso al minimo caldo...
Rispondi
di zabu [user #2321]
commento del 14/01/2017 ore 21:18:20
E mettiamoci pure: chissà quante D45 entrano in casa dello stesso riccone... ;) A parte gli scherzi, il discorso e' complicato. Io sono personalmente combattuto tra il pensare che e' una cosa buona per l'ambiente se si prendono provvedimenti di questo genere e la rabbia per il fatto che non si sia intervenuti prima che fosse troppo tardi.
Rispondi
di mehari [user #25169]
commento del 14/01/2017 ore 21:27:17
mah... io credo che molta responsabilità sia delle società che si sono occupate dello sfruttamento dei legni e dei relativi governi locali che le hanno favorite... dopo un po' vogliono chiudere i rubinetti, un po' per preservare quel che rimane, un po' per alzare i prezzi
Rispondi
di zabu [user #2321]
commento del 14/01/2017 ore 21:39:13
C'è probabilmente molto di vero in quanto dici. Purtroppo in queste cose ci sono sempre delle forti zone d'ombra, anche quando le decisioni sembrano andare nella direzione giusta della tutela dell'ambiente.
Rispondi
di bettow [user #30179]
commento del 14/01/2017 ore 21:54:07
Ben venga qualsiasi iniziativa a favore dell'ambiente; per fare una buona chitarra si possono usare anche legni comuni, visto che quelli "pregiati" vengono usati prevalentemente per ragioni estetiche. Ne guadagna la natura e il portafoglio! :)
Rispondi
di telecrok [user #37231]
commento del 16/01/2017 ore 16:11:3
"Ben venga qualsiasi iniziativa a favore dell'ambiente; per fare una buona chitarra si possono usare anche legni comuni, visto che quelli "pregiati" vengono usati prevalentemente per ragioni estetiche. Ne guadagna la natura e il portafoglio! :)"

Non è così purtroppo, per il discorso ambientale che è un pochino più complesso, sono ovviamente d'accordo anche se servirà a poco ed il palissandro che è in foresta sarà comunque abbattuto, a chi lo venderanno, perché lo venderanno statene certi, non lo so, ma se non si ferma la deforestazione per aumentare le superfici agricole e a pascolo del Brasile ed amazzoniche in generale non ci si può far nulla e no pensate che il bulldozer aggiri la pianta.
Il problema no è la salvaguardia dell'albero di palissandro che si é anch'esso un'obbiettivo, ma fermare la deforestazione che provoca impoverimento e conseguente desertificazione del terreno con disastri ambientali epocali, il Rio delle Amazzoni nella stagione delle pioggie ha sempre invaso le foreste, da quando no ci sono più gli alberi a proteggere la coltre del sottobosco e rallentare il corso impetuoso delle piene si sta creando un'intero continente destinato a diventare sabbia.
I terreni coltivabili da sempre vocati a questo scopo ne stanno facendo le spese, una politica becera ed espansionistica per creare grandi aree da coltivare e da adibire a pascolo intrapreso dalle grandi multinazionali del cibo e delle sementi, quali la Monsanto per esempio, molte di padronato europeo e statunitense (quasi nessuna brasiliana) sta creando i presupposti per un olocausto ambientale, questo in Brasile e in tutto il bacino amazzonico, non è il palissandro in se il vero problema.
Sono oramai un paio di decenni che deforestano in modo intensivo ed indiscriminato per creare pascolo per grandi allevamenti per bovini da carne e ovini, grandi estensioni da adibire alla coltivazione della soia, tutte produzioni aliene al suolo amazzonico che si impoverisce dopo la prima semina e si desertifica, senza contare l'enorme e distruttiva coltivazione della canna da zucchero per produrre alcool per autotrazione, il suolo amazzonico non consente grandi superfici a seminate, ha un suo equilibrio che dipende dagli alberi e dalle alluvioni, non può rimanere esposto ai raggi solari, non accetta concimi e correttori di acidità o basicità, è un limo rosso, ferroso e con pochissime sostanze nutritive.
Nei piani di questi squali cosa volete che sia qualche albero di palissandro, allora le si prova tutte, si vieta, si cerca di sensibilizzare il mercato verso un problema marginale e ingigantendolo, che volete che vi dica, speriamo serva, ma ci credo poco.
Probabilmente gli alberi superstiti, almeno quelli censiti, sono già stati venduti e come qualcuno ha ventilato, faranno sfoggio in qualche cucina di un'appartamento ad AbuDabi o di fronte a Central Park.
Pensiamo al disastro ambientale che stanno perpetrando, faranno seguito migrazioni di genti che dalle foreste avranno solo malaria e fame, il fiume stesso in molti punti non è più pescabile, da qui disagio sociale, instabilità politica ed il resto lo conoscete.
L'Europa ed il mondo "civile" che ha insegnato agli indigeni che quell'albero è fonte di denaro, cibo e benessere, adesso fa la maestra e vieta.
Ma chi se ne frega delle chitarre, le facciano in gesso, non dico di carta perché anche l'industria della carta fa disastri tremendi.
Noi che qualche spicciolo lo abbiamo decidiamo cosa fare se volete, adottiamo tutti una condotta "consapevole", a me sta bene, ma funzionerà?
Ci vuol altro per fermarli credetemi.
Scusate il pessimismo e la solita filippica.
Rispondi
di GTi [user #3728]
commento del 19/01/2017 ore 10:28:49
Non ho approfondito particolarmente il discorso, tuttavia esistono centinaia di pseudomogani africani molto, molto simili alle specie "Swietenia" (che identificano i veri mogani, ovvero i mogani americani). Primo tra tutti il Khaya ma anche il Sapele ed il Sipo. Sono tutti legni che poco hanno da invidiare ai veri mogani e che mi lasciano assolutamente tranquillo per il futuro dei nostri amati strumenti. Se non potremo più usare mogano dell'Honduras (ma non lo usa più nessuno, in ogni caso) i nostri strumenti non cambieranno di una virgola.

Anche il palissandro non è così insostituibile. La famiglia dei "Dalbergia" (i palissandri veri e propri) è ampia, ma ci sono tantissimi altri legni bellissimi, un po' diversi dai palissandri, ma che possono benissimo sostituirlo (Wengè, Pau Ferro...). Se non potremo più usare palissandri, i nostri strumenti saranno leggermente diversi ma non perderanno un micron della qualità a cui siamo abituati.

Nostalgici a parte, direi che non c'è nulla di cui preoccuparsi.
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