CITES: prezzi stabili per le chitarre, ma un altro legno comune è sulla lista
di Pietro Paolo Falco [user #17844] - pubblicato il 14 gennaio 2017 ore 07:30
Il CITES regolamenta lo sfruttamento del palissandro più comune nella liuteria elettrica e acustica, e le ripercussioni si fanno sentire dagli USA. Tutto liscio per l'Europa, mentre Martin subisce ritardi, ma a preoccupare è il possibile inserimento nelle liste protette di un altro legno molto diffuso.
L'inserimento del palissandro comune nelle liste di specie protette secondo la carta del CITES ha preoccupato non solo gli addetti ai lavori, ma anche molti musicisti. Mentre le istituzioni ancora si muovono per fare chiarezza su come e se bisognerà procedere per mettere in regola gli strumenti personali dei privati, distributori e costruttori fanno il punto sul mercato. La Cina, dopo una battuta d'arresto di circa un mese che ha bloccato parte del settore mondiale degli strumenti musicali e già sotto pressione per le norme interne contro l'inquinamento, provvede a mettersi in regola. Dall'altra parte del pianeta, anche gli USA si danno da fare. Martin è il primo costruttore di chitarre acustiche moderne, fa largo uso del palissandro ed è tra i più coinvolti nella vicenda. Eko ne è il distributore italiano, e abbiamo contattato il referente Max Canevaro per cercare di capire cosa comporteranno per l'utente finale le nuove complicazioni legate alle norme appena entrate in vigore.
Si parla della sorte del palissandro indiano, della possibilità che i costruttori vogliano accantonarlo per i costi di gestione troppo alti o che possa un giorno essere considerato come lo è oggi il brasiliano, e si discute dei rallentamenti burocratici necessari a consentire ai legni di superare la dogana. Si accenna anche a soluzioni alternative, ma un campanello d'allarme si accende in quanto un altro legno di vasta diffusione nella liuteria elettrica e acustica sembra essere nel mirino del CITES.
fasce e fondo della D28 in palissandro indiano
Pietro Paolo Falco: Abbiamo assodato che ogni Paese segue una sua procedura per la certificazione dei legni e abbiamo già affrontato il discorso Cina. Dagli USA, però, arriva la maggior parte degli strumenti di pregio. Come si comporteranno i produttori statunitensi verso l'Italia? Max Canevaro:Parto dalla situazione più difficile. Dico "difficile", ma in realtà è solo uno slittamento dei tempi finché i fornitori non si adegueranno, finché non sarà più chiara la procedura di richiesta dei documenti.
Prima che il palissandro comune entrasse a far parte delle specie protette, dovevamo fare questo tipo di lavoro per prodotti che facevano uso, per esempio, di palissandro brasiliano. Prendiamo come esempio Martin, che ci riguarda da anni per la questione delle specie protette: ricevevamo un documento dove c'era il permesso per importare lo strumento con qualsiasi tipo di pezzo che lo componesse contenente palissandro brasiliano. Che fossero fasce e fondo, la tastiera o anche una lamina sulla paletta, qualunque strumento contenente palissandro brasiliano doveva essere sottoposto a una commissione, che rilasciava un documento, del quale Martin mandava una copia a Eko che faceva richiesta al Ministero delle Attività Produttive, la cui commissione si riuniva una volta al mese. Una volta accettata la richiesta d'importazione di questo prodotto, ci venivano rilasciati i documenti originali che prontamente consegnavamo allo spedizioniere e, con quelle copie di import-export, partiva lo strumento e così veniva sdoganato.
Ora quello che succede è che la richiesta di questi documenti si estende anche al tipo di legno più comune. Considera che una spedizione richiedeva al fornitore due settimane di tempo per avere i documenti e circa tre settimane o un mese a noi - perché comunque gli organi si sono comportati in modo di far attendere il meno possibile - per avere questi permessi, quindi ritardava di circa un mese e mezzo rispetto a una spedizione comune. Ora, soprattutto con Martin dove gran parte delle chitarre hanno palissandro indiano per la tastiera o per fasce e fondo, tutte avranno bisogno di documenti. Quindi, per ogni container Martin che noi faremo, quel certificato che solitamente loro facevano per una chitarra dovranno farlo per tutti i singoli seriali dei prodotti che contengono palissandro indiano. Questo vuol dire che ci saranno tempi più lunghi. Io credo, ed è una mia opinione, che a seconda del carico di richieste che avranno gli organi e il ministero delle attività produttive, si organizzeranno per snellire i tempi, perché altrimenti ci sarà un ritardo mostruoso nelle spedizioni. È chiaro che, man mano che passa il tempo, diventerà un'abitudine: noi dovremo mandare in commissione tutta la spedizione Martin, dovremo mandare altri container che arrivano dalla Cina, perché anche da lì è lo stesso discorso... ora io non so come si organizzeranno i Cinesi, ma i tempi sono ignoti. Ciò che è certo è che alcuni produttori stanno sostituendo il palissandro con il wenge, che non è soggetto a CITES, mentre altri si stanno organizzando diversamente.
Il container ordinato a Martin a dicembre abbiamo dovuto riempirlo con prodotti che non contenessero palissandro, quindi corde, chitarre della serie X, perché era tutto bloccato finché non fossero state rilasciate ulteriori informazioni in merito alla documentazione richiesta. Altre informazioni più specifiche per ciò che riguarda il distributore si potranno avere dopo il Namm. Nei primi mesi dell'anno ci sarà già più chiarezza.
una Martin in palissandro brasiliano, oggi ricercatissimo
PPF: Cosa dobbiamo aspettarci invece da aziende che costruiscono o importano autonomamente in Europa? MC:Per fornitori come Warwick o PRS, con prodotti da noi acquistati già in Europa con tutta la documentazione del caso a monte, fatti in Europa o con materiali importati precedentemente in Europa da un organo esterno, non serviranno permessi. Se il prodotto è in Europa ed è importato regolarmente con i permessi, può circolare liberamente entro il territorio e tempi e costi resteranno quelli di sempre.
PPF: I passaggi extra della documentazione, oltre ai ritardi, potrebbero provocare un aumento dei costi negli strumenti? MC: Posso dirti che finora non è successo, il fornitore ha sempre assorbito i costi del caso.
PPF: E se, ammortizzando di tasca propria, un giorno il costruttore decidesse che non gli conviene più produrre strumenti in palissandro? MC:Credo sia un legno troppo tradizionale e per questo troppo importante per essere messo in secondo piano. Se si pensa di sostituirlo con altri legni, al momento mi vengono in mente solo legni più pregiati che hanno sostituito il brasiliano. Di sicuro si andrà alla ricerca di un legno che possa sostituire il palissandro indiano, ma è talmente radicato nel mercato degli strumenti, sia elettrici sia acustici, che io penso sia difficile che possa essere sostituito a breve, quantomeno sui prodotti tipici, sui best seller riconosciuti da tutti: se facessi una D28 con un legno che non è palissandro per fasce e fondo, sarebbe deleterio secondo me. Per il mio punto di vista personale, s'intende.
Però posso dirti che ci sono altri legni che verranno inclusi tra le specie in via d'estinzione, come il mogano. Il mogano è un legno che tutti vedono comune: quello con cui viene fatto la D18 che viene utilizzato davvero dappertutto, ma adesso tocca a lui, capiterà per forza di cose. Il mercato della fornitura dei mobili sta massacrando questo legno, e quindi sarà il prossimo. Stanno già cercando da anni di sostituire il mogano utilizzando legni come il ciliegio, ma non è lo stesso.
il fondo in mogano di una Martin D18. Questo legno potrebbe essere il prossimo a entrare nelle liste CITES
PPF: Già vedo migliaia di chitarristi che pianificano di fare incetta di chitarre in mogano e palissandro indiano prima che siano introvabili e ricercatissime... MC: Ti dirò, parlo per Martin: il palissandro brasiliano è un legno che comunque ha fatto parte in modo regolare fino agli anni '70 di chitarre che già all'epoca erano ricercatissime da tutti gli artisti. Oggigiorno, strumenti con palissandro indiano ce ne sono a bizzeffe, per cui la corsa all'acquisto di uno strumento con palissandro indiano che comunque puoi trovare ovunque ti giri, da una Ibanez RG, a una Cort a una Eko a una PRS SE, Framus, Peavey eccetera... sono talmente tanti gli strumenti che lo usano, è tanto comune che una corsa per svuotare tutti i negozi che ci sono in Italia la vedo proprio numericamente impossibile!
Certo è che, per esempio, secondo me ci sarà la corsa all'acquisto delle D28 fino al 2004, perché dopo quell'anno è stato cambiato il legno della tastiera e del ponte. È sempre ebano, ma di tipo tigerstripe, che è un surrogato dell'ebano classico. Prima del 2004 erano di ebano vero e proprio, ovviamente con palissandro indiano per fasce e fondo. Questo è interessante, perché si può pensare "compro una D28 del 2003 e ho tastiera e ponte in ebano con palissandro indiano. Non si sa cosa succederà in futuro, ma intanto mi tengo un oggetto che un giorno potrebbe essere molto più ricercato di una D28 di adesso". C'è sempre la ricerca della caratteristica che può in un futuro avere un plus rispetto alla tradizione attuale. È chiaro che io non so dirti cosa succederà con il palissandro indiano d'ora in avanti, ma posso dirti che secondo il mio punto di vista su molti strumenti potrebbe esse sostituito dal wenge, che è un legno comunque oleoso, duro e molto prestante, che ha un appeal molto simile... ma questo dipenderà molto dal fornitore, se vuole cambiare effettivamente un prodotto molto tradizionale. Io una PRS con tastiera in wenge faccio difficoltà a immaginarla in questo momento, lo stesso si dica per Music Man o Ibanez.
Piuttosto, credo ci sarà una corsa dei fornitori allo stoccaggio, o a guardarsi bene dallo sprecare le riserve di legno che hanno già. È chiaro che tutto il legno che i fornitori hanno già, che siano magazzini precedente a questa cosa, è comunque soggetto al CITES.
PPF: Il Namm è alle porte. Possiamo aspettarci qualche informazione più chiara subito dopo? MC: Mi aspetto di ricevere informazioni più precise rispetto ai tempi e al reperimento dei documenti, perché è chiaro che continueremo a ricevere regolarmente strumenti, ma bisogna vedere con quali tempi. Se prima questo voleva dire aspettare un mese e mezzo un container, forse adesso ce ne metteremo due. Bisogna vedere come il fornitore si organizza in questi termini, e soprattutto quanto il Ministero delle Attività Produttive e la commissione CITES siano sveglie nel farci i documenti d'importazione, altrimenti succederà che ci saranno spedizioni ferme dai fornitori che finché non avranno i nostri documenti non possono spedire, ci saranno container bloccati in dogana in attesa di documenti, con un intasamento dei posti, e quello è un problema.